Essere Shia LaBeouf

Sabato ha compiuto trent'anni: è un bravo attore ma anche un tipo proprio strano, forse un matto o forse un genio

di Gabriele Gargantini

LaBeouf durante #allmymovies
LaBeouf durante #allmymovies

Shia LaBeouf è un attore statunitense e da oggi ha 30 anni. Recita da quando era bambino e i suoi primi importanti ruoli furono nei primi anni Duemila. Ha avuto una parte in Charlie’s Angels – Più che mai, è stato Louis nel telefilm Disney Even Stevens, ha recitato in Io, Robot, in Constantine e, nel 2006, in Guida per riconoscere i tuoi santi (un film drammatico e impegnato), in Il più bel gioco della mia vita (su un giocatore di golf) e in Bobby (che racconta da 22 punti di vista l’assassinio di Robert Kennedy). Nel 2007 è stato il protagonista di Disturbia, una specie di La finestra sul cortile contemporaneo, e ha recitato in tre Transformers. Ha avuto anche una parte in Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, in Wall Street – Il denaro non dorme mai e Fury – il film di guerra con Brad Pitt. Ha poi recitato nei due Nymphomaniac, i controversi film erotici di Lars von Trier. Poi, oltre a recitare, LaBeouf ha fatto un sacco di altre cose, una più strana dell’altra.

Matto o genio
Per avere 30 anni, LaBeouf ne ha fatti di film, ed è considerato un ottimo attore, capace di alternare film drammatici a grandi blockbuster d’azione. Oltre che per i suoi film – e forse pure di più – ha però fatto parlare di sé perché negli ultimi anni è stato protagonista di una bizzarria dopo l’altra. Per alcuni è un mezzo matto che non ha retto a fama e successo, per altri è un mezzo genio che è stato capace di essere originale, creativo, atipico e artistico. Insomma, se non è un matto è un genio: il fatto è che ancora non lo si è capito. La colpa – o il merito – è di Nastja Säde Rönkkö e Luke Turner, due artisti – finlandese lei e britannico lui – con cui LaBeouf iniziò a collaborare per performance di vario tipo. Ci arriviamo, ma prima un po’ di cose per capire il personaggio.
fotoRönkkö, Turner e LaBeouf

Due tipi molto strani
LaBeouf è nato a Los Angeles l’11 giugno 1986. La madre ha origini ebraiche e il padre ha antenati francesi. Divorziarono quando lui era ancora ragazzo e dovette quindi andare a vivere con la madre, una ballerina poi diventata disegnatrice di gioielli. Il padre era invece un reduce del Vietnam: aveva problemi psicologici e di dipendenza da alcol e droghe e pare che finché visse con suo figlio lo portava con lui agli incontri degli Alcolisti Anonimi. Una volte LaBeouf raccontò che il padre gli puntò una pistola alla testa e che in generale gli capitava di “abusare psicologicamente” del figlio. In un’altra occasione LaBeouf disse, parlando dei genitori, che erano due hippie, «due tipo molti strani» che però gli volevano bene.
GettyImages-2200185LaBeouf nel 2003 (Frederick M. Brown/Getty Images)

Il bambino in La signora del West
LaBeouf ha raccontato che da ragazzo gli capitava di vestirsi da clown insieme ai genitori e di andare a vendere hot dog nel parco vicino a casa. Ha detto di aver iniziato a recitare giovanissimo, dopo aver visto in tv che un suo amico aveva ottenuto una parte in La signora del West. Lo disse ai genitori e i tre si misero a cercare un agente sulle pagine gialle. Lo chiamarono, organizzarono un provino e LaBeouf ottenne il suo primo contratto. Da adolescente studiò recitazione alla Hamilton Academy of Music di Los Angeles e frequentò un liceo, anche se per via del lavoro studiò soprattuto da solo, in giro per i set. IMDb scrive che fu accettato dall’università di Yale, una delle più prestigiose degli Stati Uniti, ma che decise di non andarci. Ah, il suo nome si pronuncia “Shy-uh La-Buff”. Intervistato da David Letterman disse che Shia significava «prega Dio» in ebraico e che LaBeouf significava “carne di manzo” in francese. Quindi: «prega Dio per la carne di manzo».

Fjögur píanó
Nel giugno 2012 venne pubblicato un videoclip per la canzone Fjögur píanó dei Sigur Rós, un gruppo post-rock islandese che canta in una lingua inventata, fatta per lo più di suoni senza senso. Nel video c’è LaBeouf, che tra le altre cose balla nudo con la modella Denna Thomsen.

Howard Cantour.com
Nel 2013 LaBeouf diresse Howard Cantour.com, un cortometraggio. Poco dopo si scoprì che era in parte un plagio di Justin M. Damiano, una graphic novel del 2007. LaBeouf rispose con una serie di tweet – tanti tweet – in cui si scusava con l’autore della graphic novel, e fece anche altre cose, per esempio far scrivere delle scuse nel cielo di Los Angeles. Uno dei messaggi di scuse di LaBeouf era però molto simile a un messaggio scritto anni prima da un utente di Yahoo Answers, in una conversazione in cui si parlava di plagio. Il fatto è che LaBeouf non si sentiva davvero in colpa, era sarcastico: esagerava apposta perché non si riteneva colpevole di nulla. Faceva quindi apposta a plagiare scuse sul plagio per un caso di plagio di cui non si riteneva colpevole. Parlando del suo account Twitter LaBeouf disse che era una «performance artistica meta-modernista».

