L’importanza di Elizabeth Warren
È una delle più popolari figure della sinistra americana: ieri ha incontrato Clinton, alimentando l'ipotesi che possa fare la candidata vicepresidente (spostando un po' le cose)
Venerdì mattina Hillary Clinton ed Elizabeth Warren, due delle donne più famose e influenti nella politica americana, si sono incontrate per circa un’ora. Dopo l’incontro non ci sono stati commenti, ma in molti ritengono che le due abbiano parlato della possibilità di un “ticket”, cioè di candidare Warren alla vice-presidenza di Clinton, che questa settimana è ufficialmente diventata la candidata democratica alle presidenziali del prossimo novembre. Pochi giorni fa Warren ha ufficialmente appoggiato la candidatura di Clinton, così come hanno fatto il presidente Barack Obama, e il vicepresidente Joe Biden. Mentre l’endorsement di Obama e Biden erano scontati, il sostegno di Warren e la sua ipotetica candidatura potrebbero cambiare un po’ di cose nella campagna elettorale: Warren è molto di sinistra, è molto attiva in particolare sui temi finanziari e da tempo promuove la necessità di regolare in maniera più severa le grandi banche di Wall Street. Un po’ il contrario di Clinton, che invece ha la fama di essere molto vicina a quegli ambienti e da tempo.
Il Washington Post scrive che il rapporto tra Clinton e Warren non è mai stato particolarmente stretto. Quando Clinton si candidò alle primarie del partito, ricevette l’appoggio di quasi tutte le senatrici democratiche. Warren fu una delle poche a non farlo. Clinton è ritenuta una candidata moderata, ma la sua familiarità con la politica di Washington – viene spesso definita il candidato più preparato di sempre alla presidenza – e la sua vicinanza all’establishment, anche finanziario, l’hanno resa oggetto di critiche di noti politici democratici come la stessa Warren e il suo avversario alle primarie, Bernie Sanders.
La candidatura di Warren potrebbe rispettare i due criteri – spesso in opposizione fra loro – con cui i candidati presidenti scelgono i loro vice: rafforzare un certo messaggio e mettere una pezza su una debolezza del candidato. Warren potrebbe fare entrambe le cose: “puntellare” Clinton da sinistra e rendere ancora più marcata la presenza delle donne alla Casa Bianca. Giovedì, Clinton aveva detto che ritiene Warren «qualificata» per fare il vice-presidente. Il sito di news Vox definisce Warren la quarta democratica più popolare degli Stati Uniti (dopo il presidente, il vice-presidente e la stessa Clinton). Secondo il sito, la scelta di Clinton sarebbe quasi obbligata, anche perché il partito democratico al momento non offre molti altri possibili candidati di qualità.
Elizabeth Warren ha 65 anni ed è una senatrice, eletta per la prima volta nel 2012 in Massachusetts. È divorziata e risposata, ma ha tenuto il cognome del suo primo marito, col quale ha avuto due figli (il suo cognome da nubile è Herring). Warren è un personaggio noto e popolare nella politica americana, nonostante ne faccia parte da pochi anni: appartiene all’ala cosiddetta liberal del Partito Democratico, la più di sinistra. In passato è stata una rispettata docente universitaria ad Harvard, nota per avere opinioni forti sul potere delle società finanziarie di Wall Street e sulle diseguaglianze economiche negli Stati Uniti. Nel 2010, quando era ancora una docente universitaria, Barack Obama la scelse come supervisore e sua consigliera nella creazione di una nuova agenzia governativa a difesa dei consumatori nei loro rapporti con banche e istituti finanziari. Warren è finita più volte nella lista di Time sulle persone più influenti del mondo ed in passato è stata indicata come potenziale giudice della Corte Suprema. La popolarità sua e delle sue idee – i suoi libri entrano regolarmente nelle classifiche della saggistica – le ha permesso di ottenere la fama di nemica delle società di Wall Street; e ha avuto sicuramente un ruolo anche il suo stile molto determinato, mostrato in decine di interviste e comizi.
Uno dei video di Elizabeth Warren più visti su YouTube mostra un pezzo di un suo efficace discorso di campagna elettorale, durante il quale dice che nessuno negli Stati Uniti raggiunge il successo da solo; che se lo fa parte del merito è delle infrastrutture e del sistema che tutti contribuiscono a tenere in piedi; e che quindi è responsabilità di chi ha successo pagare un po’ di più per la collettività. Idee molto diverse da quelle dei Repubblicani, che cercano di ridurre in tutti i modi il ruolo dello Stato nella vita dei cittadini, e che nessun leader Democratico esprime con la stessa eloquenza.
Ciclicamente, Warren era stata proposta come possibile candidata alle primarie dei democratici, in rappresentanza dell’ala sinistra del partito. Warren ha sempre smentito di essere interessata e alla fine la sinistra dei democratici ha appoggiato Sanders. Il Washington Post scrive che il ruolo del vicepresidente durante una campagna elettorale è di solito quello di andare all’attacco degli avversari, in modo da permettere al candidato presidente di occuparsi di temi più “positivi”. Warren sembra particolarmente tagliata per questo ruolo, visto che in passato ha più volte e duramente criticato Trump, ha litigato con lui su Twitter e lo ha accusato di aver sfruttato la crisi economica per fare soldi. I suoi attacchi su Twitter, in particolare, sono stati così efficaci che non solo Trump le ha risposto sul social network, ma ha anche iniziato a nominarla durante i comizi, contribuendo così a legittimarla come suo avversario.
You feel so much for people with college debt, @realDonaldTrump, that you raked in millions scamming students with Trump University?
— Elizabeth Warren (@ewarren) May 11, 2016
L’incontro di venerdì comunque non è stato necessariamente un “colloquio” per un lavoro da vicepresidente, scrive ancora il Washington Post. Potrebbe essere semplicemente un modo con cui Clinton cerca di rassicurare l’ala sinistra del partito sul fatto che ha ancora a cuore le loro istanze, nonostante la sconfitta di Sanders. Clinton potrebbe decidere per un vicepresidente più moderato, o addirittura di tendenze repubblicane, in modo da aprirsi ai voti di tutti gli elettori tradizionalmente di destra che non sono convinti da Trump. Sarebbero voti difficili da prendere, se invece il vicepresidente candidato fosse una figura così apertamente di sinistra come Warren.