La storia di Philippe Petit, il funambolo che traversò le Torri Gemelle
Compì la sua impresa nel 1974, camminando su un filo sospeso a 400 metri di altezza
il 7 agosto 1974 il funambolo francese Philippe Petit compì la sua impresa più famosa e spettacolare: passò da una torre all’altra del World Trade Center di New York (quelle distrutte negli attacchi dell’11 settembre 2001) camminando su un cavo sospeso a più di 400 metri di altezza. Su quell’impresa in seguito Petit scrisse un libro (Toccare le nuvole), da cui nel 2008 fu tratto un documentario (Man on Wire) che vinse moltissimi premi, tra cui un Oscar. Nel 2015, poi, il regista Robert Zemeckis (quello di Ritorno al futuro e Forrest Gump) ha girato il film The Walk, che racconta la storia di Petit – interpretato da Joseph Gordon-Levitt – e della traversata delle Torri Gemelle.
Chi è Philippe Petit
Philippe Petit è nato in una famiglia piccolo borghese di Nemours, una cittadina a sud di Parigi, il 13 agosto del 1949. Fin dall’età di sei anni iniziò a imparare trucchi di magia e prestidigitazione, e poco più tardi anche a fare il giocoliere. Presto iniziò a esibirsi per le strade, davanti ai turisti. Nel frattempo, praticava anche attività come la pittura, la scultura, la scherma, il teatro e l’equitazione. A sedici anni scoprì la sua passione per il funambolismo, e prese ad addestrarsi da autodidatta: «Nel giro di un anno – ha raccontato – ho imparato a fare tutte le cose che si potevano fare su un filo». Queste attività non erano ben viste dal sistema scolastico: Petit fu cacciato da cinque scuole prima di compiere diciott’anni, anche perché derubava gli insegnanti, giocava a carte o si rifiutava di sostenere gli esami. Decise di girare il mondo e sopravvivere come artista di strada e commettendo piccoli furti («fuggivo dalla polizia col monociclo» e «spesso restituivo la refurtiva: mi interessava rubare per la bellezza di farlo»). Il suo interesse principale, però, rimase sempre il funambolismo: «essere un funambolo non è un mestiere, è un modo di vivere, ha raccontato una volta in un’intervista a Le Figaro. «Una traversata sul filo è una metafora della vita: c’è un inizio, una fine, un progresso, e se si fa un passo di lato, si muore. Il funambolo avvicina le cose destinate a restare lontane, è la sua dimensione mistica».
Petit progettava le sue imprese di funambolo come degli eventi senza nessuna autorizzazione (e per questo fu arrestato oltre cinquecento volte), nessuna pubblicità o rivendicazione artistica, nè prima nè dopo la loro realizzazione. La sua prima performance, che lo fece conoscere al mondo, fu a Parigi nel 1971: Petit tese una corda tra i due campanili della cattedrale di Notre Dame, e camminò tra le torri mentre dal basso lo osservavano stupite centinaia di persone. Una volta sceso, la polizia lo arrestò. Due anni dopo, nel 1973, fu la volta dei piloni dell’Harbor Bridge di Sydney, in Australia.
La traversata delle Twin Towers
L’impresa che lo rese definitivamente celebre, però, fu quella compiuta camminando su una fune tesa tra le Twin Towers di New York. Petit aveva iniziato a pensarci a diciassette anni: nella sala d’attesa di un dentista, aveva visto su una rivista il progetto di costruzione delle torri. Alla fine del 1973, Petit si recò a New York e iniziò a preparare l’impresa in ogni dettaglio, come faceva ogni volta: ciascuna traversata era infatti preceduta da uno speciale allenamento e da diversi sopralluoghi, e per ognuna veniva studiato un cavo che tenesse conto di altitudine, venti e pendenza. Per le Torri Gemelle, in particolare, Petit ha raccontato di aver progettato tutto di persona, compresa l’attrezzatura di cui aveva bisogno. Affittò anche un elicottero per scattare fotografie aeree delle Torri e ne costruì un modello in scala.
Mentre le torri si trovavano ancora in fase di costruzione, Petit iniziò, con l’aiuto dei suoi collaboratori, a trasportare in cima tutta l’attrezzatura tecnica: riuscì a farlo ottenendo dei permessi di accesso e ingannando la sicurezza con falsi documenti e travestimenti (i suoi collaboratori si spacciarono per degli elettricisti, e Petit per un giornalista di una rivista d’architettura che doveva intervistare gli operai).
Alle 7.15 del mattino del 7 agosto 1974 Petit salì sul tetto di una delle torri, a 400 metri d’altezza, e fece avanti e indietro per otto volte sul cavo di acciaio lungo più di 60 metri, vestito di nero e con un’asta per tenersi in equilibrio: camminò, si sdraiò sul filo, si inginocchiò e salutò gli spettatori-osservatori che nel frattempo avevano preso a osservarlo e applaudirlo. La polizia, che era accorsa nel frattempo, gli ordinò di fermarsi, e quando decise di farlo fu arrestato. Agli agenti che lo arrestavano, Petit disse:«quando vedo tre arance, faccio il giocoliere, quando vedo due torri, ho voglia di passare da una all’altra».
Visto il successo dell’impresa – che nel frattempo aveva ottenuto grande copertura mediatica – il procuratore distrettuale di New York fece cadere tutte le accuse formali a suo carico: lo condannò soltanto ad esibirsi per i bambini a Central Park.
Negli anni successivi Petit ha compiuto altre performances, tra cui la traversata del Lincoln Center, sempre a New York, in occasione della riapertura della Torre Eiffel dopo un restauro, nel 1986, oppure l’ascesa fino al secondo piano della Torre Eiffel su una fune tesa in diagonale, nel 1988.