Lasciateli stare, Latorre e Girone
Il Foglio contro gli impazzimenti lessicali di chi li vuole "assassini" o "eroi", e cerca di approfittare della situazione
Un editoriale non firmato pubblicato lunedì 30 maggio dal Foglio ha provato a mettere un po’ d’ordine nel modo in cui ci si è occupati della vicenda di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i due militari italiani a lungo trattenuti in India perché accusati dell’omicidio di due pescatori. Una discussione, dice il Foglio, che è raramente stata lucida come meritava la situazione – «una contesa tra chi li vuole “eroi” e chi invece li chiama “assassini”» – e che è stata adoperata da molti come strumento di propaganda elettorale: anche ora, dopo il rientro in Italia di Girone, e senza grande riguardo per i due soldati e le loro famiglie.
Con il rientro di Salvatore Girone in Italia, dopo quello di Massimiliano Latorre, ha forse termine un desolante pasticcio di politica estera. Adesso si dovrà celebrare un giusto processo a due militari che meritano rispetto, ma che pure sono accusati di omicidio, e che solo nel paese della dismisura potevano diventare oggetto di una strumentale contesa politica tra chi li vuole “eroi” e chi invece li chiama “assassini”. Ma in questo impazzimento lessicale, nell’incontinenza furbesca della politica, si segnala la misura delle famiglie. Da un lato c’è la compostezza dei parenti dei due soldati, dall’altro ci sono le smargiassate della campagna elettorale. “I Marò sfilino ai Fori Imperiali il 2 giugno”, dice allora Ignazio La Russa, l’ex ministro della Difesa, uno dei leader di Fratelli d’Italia, il partito che ancora una volta, come tentò di fare nel 2014 durante le elezioni europee, li vorrebbe utilizzare e mostrare come fossero pettoruti manifesti elettorali. “Ci aiuterebbe molto che politica e media non polemizzassero”, gli risponde invece, attraverso il Corriere della Sera, e con il tono riservato degli affetti, il papà di Girone, il fuciliere di marina riportato sabato in Italia dopo quattro anni di prigionia in India: “Vorremmo vivere la nostra emozione enorme in privato”.
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