Sette cose che ci ha lasciato Yves Saint Laurent
L'1 giugno 2008 morì lo stilista francese che inventò lo smoking da donna e che per primo fece sfilare le modelle nere, tra le altre cose
L’1 giugno 2008 morì lo stilista francese Yves Saint Laurent: fu uno dei più decisivi del Novecento e lo stile e i capi che inventò continuano a influenzare la moda di oggi. Nato a Oran in Algeria il primo agosto del 1936, Saint Laurent si trasferì a Parigi a 17 anni, dove fu assunto come assistente da Christian Dior. Quando Dior morì, nel 1957, Saint Laurent aveva 22 anni e prese il suo posto come direttore creativo. Nel 1961 fondò la sua azienda di moda (l’omonima Yves Saint Laurent, rinominata Saint Laurent Paris nel 2012 dal direttore creativo Hedi Slimane) insieme al suo socio d’affari e a lungo compagno di vita Pierre Bergé; riuscì a farlo grazie al denaro ottenuto da una causa contro Dior, che lo aveva licenziato mentre prestava servizio militare nella Guerra d’Algeria. L’esperienza militare segnò profondamente Saint Laurent: fu ricoverato in un ospedale psichiatrico dove subì trattamenti pesanti, tra cui l’elettroshock. Questo non gli impedì di stravolgere la moda del tempo con le sue creazioni e il suo stile non convenzionale nei decenni seguenti. La sua storia è raccontata anche in due film usciti entrambi nel 2014: Yves Saint Laurent di Jalil Lespert, che ricevette l’approvazione di Bergé e poté lavorare coi modellini e l’archivio, e Saint Laurent di Bertrand Bonello, che non fu riconosciuto da Bergé ma pare il più sfumato e interessante. Per chi può ci sono anche due musei dedicati a Yves Saint Laurent: uno a Parigi e uno a Marrakech, in Marocco.
Yves Saint Laurent ai tempi in cui lavorava per Dior, nel 1958 (AP Photo)
1) Lo Smoking da donna
Coco Chanel fu la prima stilista a proporre, negli anni Venti, capi da donna ispirati all’abbigliamento maschile. Yves Saint Laurent ne seguì l’esempio e sostituì gonne e abitini tradizionali con uno stile androgino. Non a caso la sua invenzione più famosa è Le Smoking, il primo tailleur da donna con pantaloni ispirato agli smoking da uomo. Saint Laurent lo disegnò nel 1966 e da allora è diventato un classico. In questa foto lo indossa la modella Bianca Jagger mentre tiene per mano la figlia Jade, nel 1979.
(Express Newspapers/Getty Images)
2) Il primo stilista a far sfilare le modelle nere
Yves Saint Laurent fu il primo stilista a far sfilare anche modelle non bianche alle settimane della moda negli anni Ottanta. La prima modella nera che ingaggiò fu Mounia, seguita da Iman, Rebecca Ayoko e Katoucha Niane. Naomi Campbell ha raccontato che fu merito di Saint Laurent se nel 1988 divenne la prima donna nera a comparire sulla copertina dell’edizione francese di Vogue: lo stilista aveva minacciato di togliere la pubblicità dalla rivista se avesse rifiutato di metterla in copertina. Saint Laurent fu anche uno dei pochi stilisti dell’epoca a fare pubblicità nelle riviste per donne nere, come Ebony Magazine.
Collezione prêt-à-porter primavera-estate 1984 (AP Photo/Jacques Langevin)
3) L’abito Mondrian e la passione per l’arte
Nel 1965 Yves Saint Laurent disegnò il più famoso dei suoi abiti ispirati al mondo dell’arte: il Mondrian, un abito lungo fino al ginocchio e disponibile in sei diverse versioni. Riprende le opere del pittore olandese Piet Mondrian (1872-1944), conosciuto per i quadri astratti che mostrano griglie irregolari e utilizzano soltanto i colori primari – blu, giallo e rosso – e il bianco. Tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta Saint Laurent disegnò altri abiti ispirati all’arte (lui e Bergé erano anche collezionisti), come le opere di Andy Warhol, dei cubisti Georges Braque e Pablo Picasso, e di Vincent van Gogh; nel 2002 Naomi Campbell sfilò con la giacca decorata con gli iris di van Gogh.
(Wikipedia Commons)
4) Abiti trasparenti
Yves Saint Laurent fu anche il primo stilista a realizzare abiti in tessuto trasparente che lasciavano intravedere i capezzoli: nel 1968 le sue modelle sfilarono con camicie di organza trasparente senza reggiseno sotto. Le riviste di moda rifiutarono di pubblicare servizi e pubblicità della collezione perché mostrare un seno nudo era ancora scandaloso. L’intento di Saint Laurent però non era provocare ma liberare le donne dalle regole sull’abbigliamento dell’epoca.
Una camicia-abito trasparente del 1970 (Reg Lancaster/Daily Express/Getty Images)
5) La giacca Safari
Un’altra famosissima creazione di Yves Saint Laurent è la versione femminile della giacca Safari, indossata per la prima volta dalla top model Veruschka in un numero di Vogue del 1968. La giacca da safari da uomo era famosa già negli anni Trenta, quando la indossava lo scrittore Ernest Hemingway; negli anni Sessanta e Settanta tornò di moda quando venne indossata da Roger Moore nei film di James Bond. Saint Laurent la introdusse nella sua collezione per la primavera/estate del 1968, dedicata all’Africa, ed è uno dei tanti esempi in cui gioca con i generi introducendo capi maschili nella moda femminile.
6) Ha fatto vestire donne rispettabili come prostitute
Il 29 gennaio del 1971 Saint Laurent presentò a Parigi la sua collezione per la primavera/estate, “Liberatión”: fu subito sommerso dalle critiche, il giorno dopo alcuni giornali si rifiutarono di pubblicarne le foto mentre altri la definirono “rivoltante”. Questo perché era ispirata alla moda delle prostituite di Parigi del Dopoguerra, con le modelle che sfilavano con movenze estremamente sensuali e abiti cortissimi e provocanti, spalle squadrate, sandali con zeppe da 10 centimetri, turbanti, trucco pensate, e una famosa pelliccia verde indossata anni dopo da Naomi Campbell. Non piacque ai critici ma ebbe un enorme successo di vendite e influenza: fece tornare di moda lo stile retro e iniziò la tendenza che c’è ancora oggi di indossare abiti ispirati più o meno consciamente a quelli delle prostitute.
7) Fu il primo stilista a posare nudo per una pubblicità
Nel 1971 Yves Saint Laurent posò per la pubblicità del suo profumo maschile YSL Pour Homme, come ha fatto in tempi più recenti lo stilista Marc Jacobs. La pubblicità non ebbe una grande diffusione ma in seguito diventò un’immagine simbolo per la comunità gay.