Come butta per l’Italia agli Europei
È raro che la nazionale arrivi a un grande torneo senza qualche problema, ma stavolta ce n'è uno particolarmente grosso: siamo scarsini
Si dice spesso che la nazionale italiana di calcio dia il meglio di sé quando è in procinto di partecipare a uno dei principali tornei, Europei o Mondiali, mentre il movimento calcistico nazionale si trova in un momento di difficoltà. È un po’ una forzatura da giornalisti, anche se nel 1982 e nel 2006 le due cose effettivamente coincisero. Nel 1982 l’Italia vinse i Mondiali in Spagna due anni dopo lo scandalo del “Totonero”, in cui furono coinvolti giocatori, dirigenti e società di Serie A e B, accusati e poi sanzionati per aver truccato delle partite di campionato in un giro di scommesse clandestine: l'”eroe” di quei Mondiali, l’attaccante Paolo Rossi, arrivò in Spagna senza avere giocato nei due anni precedenti perché squalificato (aveva giocato solo tre partite di campionato un mese prima della convocazione).
Nel 2006 la situazione del calcio italiano era persino peggiore. Un mese prima dell’inizio dei Mondiali in Germania iniziò lo scandalo cosiddetto “Calciopoli”, che coinvolse diversi importanti club, dirigenti, arbitri e assistenti. Nei mesi successivi la Juventus venne retrocessa in Serie B mentre Milan, Fiorentina, Lazio e Reggina furono penalizzate nella classifica della stagione appena conclusa e in quella successiva; molti noti dirigenti vennero allontanati dal mondo del calcio. In pieno “Calciopoli”, quindi, la nazionale partecipò ai Mondiali con una squadra formata da sei giocatori della Juventus che non avevano idea di quello che avrebbero fatto a metà luglio, a Mondiali terminati. Quella Coppa del Mondo l’Italia la vinse battendo in finale e ai rigori la Francia; i giocatori della Juventus risultarono decisivi.
Tutto questo non c’entra nulla con oggi. Gli odierni problemi della nazionale non sono legati alla situazione generale del calcio ma alla qualità della stessa nazionale, probabilmente una delle più deboli mai viste dal Dopoguerra. Nel 1982 e nel 2006 l’Italia era una delle nazionali più forti al mondo, formata da molti grandi giocatori. Oggi l’unico giocatore che si può definire con sicurezza un campione è il portiere Gianluigi Buffon, che ha 36 anni. Ci sono altri ottimi giocatori, ma dal centrocampo in su l’Italia è nettamente più debole delle quattro-cinque squadre in grado di competere per la vittoria del torneo. A questo si è aggiunto l’infortunio dell’unico grande talento italiano, Marco Verratti, e quello del centrocampista più completo e affidabile, Claudio Marchisio. Verratti e Marchisio erano i centrocampisti centrali titolari dell’Italia: se prima dei loro infortuni c’erano comunque molte perplessità sulla forza della nazionale, ora quelle perplessità sono diventate grosse preoccupazioni.
Convocati e pre-convocati
Antonio Conte, che al termine degli Europei lascerà la nazionale e andrà in Inghilterra ad allenare il Chelsea, ha diffuso pochi giorni fa la lista dei 30 pre-convocati. Nei giorni precedenti, dal 18 al 21 maggio, lo staff della nazionale aveva organizzato uno stage per valutare altri possibili calciatori da inserire nell’elenco delle riserve. La lista definitiva dei 23 convocati verrà annunciata il 31 maggio in diretta su Rai 1 dall’Auditorium Rai del Foro Italico di Roma.
