Le sfilate maschili stanno scomparendo
Sempre più case di moda presenteranno le collezioni uomo e donna insieme: quali sono i vantaggi e le conseguenze secondo gli esperti
Ad aprile Gucci ha annunciato che dal 2017 presenterà in un’unica sfilata la collezione maschile e quella femminile, anziché in due eventi distinti come accade solitamente; lo stesso farà Burberry a partire dal prossimo settembre. Bottega Veneta lo farà per la sfilata della stagione primavera-estate 2017 come celebrazione del suo cinquantesimo anniversario, e non è detto che poi torni a separare i due eventi. Le sfilate unificate permettono alle case di moda di risparmiare e ai buyer che si occupano di abbigliamento per entrambi i sessi di vedere tutte le collezioni nello stesso momento.
Anche Tommy Hilfiger sta pensando di unificare le sfilate in futuro, e molte aziende hanno deciso di non organizzare quelle alla settimana della moda maschile di Milano, che si terrà dal 17 al 21 giugno 2016: Brioni, Cavalli, Costume National e Ermanno Scervino, a cui si aggiungono Zegna e Calvin Klein perché hanno appena cambiato stilista e non proporranno una collezione per questa ragione. Alla settimana della moda di Parigi non ci saranno sfilate di Berluti e Saint Laurent.
La rivista di moda Business of Fashion (BoF) ha intervistato un gruppo di addetti ai lavori della moda per capire cosa cambierà con le sfilate unificate e cosa comporta la tendenza di molte aziende di disertare gli eventi della moda maschile. Tra questi c’è Vanessa Friedman, direttrice della sezione moda del New York Times, convinta che le settimane della moda maschile che più risentiranno dell’unificazione sono quelle più recenti: quella di Londra, nata nel 2012, e quella di New York, che esiste dal 2015. Ne avrà invece un vantaggio Pitti Uomo, la fiera dedicata al “pronto moda maschile”, ovvero ai capi da uomo più rapidamente pronti per il mercato, che si svolge a Firenze prima delle settimane della moda di Milano. (La prossima edizione sarà dal 14 al 17 giugno).
Secondo Steven Kolb, presidente e amministratore delegato del Council of Fashion Designers of America, ci sono molti marchi che si occupano esclusivamente di moda maschile (lo stesso vale per alcuni buyer) e alcuni eventi specializzati rimarranno importanti. Quello che probabilmente succederà è che le collezioni saranno sempre più svincolate dal concetto di “stagione”: ci saranno sfilate maschili con alcune modelle, sfilate femminili con alcuni modelli, sfilate tradizionali e sfilate unificate, e abiti da primavera-estate presentati insieme a abiti da autunno-inverno. Non si parlerà più di stagioni, di mini-collezioni e collezioni cruise, ma genericamente di “collezione 1”, “collezione 2”, eccetera, come farà per esempio la casa di moda americana Public School.
Per Justin O’Shea, stilista di Brioni, mostrare insieme le collezioni maschili e femminili – e prima ancore pensarle come un tutt’uno – può favorire l’emergere di idee creative nuove, dato che storicamente la moda femminile è più fantasiosa di quella maschile e cambia più in fretta. Se tutte le sfilate dovessero concentrarsi in un’unica settimana per ogni città però c’è il rischio che il calendario diventi troppo affollato. Secondo Suzy Menkes, international fashion editor di Vogue, succederà semplicemente che le settimane della moda maschili perderanno un po’ dell’attenzione che hanno ricevuto negli ultimi anni e torneranno a essere eventi meno seguiti; questo potrebbe favorire i marchi esclusivamente maschili come Zegna, che non dovranno più condividere le settimane della moda con le aziende più grandi come Gucci.