Le cose che non vanno del campionato italiano di calcio
I giocatori strapagati e i bassi guadagni dai biglietti delle partite, dice un rapporto di un'importante società di consulenza americana
Una cosa che si sente dire spesso negli ultimi anni è che il calcio italiano è rimasto indietro rispetto ai principali campionati europei, per diverse ragioni: pochi stadi di proprietà, diritti televisivi spartiti praticamente senza competizione, scarsa attenzione al bilancio e alla diversificazione del business (come ad esempio l’espansione del “brand” delle squadre e la vendita del merchandising). Tutte queste critiche sono state confermate da un rapporto realizzato dalla società di consulenza americana Deloitte – intitolato Annual Review of Football Finance 2016 – e dedicato all’andamento economico delle squadre dei principali campionati europei: Inghilterra, Germania, Francia, Spagna e Italia. Le squadre di Serie A non ne escono troppo bene: nell’ultima stagione le loro entrate sono dipese moltissimo dagli introiti televisivi, e gran parte delle uscite è finita negli stipendi dei giocatori. Una situazione molto diversa da quella degli altri campionati, in particolare della Premier League (Inghilterra) e della Bundesliga (Germania).
Entrate
Nella stagione 2014-2015 le squadre italiane incassarono in tutto 1,79 miliardi di euro, una cifra nettamente inferiore a quella ottenuta nel complesso dalle squadre inglesi, tedesche e spagnole. C’entra il fatto che le squadre italiane guadagnano molto poco dai biglietti delle partite (perlopiù per la quasi totale assenza degli stadi di proprietà e l’inadeguatezza degli impianti) e sono meno capaci di attrarre sponsorizzazioni e accordi commerciali rilevanti. È anche preoccupante che il 61 per cento delle entrate delle squadre italiane siano composte dai diritti televisivi: in Germania la cifra è al 31 per cento, mente in Spagna e Inghilterra è vicina al 50 per cento.
Stipendi
Il rapporto fra stipendi e entrate delle squadre italiane è del 72 per cento, il più alto fra i cinque campionati considerati. Il dato può essere interpretato in vari modi: sia che le società strapagano giocatori che non potrebbero permettersi, sia che sono costrette dagli agenti e dagli intermediari dei giocatori a “compensare” il basso livello della Serie A con uno stipendio più alto, per convincere gli stessi giocatori a venire in Italia (Deloitte spiega che per metà delle squadre di Serie A, il rapporto stipendi/entrate è superiore al 75 per cento).
Debiti
Anche nel 2015, come negli anni precedenti, le squadre di Serie A hanno complessivamente aumentato il proprio debito (come quelle francesi). Alla fine della stagione 2014-2015 il debito totale è stato di 133 milioni di euro, leggermente in calo rispetto ai 143 milioni della stagione 2013-2014 ma distante anni luce dai profitti della Bundesliga e soprattutto della Premier League, dove 17 squadre su 20 hanno registrato degli utili.
Futuro
Nella prossima stagione le entrate del calcio italiano probabilmente aumenteranno: si stima che passeranno dai 1,93 miliardi di euro della stagione 2014-2015 ai 2,01 per il 2016-2017. Il guaio è che gli altri campionati principali stanno crescendo a un tasso superiore e che per il momento non sembra che i soldi verranno spesi con oculatezza e lungimiranza.