L’uomo che salva le case automobilistiche
L'imprenditore franco-brasiliano Carlos Ghosn ha già rimesso in piedi Renault e Nissan: ora vuole fare lo stesso con Mitsubishi
Lo scorso maggio Nissan, la sesta casa automobilistica più grande del mondo, ha annunciato di voler comprare il 34 per cento delle azioni della casa giapponese Mitsubishi con un’offerta da 2,2 miliardi di dollari. Mitsubishi, che è considerata la più piccola tra le case automobilistiche importanti, lo scorso aprile è stata coinvolta in uno scandalo legato ai dati sui consumi delle sue macchine: in poco tempo ha perso il 40 per cento del suo valore. Nissan diventerà l’azionista principale di Mitsubishi: potrà nominare il presidente del consiglio di amministrazione della società e un terzo dei dirigenti. Nissan fa parte del gruppo Renault, grande casa francese che possiede anche Dacia. L’accordo non è ancora definitivo e sarà concluso nei prossimi mesi, se Nissan deciderà che tutte le garanzie offerte da Mitsubishi sono valide.
Il presidente e amministratore delegato di Renault, di Nissan e del gruppo Renault-Nissan è Carlos Ghosn, imprenditore di 62 anni di origini libanesi e nato in Brasile, ma con doppia cittadinanza francese e brasiliana. Ghosn è famoso soprattutto per aver salvato Renault nel 1996, quando era il vice presidente esecutivo della casa. Allora Renault era appena diventata una società privata – prima era statale, e ancora oggi la Francia possiede circa il 20 per cento delle azioni – ma non era bastato a risolvere i molti problemi economici accumulati negli anni precedenti. Ghosn operò tagli per 20 miliardi di franchi (circa 30 milioni di euro), riuscendo a risollevare i bilanci. Nel 1999 fu invece incaricato di rimettere a posto i conti di Nissan, che quell’anno aveva firmato un accordo per unirsi a Renault: in sette degli ultimi otto anni Nissan non aveva prodotto utili, ed era la casa automobilistica più indebitata del mondo. Dopo quattro anni di gestione-Ghosn, che fu prima Chief Operating Officer, poi dal 2001 amministratore delegato, Nissan era diventata la grande casa automobilistica più redditizia del mondo (in termini relativi, non assoluti). Quella della Nissan di Ghosn è ancora oggi considerata una delle più eccezionali riprese economiche di sempre per una grande società. In Giappone su Ghosn fecero perfino una serie di manga.
Dopo lo scandalo di aprile, nel quale la società ha ammesso di aver falsificato per anni i dati sui consumi di centinaia di migliaia di automobili vendute in Giappone, Mitsubishi rischia di perdere 3,5 miliardi di dollari tra perdite economiche, compensazioni ai clienti e multe, secondo le stime dell’analista di Goldman Sachs Kota Yuzawa. Secondo Bloomberg, comunque, Mitsubishi è messa meglio di com’erano Renault e Nissan prima che arrivasse Ghosn, perché è in attivo da sette anni e ha una buona disponibilità economica. Anche Ghosn la pensa così: «Non credo si possa dire che quello che sta per succedere sia molto più difficile di quanto abbiamo già visto. Sarà difficile. Ci sarà una grande ricompensa se avremo successo». Masahiro Akita, un analista di Credit Suisse, ha spiegato che l’alleanza tra Nissan, Renault e Mitsubishi (sarebbe il quarto gruppo automobilistico più grande del mondo, dietro Toyota, General Motors e Hyundai) sarà vantaggiosa soprattutto perché le società potranno condividere le spese per l’acquisto dei materiali, utilizzare gli stessi motori e strutture, e sviluppare progetti comuni (come fanno moltissime altre grandi case, come Fiat e Jeep). Il settore dove la collaborazione potrebbe essere più forte è quello delle minicar. Ghosn ha già detto che trasferirà a Mitsubishi alcuni dei dirigenti di Nissan.
In realtà Nissan e Mitsubishi collaborano già da diversi anni: furono proprio alcuni ingegneri di Nissan le fonti delle rivelazioni sui dati falsificati di Mitsubishi. Ghosn ha detto di aver ricevuto rassicurazioni da Mitsubishi sul fatto che lo scandalo non ha avuto molte conseguenze fuori dal Giappone. Nei paesi del sud est asiatico Nissan vende meno auto degli altri grandi produttori giapponesi come Toyota e Honda, e anche della stessa Mitsubishi, che ha concentrato nella zona i suoi investimenti con buoni successi. Ma è possibile che si scoprano nuove estensioni dello scandalo sulle emissioni, e che Mitsubishi abbia ulteriori cali di vendite in Giappone: Koji Endo, analista di Advanced Research Japan, dice che la società potrebbe addirittura decidere di chiudere le operazioni in Giappone e concentrarsi solo sugli altri paesi del sud est asiatico.