Antonio Moresco contro lo Strega
Escluso dalla cinquina, lo scrittore dice che il più importante premio letterario italiano è "baci, abbracci e pugnalate alle spalle"
Il 15 giugno sono stati annunciati i romanzi finalisti al Premio Strega 2016, la cosiddetta “cinquina”, e oggi su Repubblica lo scrittore Antonio Moresco, il cui L’addio era stato precedentemente incluso nella “dozzina”, ha criticato la modalità di selezione del premio. In particolare Moresco dice di essere rimasto impressionato per il «fatto di non essere stato neppure ritenuto degno di entrare nella cinquina degli attuali finalisti» e nota che tutti i finalisti abitano a Roma. Le critiche al Premio Strega non sono una novità: da anni il premio viene criticato per le modalità di selezione dei libri in gara e per il peso delle case editrici maggiori nell’influenzare gli Amici della domenica, cioè i 400 giurati che sceglieranno il vincitore. La particolarità della critica di Moresco è il suo essere strettamente legata alla sua esperienza personale di «rifiutato».
Baci, abbracci e pugnalate alle spalle, cabaret che si muovevano a stento nella ressa, file di calici, scrittori e scrittrici in fibrillazione, omaggi insinceri, uomini potenti nella piccola cerchia dell’editoria, dei media e dell’accademia, novantenni con il bastone che vantavano la loro longevità di uomini e di giurati, ragazze e signore in abiti da sera, astrologhe… Nelle stanze e nelle terrazze sovraffollate della Fondazione Bellonci, in un situazione di estraneità, ho assistito al consumarsi di un antico rito, quello della votazione per eleggere la cinquina dei finalisti dello Strega, dalla quale è stato escluso il mio ultimo romanzo intitolato “L’addio”, che – se può valere qualcosa l’opinione dell’autore – a me pare il più ardimentoso dei miei romanzi brevi. Qualcuno in rete, nelle settimane scorse, mi aveva così definito: «Un alieno al Premio Strega» Per come sono andate le cose, aveva visto giusto.