Che cos’è il Bloomsday
Il 16 giugno è il giorno in cui si svolgono le vicende raccontate nell'"Ulisse" di James Joyce: a Dublino e in molte altre città si organizzano spettacoli e letture pubbliche
Oggi, 16 giugno, si celebra il Bloomsday: il giorno in cui ricordare lo scrittore irlandese James Joyce e la sua opera più famosa, l’Ulisse. Nel libro si raccontano le vicende che capitano al protagonista, Leopold Bloom – da cui il nome della giornata – nell’arco di sole ventiquattr’ore, quelle del 16 giugno 1904. In quel particolare giorno Joyce aveva conosciuto Nora Barnacle, che sarebbe diventata sua moglie. Ogni anno il Bloomsday viene festeggiato a Dublino – città in cui Joyce nacque e in cui è ambientato l’Ulisse – con letture pubbliche e spettacoli. Molte persone si vestono con costumi d’inizio Novecento e ripercorrono i percorsi di Bloom attraverso le vie della città. Al James Joyce Centre vengono rappresentate diverse scene del libro, e nei pub della città si serve la «colazione alla Bloom»: salsicce, pudding e pancetta.
L’opera di Joyce viene celebrata anche in molte altre città del mondo: in Italia la festa più importante è a Trieste, dove Joyce visse per molti anni e che chiamò «la mia seconda patria». Ogni anno ci sono conferenze e spettacoli pubblici dedicati a uno degli episodi del libro: nel 2016 è stato scelto l’undicesimo, quello dedicato alle sirene, che nel libro di Joyce sono due giovani bariste.
L’Ulisse fu pubblicato in volume a Parigi il 2 febbraio del 1922 presso la casa editrice di Sylvia Beach (la fondatrice della famosa libreria Shakespeare & Co.): prima alcune parti erano uscite sulla rivista letteraria americana The Little Review, dedicata all’arte e alla letteratura sperimentale internazionale. Alcuni episodi furono accusati di oscenità, e il libro fu bandito nel Regno Unito fino agli anni Trenta (e in Irlanda fino al 1966). Lo stesso capitò negli Stati Uniti dal 1921 fino al 1933, quando un giudice stabilì che l’opera non era oscena né pornografica.
Ulisse racconta il girovagare di Leopold Bloom per Dublino il 16 giugno 1904, i suoi incontri e le vicende che gli capitano. Il libro è composto da diciotto capitoli: ciascuno è scritto con una tecnica diversa e tratta un tema differente, stabilendo dei parallelismi nelle vicende e nei personaggi con un canto dell’Odissea. Nei titoli dei capitoli questi riferimenti non sono esplicitati: le corrispondenze furono tracciate da Joyce in due schemi destinati agli amici Carlo Linati e Stuart Gilbert per far loro meglio comprendere il romanzo. La prosa usata da Joyce è molto innovativa e sperimentale: ci sono giochi di parole, parodie, allusioni, e la trama a prima vista appare caotica e destrutturata. Joyce disse di aver «inserito nella trama così tanti enigmi e puzzle che avrebbero tenuto gli studiosi impegnati per secoli a discutere su quello che volevo dire». Il libro è famoso poi per la tecnica dello stream of consciousness o “flusso di coscienza”, utilizzata magistralmente da Joyce: i pensieri non vengono organizzati in modo chiaro e secondo le regole grammaticali, ma sono sconnessi, sgrammaticati, si interrompono improvvisamente o originano altri pensieri.