Le tigri confiscate in Thailandia
Vivevano in un tempio buddista, che ne ha ancora più di 100: i monaci sono sospettati di maltrattare gli animali e venderli illegalmente
L’ente per la tutela delle specie selvatiche in Thailandia ha confiscato tre tigri in un tempio buddista, i cui gestori sono sospettati di maltrattamenti e contrabbando di animali. Il tempio si trova nella provincia di Kanchanaburi, a ovest di Bangkok, ospita più di 100 tigri ed è da tempo un’attrazione per i turisti, cui viene consentito di avvicinarsi agli animali per scattarsi fotografie o per allattare i loro cuccioli con il biberon. Negli ultimi anni le attività del tempio sono state più volte oggetto di indagine per le presunte attività illecite legate alla gestione degli animali. I monaci sono stati accusati di allevare le tigri senza averne il permesso e, secondo alcuni visitatori, gli animali sarebbero spesso sedati per renderli meno pericolosi e avvicinabili dai turisti. I responsabili del tempio hanno negato queste circostanze, ma le autorità dicono di avere prove consistenti.
La confisca di lunedì di tre tigri è stata effettuata grazie a un mandato di un tribunale. In passato erano state tentate operazioni simili cercando la sola collaborazione dei monaci, ma non aveva funzionato. Tra gennaio e febbraio le autorità erano già riuscite a confiscare una decina di tigri dal tempio, vincendo l’ostilità dei monaci e dei loro sostenìtori.
Da quasi 15 anni il governo della Thailandia sta cercando di portare l’allevamento e la gestione in cattività delle tigri sotto il proprio controllo, sottraendolo a quello dei templi e dei privati, dove gli animali sono talvolta maltrattati e ospitati in strutture inadeguate. Il governo vuole inoltre ridurre il fenomeno del contrabbando di specie selvatiche verso l’estero.