Il movimento contro la pornografia negli Stati Uniti
Sostiene che sia una minaccia per la salute pubblica e che un suo eccessivo consumo abbia a che fare anche con l'aumento della violenza sulle donne
di Haley Halverson – The Washington Post
L’autrice di questo articolo, pubblicato dal Washington Post il 27 maggio 2016, è Haley Halverson, direttrice del Centro Nazionale per lo Sfruttamento Sessuale degli Stati Uniti.
Quest’anno lo stato americano dello Utah ha approvato una risoluzione che definisce la pornografia «un problema di salute pubblica». Negli Stati Uniti il movimento che si occupa dei danni causati dalla pornografia, e soprattutto la ricerca sul tema, sono cresciuti regolarmente negli ultimi anni, acquisendo sempre più forza. Mentre negli anni Sessanta le proteste contro la pornografia negli Stati Uniti erano mosse principalmente da ragioni morali, oggi la scienza e la ricerca hanno un ruolo centrale nel dibattito americano sugli effetti del porno: nella risoluzione approvata in Utah, per esempio, ogni frase contiene un riferimento a degli studi rivisti da altri scienziati. Questo cambiamento è in parte dovuto al rapido aumento dei danni causati dall’arrivo di Internet.
Prima di Internet, l’unico modo per avere accesso a gran parte della pornografia era spostarsi in uno dei quartieri loschi della città ed entrare furtivamente in un sex shop. Oggi l’unica barriera che ci separa dai milioni di video pornografici disponibili gratuitamente è un clic sul mouse. La conseguenza è che le nuove generazioni sono esposte a una quantità di pornografia senza precedenti, a cui non si arriva soltanto tramite ricerche volute ma anche accidentalmente, con l’apertura di popup e la visualizzazione di video “consigliati”. Esperienze di questo tipo hanno portato a diversi danni a livello neurologico, fisiologico e sociologico, che oggi vengono riconosciuti da soggetti di idee politiche e filosofiche diverse, e che richiedono una strategia a livello di salute pubblica.
Nell’epoca degli iPhone e dell’accesso pressoché universale a Internet, i modelli sessuali di adulti e adolescenti sono dettati dalla pornografia. Stando a uno studio condotto su un campione nazionale negli Stati Uniti nel 2015, il 27 per cento dei giovani adulti americani ha detto di aver avuto il primo contatto con la pornografia prima della pubertà. Questa tendenza è preoccupante se consideriamo che diversi studi dimostrano come i bambini siano particolarmente soggetti alla maggior parte dei disturbi da consumo compulsivo. Dal 2011, poi, almeno 24 studi hanno dimostrato gli effetti negativi a livello cerebrale causati dalla pornografia, che è in grado di alterare fisicamente il cervello umano. Secondo i risultati di 22 studi condotti in 7 paesi diversi, inoltre, il consumo di porno è associato ad atteggiamenti che istigano aggressioni sessuali sia negli uomini che nelle donne. L’idea che alcuni sostengono, secondo cui la pornografia avrebbe contribuito alla riduzione dei casi di stupro, è un falso mito: in realtà alcune ricerche dimostrano che in certi casi la polizia americana ha riportato volontariamente un numero molto minore di casi di stupro rispetto a quello effettivo, per dare l’illusione di un calo della criminalità. La pornografia non riduce il numero delle violenze sessuali ma anzi alimenta una cultura di accettazione dello stupro, come dimostra la maggiore probabilità che gli utenti di siti pornografici ricorrano a intimidazioni fisiche e molestie per ottenere rapporti sessuali.
Nonostante non sia vincolante, la risoluzione approvata in Utah rappresenta una dichiarazione di intenti e fornisce un quadro di azione per decisioni politiche future, che potrebbero essere, per esempio, l’introduzione di filtri a Internet nelle biblioteche pubbliche e nelle scuole. La risoluzione è anche uno strumento educativo che serve a sensibilizzare a livello locale sui danni causati dalla pornografia, in modo che i singoli individui e le famiglie siano meglio attrezzati per agire preventivamente. Negli Stati Uniti potrebbe essere un passo importante verso l’adozione di regole sulla pornografia nei singoli stati, nonostante ci sia ancora molta strada da fare. In futuro, l’applicazione delle leggi esistenti sull’oscenità (che vietano la vendita e la distribuzione di materiale pornografico hard-core), o dei finanziamenti statali a programmi di recupero per il consumo compulsivo di pornografia e ad altri studi sul tema (come le disfunzioni erettili legate al consumo di pornografia e il legame tra pornografia e l’aumento della domanda del traffico di donne a scopo sessuale), sarebbero degli straordinari successi per il movimento americano contro la pornografia.
Il movimento che affronta il tema della pornografia dalla prospettiva della salute pubblica comprende diversi settori. Professionisti in campo medico, psicologi, funzionari delle forze dell’ordine e altri ancora hanno iniziato a parlare dei danni provocati dalla pornografia e di come sia legata ad altre forme di sfruttamento sessuale. Potrebbe portare a grossi cambiamenti non solo nelle politiche del governo, ma anche nelle professioni mediche, negli enti di istruzione e più in generale a livello culturale. Proprio grazie alla sua eterogeneità, il movimento sta favorendo l’introduzione di cambiamenti sia nel settore privato che in quello pubblico americani. Il Centro Nazionale per lo Sfruttamento Sessuale cerca di cambiare le politiche di aziende e organizzazioni che favoriscono lo sfruttamento sessuale, come la pornografia, pubblicando ogni anno la “Dirty Dozen List“, un elenco che dal 2013 ha individuato 12 enti che contribuiscono alla diffusione e alla normalizzazione della pornografia. Grazie all’attività del centro, l’anno scorso quattro importanti hotel hanno smesso di vendere materiale pornografico on demand in tutto il mondo, Google non visualizza più link a siti porno, e il Dipartimento della Difesa americano ha smesso di vendere materiali pornografici alle basi dell’esercito e dell’aeronautica. Con la presa di distanza dalla pornografia delle grandi istituzioni – nonostante la prospettiva dei potenziali profitti – è iniziato un cambiamento culturale.
Grazie alla maggiore consapevolezza dei danni alla salute pubblica e alla società, la pornografia è destinata a seguire la tendenza del tabacco nella coscienza pubblica. Negli anni Cinquanta il fumo era molto diffuso, e alcuni medici ed “esperti” sostenevano addirittura che fosse salutare. Oggi lo stesso tipo di “esperti” difende le grandi società pornografiche invece di riconoscere i danni subiti da amici e vicini. Se da una parte l’opinione pubblica nei confronti della pornografia rimane ondivaga, la quantità di studi e di testimonianze personali sulla sua carica distruttiva continua a crescere, e il movimento che vuole affrontare la crisi di salute pubblica causata dal porno è solo all’inizio.
© 2016 – The Washington Post