Portieri Gianluigi Buffon (Juventus), Federico Marchetti (Lazio), Salvatore Sirigu (Paris Saint-Germain)
Difensori Davide Astori (Fiorentina), Andrea Barzagli (Juventus), Leonardo Bonucci (Juventus), Giorgio Chiellini (Juventus), Angelo Ogbonna (West Ham), Daniele Rugani (Juventus), Matteo Darmian (Manchester United), Mattia De Sciglio (Milan)
Centrocampisti Federico Bernardeschi (Fiorentina), Antonio Candreva (Lazio), Stephan El Shaarawy (Roma), Davide Zappacosta (Torino), Marco Benassi (Torino), Giacomo Bonaventura (Milan), Daniele De Rossi (Roma), Alessandro Florenzi (Roma), Emanuele Giaccherini (Bologna), Jorge Luiz Jorginho (Napoli), Riccardo Montolivo (Milan), Thiago Motta (Paris Saint Germain), Marco Parolo (Lazio), Stefano Sturaro (Juventus)
Attaccanti Eder (Inter), Ciro Immobile (Torino), Lorenzo Insigne (Napoli), Graziano Pellè (Southampton), Simone Zaza (Juventus)
Se si considerano tutti i giocatori convocati da Conte da quando allena la nazionale, i sistemi di gioco provati nelle qualificazioni e nelle amichevoli e le caratteristiche richieste nei giocatori, nei 30 pre-convocati non c’è nessuna sorpresa. In precedenza Conte aveva detto più volte che non avrebbe chiamato giocatori che non erano mai stati convocati nei mesi precedenti. Inoltre, vista la qualità non eccezionale della rosa, Conte ha sempre preferito scegliere giocatori esperti ed affidabili, in grado di essere subito pronti in un torneo in cui basta sbagliare una partita per rischiare di essere eliminati. Per questi motivi sono stati esclusi Domenico Berardi del Sassuolo, giudicato non ancora pronto per questo livello, e Leonardo Pavoletti del Genoa, il giocatore italiano che ha segnato più gol nella Serie A appena conclusa, ma che non ha mai giocato con la nazionale. L’unica esclusione che ha lasciato qualche dubbio tra tifosi e commentatori è quella di Roberto Soriano, centrocampista della Sampdoria, che con Conte aveva giocato diverse partite da titolare.
Come giocherà l’Italia
Durante i suoi due anni da allenatore dell’Italia, Conte ha praticamente sperimentato tutti i moduli già utilizzati quando allenava la Juventus, dal 3-5-2 al 4-2-4 al 4-3-3.
L’Italia ha giocato bene soprattutto coi primi due, nella prima e nell’ultima parte della gestione Conte, mentre ha convinto meno con il 4-3-3. Nella prima partita con Conte allenatore, giocata contro l’Olanda a Bari il 4 settembre 2014, l’Italia giocò con un 3-5-2 molto compatto con esterni molto alti ma con la predisposizione a difendere, Mattia De Sciglio e Matteo Darmian, e una coppia di attaccanti bene assortita, Ciro Immobile e Simone Zaza. Diversi giocatori che giocarono da titolari quella partita nel corso degli ultimi due anni sono finiti ai margini della squadra: è il caso per esempio di De Sciglio, Daniele De Rossi, Ciro Immobile e Andrea Ranocchia. Tuttavia il modulo con cui l’Italia ha dominato contro la Spagna, nella penultima amichevole giocata, è un’evoluzione del sistema tattico usato proprio contro l’Olanda nel settembre 2014: un 3-4-3 molto offensivo, con un gioco rapido e molti passaggi verticali. Nell’azione del gol contro la Spagna, l’Italia è arrivata al tiro dopo soli tre passaggi nella metà campo avversaria. I difensori e gli esterni sono i veri punti fondamentali della squadra, dalle cui prestazioni dipenderà l’andamento del torneo.
Al di là del cambio di modulo, l’Italia di Conte ha comunque mantenuto dei tratti comuni: almeno nelle intenzioni, dato che nelle partite della nazionale fuori da tornei importanti è raro vedere meccanismi efficaci per tutta la durata della partita. Conte ha spesso puntato sugli esterni, cambiando diverse volte le coppie di giocatori titolari fra attacco e centrocampo per cercare le combinazioni migliori. Ha puntato anche su una certa intensità di gioco e sul pressing. Rispetto a quando la nazionale era allenata da Cesare Prandelli, l’Italia cerca meno di controllare la partita tenendo la palla e si affida di più a un gioco più rapido, sfruttando le abilità dei suoi migliori giocatori in rosa (che in questo momento sono proprio gli esterni: Darmian, Florenzi e Insigne).
