Le ragazze del ’46
Le storie e le parole delle donne che 70 anni fa votarono per la prima volta, e che Raitre racconta a partire da stasera
Le ragazze del ’46 è una miniserie televisiva che celebra i settant’anni dal momento in cui in Italia è stato dato il diritto di voto: sarà trasmessa in cinque puntate su Rai3 da lunedì 30 maggio a venerdì 3 giugno, alle 20.10. Il primo paese al mondo a decidere il suffragio femminile è stato la Nuova Zelanda nel 1893, seguita dall’Australia, i paesi scandinavi, la Russia (con la Rivoluzione d’Ottobre), la Gran Bretagna e la Germania dopo la Prima guerra mondiale e gli Stati Uniti nel 1920. La casa di produzione della miniserie è l’indipendente Pesci Combattenti, fondata da Cristiana Mastropietro, Riccardo Mastropietro e Giulio Testa.
In Italia le donne furono considerate cittadine al pari degli uomini solo alla fine della Seconda guerra mondiale, il 10 marzo del 1946. La loro prima occasione di voto non fu il referendum del 2 giugno 1946 per scegliere tra monarchia e repubblica, come pensano in molti, bensì le amministrative di qualche mese prima, quando le donne risposero in massa e l’affluenza superò l’89 per cento. Circa 2 mila candidate vennero anche elette nei consigli comunali, la maggioranza nelle liste di sinistra. La stessa partecipazione ci fu per il referendum del 2 giugno. Le donne elette alla Costituente furono 21 su 226 candidate, pari al 3,7 per cento: 9 della Democrazia cristiana, 9 del Partito Comunista, 2 del Partito Socialista e una dell’Uomo Qualunque. Cinque deputate entrarono poi a far parte della “Commissione dei 75”, incaricata dall’Assemblea per scrivere la nuova proposta di Costituzione.
Le ragazze del ’46 – programma di Cristiana Mastropietro e Riccardo Mastropietro, regia di Alessandro Capitani – non racconta la storia delle elette, poi diventate molto conosciute, ma quella di altre dieci donne tra quelle che andarono a votare. A quel tempo, ha raccontato al Post Cristiana Mastropietro, «le ragazze del ’46 avevano tra i 21 anni, la maggiore età di allora, e i 31: la più giovane ora ha 91 anni, la più grande ne ha 101. Le abbiamo intervistate nelle loro case, la maggior parte vive da sola ed è completamente autosufficiente. Annita De Giacomi, per esempio, che ha 101 anni, l’abbiamo vista fare l’uncinetto e rifarsi il letto».
Queste dieci donne, «che non hanno la pretesa di rappresentare tutte le donne dell’Italia del tempo», sono comunque una «buona foto di gruppo»: sono diverse tra loro per provenienza, estrazione sociale, istruzione e opinioni. «Ci sono una maestra elementare, unica carriera all’epoca consentita a una donna, una casalinga, una donna emancipata che rimase vedova molto presto e che decise di non risposarsi, una studentessa che ha poi conseguito tre lauree ed è diventata la prima psicoterapeuta donna di Napoli, un’altra ancora che invece venne tolta dalla scuola per andare a lavare i panni. Ci hanno raccontato come hanno vissuto fino a quel momento e la questione dell’istruzione torna molto nei loro discorsi, come un rimpianto o come qualcosa di fondamentale nel loro percorso futuro. Ci hanno spiegato come hanno vissuto la giornata del loro primo voto e anche come questo sia stato poi l’inizio di un cambiamento».
Nelle foto ci sono i nomi e la breve storia di ciascuna “ragazza del ’46”, per cosa votarono e alcune cose che hanno detto.