Da dove arrivano le paillettes
Le associamo a musicisti rock e serate in discoteca, ma c'erano già nell'Antico Egitto, nella Francia del Re Sole, e negli anni Trenta, quando si scioglievano alle feste
Nelle vetrine dei negozi e nelle passerelle delle sfilate rispuntano di tanto in tanto le paillettes, com’è successo per esempio all’ultima sfilata di Gucci. Di solito vengono associate allo stile degli anni Settanta, in particolare agli abiti da discoteca e a quelli indossati da molti musicisti (tra cui Michael Jackson, qui sotto in Rock with you, del 1979) ma la loro storia è molto più antica: vestiti con piccoli oggetti luccicanti ricamati sopra erano diffusi sin dall’antichità. Un’alternativa più preziosa alle paillettes sono i cristalli: i più famosi sono quelli del marchio austriaco Swarovski, diventati molto popolari anche in Asia e in Medio Oriente per decorare gli abiti tradizionali e da cerimonia.
Monete sui vestiti
In inglese le paillettes (o lustrini) sono chiamate “sequin” una parola che deriva da “zecchino”, un tipo di moneta usato a Venezia a partire dalla seconda metà del XVI secolo. Infatti fin dal XIII secolo le persone più ricche cucivano le monete sui propri abiti, inizialmente per non perderle e tenerle più vicine a sé. Nel XVII secolo non c’era più bisogno di cucirsi le monete addosso per tenerle al sicuro, ma si era diffusa l’abitudine di decorare gli abiti con piccoli dischi metallici: gli antenati delle moderne paillettes, come mostrano alcuni abiti antichi conservati al Victoria and Albert Museum di Londra.
Giacca da donna con paillettes argentate realizzata tra il 1630 e il 1640 (© Victoria and Albert Museum, Londra)
L’invenzione degli strass
Un’alternativa alle paillettes sono gli strass. Furono inventati nella prima metà del XVIII secolo da Georges Frédéric Strass, gioielliere del re di Francia Luigi XV: sono cristalli che contengono un’alta percentuale di ossido di piombo, oltre il 50 per cento, e per questo riflettono molto la luce. Con l’aggiunta di ossidi di altri metalli assumono diversi colori e assomigliano alle pietre preziose. Vennero utilizzati da subito sia per la bigiotteria che per decorare gli abiti.
Bottoni decorati con strass risalenti al 1785 circa (Metropolitan Museum, New York)
La tomba di Tutankhamon e la moda degli anni Venti
Nel 1922 a Luxor, nel sud dell’Egitto, fu scoperta la tomba del faraone Tutankhamon, l’unico luogo di sepoltura di un sovrano egizio rimasto sigillato fino all’arrivo degli archeologi, e considerata per questo una delle più importanti scoperte archeologiche del XX secolo. Tra gli oggetti trovati nella tomba c’erano anche alcuni abiti del faraone decorati con dischi metallici. Per questo negli anni Venti le paillettes divennero molto di moda, soprattutto sui costumi delle ballerine e sugli abiti da sera. All’epoca le paillettes erano ancora metalliche (oggi sono di plastica) e per questo gli abiti su cui erano cucite pesavano di più rispetto alle loro rivisitazioni contemporanee.
Le sorelle Rowe in abiti di paillettes nel maggio del 1928 (Sasha/Getty Images)
Le paillettes di gelatina
Negli anni Trenta fu inventato un modo per realizzare dischi di gelatina (la stessa con cui si fanno le caramelle gommose) e produrre paillettes più leggere. La gelatina però si scioglie facilmente se entra in contatto con fonti di calore, come per esempio le mani: per questo dopo le feste le ragazze si ritrovavano con le paillettes sciolte nei punti in cui i ragazzi le avevano toccate per ballare. Si cercarono così nuovi modi per rendere le paillettes leggere ma meno delicate. L’imprenditore Herbert Lieberman (della società Algy Trimmings Co.) collaborò con la Kodak per realizzarne di pellicole di acetilcellulosa: queste paillettes erano più brillanti ma anche molto fragili. Nel 1941 fu inventato il polietilene tereftalato, conosciuto con la sigla PET e oggi normalmente impiegato per le bottiglie di plastica. Nel ’52 fu registrato come Mylar, e la Algy cominciò a usarlo per proteggere le paillettes di acetilcellulosa e far sì che potessero entrare in lavatrice senza problemi. Questa tecnica fu poi sostituita dall’uso del vinile, ancora più robusto e meno costoso, anche se non altrettanto brillante.
Paillettes di gelatina prodotte in Francia prima della Seconda guerra mondiale, in vendita su Etsy (Narceine/Etsy)
Le paillettes nelle discoteche
Insieme alle strobosfere, alle scarpe con la zeppa e ai pantaloni a zampa, le paillettes erano un elemento immancabile dello stile da discoteca degli anni Settanta. Dalle discoteche passarono ad altri campi della moda, tra cui la tv e il mondo dello spettacolo, mentre il numero di marzo 1974 dell’edizione americana di Vogue pubblicò un servizio fotografico con la modella Bianca Jagger che indossava un abito di paillettes dorate in un teatro dell’opera. Già negli anni Sessanta però le paillettes erano tornate di moda, probabilmente grazie alle innovazioni tecnologiche che le avevano rese più resistenti; tra gli stilisti che le usavano abitualmente c’è Mary Quant, considerata l’inventrice della minigonna.
Il gruppo di ballerine inglese Pan’s People il 29 gennaio 1974 (Keystone Features/Hulton Archive/Getty Images)
Il glam rock
Allo stile e quindi alle paillettes delle discoteche si ispirarono anche musicisti pop come Michael Jackson o glam rock come David Bowie e Alice Cooper. Da allora sono utilizzate abitualmente per i costumi dei concerti.
Alice Cooper nel 1979 (Keystone/Getty Images)