Tutti i numeri delle elezioni, spiegati
Chi ha vinto in più comuni? Chi è andato meglio rispetto al 2011? E rispetto al 2013?
I principali analisti e commentatori politici hanno scritto quasi tutti che le elezioni amministrative di domenica sono difficili da interpretare (anche se questo non significa che non sia già possibile fare un parziale bilancio di quello che è accaduto). A due giorni dal voto, però, sono arrivati i numeri definitivi su com’è andata e sono state pubblicate le prime analisi statistiche di quello che è accaduto: e se ne può trarre qualcosa in più.
Chi ha vinto dove?
Numericamente il PD si conferma la forza politica più forte e radicata, riuscendo a vincere al primo turno in più di 800 comuni sui 1.342 andati al voto. Questo dato è confermato anche esaminando solo i comuni con più di 15 mila abitanti: 21 sono già stati assegnati al primo turno, di cui 11 vinti al PD (tra cui tre capoluoghi di provincia: Rimini, Salerno e Cagliari). Il PD è presente anche in 83 dei 111 ballottaggi, in 47 dei quali è uscito dal primo turno in vantaggio sul secondo classificato.
Il centrodestra (che comprende Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia e NCD) si conferma la principale forza alternativa al PD al livello locale. È presente in 54 ballottaggi su 111 (era in testa al primo turno in 25 casi) e al primo turno ha già conquistato sei comuni (tra cui anche un capoluogo di provincia, Cosenza). Il Movimento 5 Stelle sembra invece avere ancora grosse difficoltà a replicare su scala locale i suoi successi a livello nazionale. Al primo turno non ha vinto in nessun grande comune (ha vinto solo in quattro comuni sotto i 15 mila abitanti), è presente al ballottaggio soltanto in 19 comuni, solo in 6 di questi casi al primo turno era in testa. Tra questi però c’è Roma, cioè il più importante.
Per ora la rappresentazione grafica più efficace del voto l'ho trovata su @sole24ore @profdalimonte pic.twitter.com/x5dNAIvsRX
— stefano menichini (@smenichini) June 7, 2016
Le grandi città
Questo turno di amministrative era molto importante perché sono andate al voto tutte le principali città italiane, i cui risultati non sempre sono in linea con quello che è accaduto nel resto del paese. Forza Italia, per esempio, è andata molto male quasi ovunque ma a Milano ha ottenuto il 20 per cento, il doppio della Lega e quattro punti in più di quanto aveva ottenuto in città alle scorse elezioni europee. Anche il caso di Salerno è interessante: qui il candidato del centrosinistra ha vinto al primo turno con oltre il 70 per cento dei voti, il risultato più alto tra tutti i capoluoghi (c’entra l’influenza di Vincenzo De Luca, popolarissimo ex sindaco). A Roma il Movimento 5 Stelle ha ottenuto un ottimo risultato, come previsto, mentre il PD è riuscito a recuperare rispetto all’inizio della campagna elettorale, anche se sembra che non abbia possibilità di vittoria al ballottaggio.
Uno dei casi più interessanti, però, sembra Torino, su cui il CISE – il centro studi elettorali dell’università LUISS – ha prodotto un’analisi dei flussi dei voti. Nel 2011 l’attuale sindaco Piero Fassino ottenne al primo turno 255.242 voti, il 56,7 per cento. Secondo il CISE, domenica scorsa Fassino è stato votato soltanto dal 42 per cento dei suoi elettori del 2011 (e ha ottenuto 160.023 voti, il 41,8 per cento). Il 32 per cento di loro è passato alla candidata del Movimento 5 Stelle, Chiara Appendino, che domenica ha ottenuto il secondo posto con percentuali leggermente superiori alle aspettative. Un altro 14 per cento degli elettori originali di Fassino ha preferito astenersi. Fassino ha recuperato parte dei voti dal centrodestra, raccogliendo il 26 per cento di voti che erano andati al suo avversario nel 2011. Come ha riassunto il professor Roberto D’Alimonte, direttore del CISE: «Fassino ha “sfondato” al centro, ma ha perso di più verso il M5S. Cosa ci sia dietro questo fenomeno è cosa da approfondire».
I risultati dei partiti
Cercare di capire quanti voti hanno preso i partiti in generale è sempre complicato alle amministrative, dove spesso ai simboli tradizionali si affiancano anche numerose liste civiche (in particolare, queste sono elezioni in cui i partiti tradizionali hanno puntato moltissimo sulle liste senza simboli di partito). L’Istituto Cattaneo ha provato comunque a fare questo conteggio, prendendo in considerazioni i voti di 19 comuni capoluogo di provincia (gli altri sei hanno terminato lo spoglio troppo tardi per essere inseriti nell’analisi) e aggregando le liste sulla base dell’area di appartenenza: ne è venuto fuori un conteggio nazionale dei voti di “centrosinistra”, che ha ottenuto il 34,3 per cento, “centrodestra” col 29,5 per cento e Movimento 5 Stelle col 21,4 per cento.
Seguendo questo conteggio, il centrosinistra ha recuperato un punto percentuale rispetto alle politiche del 2013, il centrodestra ne ha recuperati quattro e il Movimento 5 Stelle ne ha persi quattro. Le elezioni più facili da paragonare sono le amministrative del 2011, anche se lo stesso Istituto ammette che sono un po’ troppo lontane nel tempo e appartengono a una stagione politica molto differente. Rispetto a cinque anni fa, sia il centrosinistra che il centrodestra hanno perso sette punti, mentre il Movimento 5 Stelle, che all’epoca si era per la prima volta presentato alla elezioni nella forma che conosciamo oggi, ne ha guadagnati 15.
grafico: Istituto Cattaneo