Non sono più famoso
Il 20 gennaio 2014, soprattutto in risposta alle critiche per il plagio di Howard Cantour.com, LaBeouf scrisse su Twitter: «Come conseguenza dei recenti attacchi alla mia integrità artistica ho deciso di ritirarmi dalla vita pubblica». Da allora, per alcuni giorni, scrisse su Twitter una sola frase, più volte: «I’m not famous anymore». Quella frase LaBeouf la scrisse anche su uno di quei sacchetti in cui si mette il pane, e lo indossò al Festival del cinema di Berlino, alla presentazione di Nymphomaniac.
'Nymphomaniac Volume I (long version)' Premiere - 64th Berlinale International Film FestivalLaBeouf nel 2014 (Clemens Bilan/Getty Images)

Come Cantona
Poco dopo, in una conferenza stampa per Nymphomaniac, LaBeouf arrivò, si sedette – «vestito come uno che vive in un camper in Nebraska: orribili pantaloni marroni, felpa col cappuccio, giacca da portuale e cappellino con visiera molto sporco» – e quando gli fecero la prima domanda disse «quando i gabbiani seguono il peschereccio è perché pensano che verranno gettate in mare delle sardine», si alzò e se ne andò. Come fece il calciatore francese Eric Cantona, con riferimento all’eccessivo interesse dei giornalisti nei suoi confronti.

«Mi dispiace»
Tornato da Berlino LaBeouf fu protagonista di #IAMSORRY, una performance artistica di sei giorni organizzata a Los Angeles. LaBeouf passò gran parte di quelle giornate seduto in una stanza, con indosso uno smoking e con in testa il sacchetto di Berlino. I visitatori potevano entrare uno a uno, scegliendo di portare con sé uno degli oggetti che erano disponibili all’ingresso (un giocattolo dei Transformers, la frusta di indiana Jones, una bottiglia di Jack Daniels, un ukulele, una boccia piena di tweet cattivi scritti a LaBeouf).

«Toccami l’anima»
Nel dicembre 2015 LaBeouf è andato in una specie di call-center allestito in una galleria d’arte britannica e rispondeva alle chiamate fatte a un numero precedentemente comunicato. LaBeouf ha risposto a quel telefono per quattro giorni, dalle 11 alle 18. Tra le altre cose, LaBeouf diceva:«Riesci a toccarmi l’anima?». Anche qui si tratta di una performance organizzata con Rökkö e Turner.

24 ore in ascensore
A febbraio LaBeouf ha passato 24 ore in un ascensore di Oxford, in Inghilterra, insieme a Turner e Rönkkö. Chi voleva poteva andare in quell’ascensore e mettersi a parlare con loro. Il progetto si chiamava #ELEVATE e c’era pure una diretta streaming. Qui sotto c’è la registrazione della prima parte. Dura 10 ore.

«DO IT»
Nel maggio 2015 fu pubblicato un video di circa mezz’ora, realizzato in collaborazione con gli studenti del corso di arte della Central Saint Martins di Londra. A più di 150 studenti era stato chiesto di preparare un testo di non più di 100 parole e della durata di non più di 30 secondi. Ne furono selezionati alcuni e LaBoeuf li lesse. È diventato particolarmente famoso quello in cui recita un discorso di incoraggiamento molto intenso di circa un minuto: comincia con un “DO IT”, urlato verso la videocamera e va avanti così: «Alcune persone sognano di avere successo. Tu invece ti sveglierai e LAVORERAI SODO PER OTTENERLO. NIENTE È IMPOSSIBILE».

Tutti i suoi film, e lui che li guardò
Nel 2015 LaBeouf si è seduto in un cinema per guardare tutti i suoi film, uno dopo l’altro, per tre giorni, in ordine cronologico inverso (dal più recente al meno recente). La performance, anche qui c’entrano Turner e Rönkkö, fu organizzata all’Angelica Film Center di New York e poteva partecipare anche il pubblico. A differenza del pubblico LaBeouf aveva però una videocamera puntata su di lui in ogni momento, e anche in quel caso le immagini furono trasmesse in streaming, con l’hashtag #allmymovies. Anche questo video dura 10 ore.

Risse e arresti
LaBoeuf è stato più volte arrestato, di solito per risse e ubriachezza. Fu arrestato nel 2007 a Chicago, fu al centro di una rissa in un locale di Los Angeles nel 2011, e pochi mesi dopo in un’altra rissa, pare iniziata perché qualcuno lo accusò di essere il motivo per cui Transformers – La vendetta del caduto era un brutto film. Nel 2014 fu arrestato mentre assisteva a Cabaret a Broadway, sembra perché si mise a fumare una sigaretta durante il primo atto. Qualcuno disse che prima dello spettacolo l’aveva visto mentre correva con la maglietta strappata dietro un barbone. È stato arrestato – e come al solito rilasciato poco dopo – anche nell’ottobre 2015, a Austin, in Texas. Qui LaBeouf ha spiegato l’arresto a Broadway. Se capite l’inglese, ne vale la pena. Questo dura pochi minuti, mica 10 ore.

Dov’è ora Shia LaBeouf?
Da qualche parte negli Stati Uniti, insieme a Rönkkö e Turner, facendo autostop. O meglio, sono costantemente localizzabili grazie a un GPS e chiunque lo voglia può – fino al 23 giugno, andare a prenderli, parlarci, portargli cose o portarli da tutt’altra parte. Il progetto si chiama #takemeanywhere e vi farà venire una gran voglia di essere vicino alla costa est degli Stati Uniti e di avere una macchina con tre posti liberi.
shia-la-beouf