La difesa è quella della Juventus, una delle migliori d’Europa: Andrea Barzagli, Giorgio Chiellini e Leonardo Bonucci compongono la difesa titolare nel caso Conte scelga di giocare col 3-5-2 o col 3-4-3; le riserve però, Rugani, Astori e Ogbonna, non danno le stesse garanzie. A centrocampo Conte ha lasciato perdere giocatori in grado di ricoprire un solo ruolo – per esempio quello di regista, come Mirko Valdifiori del Napoli, o di trequartista, come Franco Vázquez del Palermo – e ha puntato su calciatori più versatili. Con l’esclusione di Marchisio e Verratti, la coppia di centrali potrebbe essere formata da Thiago Motta del PSG e Marco Parolo della Lazio. Poi c’è Jorginho del Napoli, forse il miglior regista del campionato italiano, che però può anche fare la mezzala. Dovrebbero essere convocati anche Emanuele Giaccherini del Bologna e Giacomo Bonaventura del Milan, due che possono giocare sia da centrocampisti centrali sia laterali. Non è ancora chiara la posizione di Daniele De Rossi della Roma, che in questa stagione ha avuto diversi problemi fisici ma sembra in ripresa, e in nazionale ha sempre mostrato grande affidabilità e motivazione.
Quello che potrebbe non funzionare
L’ultima amichevole giocata dall’Italia, a Monaco di Baviera contro la Germania, è stata probabilmente la peggiore nella gestione di Antonio Conte. Va detto che la Germania, che ha vinto 4 a 1, è una delle squadre più forti del mondo: la nazionale però è stata surclassata per più di metà partita.
– I problemi in attacco
L’attacco formato da Simone Zaza, Lorenzo Insigne e Federico Bernardeschi era sembrato partire abbastanza bene. Il buon rendimento però è durato poco: la velocità iniziale dei tre si è trasformata in confusione e Zaza non è mai riuscito a gestire bene i passaggi di Insigne. Sulla fascia destra Bernardeschi ha dimostrato di non saper garantire ancora il rendimento di Antonio Candreva, che però non viene da una stagione brillante. La difesa della Germania, inizialmente formata da un solo titolare, Mats Hummels, e protetta dal centrocampista difensivo Toni Kroos, dopo pochi minuti di partita aveva già preso le misure dell’attacco italiano. Il migliore attaccante dell’Italia si è dimostrato Stephan El Shaarawy, entrato al 69esimo minuto e autore dell’unico gol dell’Italia.
In un probabile 4-3-3, Candreva è l’unico giocatore sicuro del posto da titolare in attacco. Il probabile centravanti titolare, Graziano Pellè, non è in grande forma, anche se probabilmente lo vedremo spesso in campo. Gli altri due attaccanti esterni che Conte confermerà saranno con ogni probabilità Lorenzo Insigne e Stephan El Shaarawy, dato che in questi due anni li ha convocati quasi sempre e vengono da due buone stagioni. Il resto è molto incerto: Immobile arriva da due stagioni fallimentari con Borussia Dortmund e Siviglia, ed è tornato al Torino a gennaio per giocare di più (14 presenze, 5 gol); Zaza ha giocato meno di venti partite di campionato con la Juventus e ha segnato 5 gol. Éder ha giocato bene con la Sampdoria fino alla sessione di mercato invernale, ma da quando è andato all’Inter ha giocato poco e segnato solamente un gol. Anche contro la Spagna è sembrato un po’ spaesato.
– La lentezza del centrocampo
Due mesi fa era il punto di forza dell’Italia, ora è quello che preoccupa di più. È stato il reparto che più ha sofferto contro la Germania: di fronte alla rapidità di gioco di Toni Kroos e Mesut Özil, Thiago Motta e Montolivo sono stati annullati e hanno dimostrato di non poter giocare insieme, almeno non con il 3-4-3 e contro una squadra che sa accelerare il gioco. Il centrocampo tedesco, dal primo gol di Toni Kroos, ha preso il sopravvento su due giocatori poco reattivi, che per giocare bene hanno bisogno di un compagno che si muova di più, con maggior rapidità e che sia in grado di andare a pressare gli avversari.
– Gli errori in difesa
Con un centrocampo praticamente annullato, la linea difensiva formata da Darmian, Bonucci e Acerbi è andata in difficoltà e ha commesso diversi errori. Il secondo gol della Germania, per esempio, è stato segnato da Mario Götze, di testa, nonostante fosse circondato da due giocatori dell’Italia. L’assist di Thomas Müller ha scavalcato Bonucci ed è arrivato a Götze senza che Darmian e Florenzi riuscissero a fermarlo. Bisogna dire però che con la Germania Conte aveva voluto sperimentare una difesa diversa. Almeno due dei tre difensori che quasi sicuramente saranno titolari in Francia, Bonucci e Barzagli, sono giocatori di primo livello: poche altre nazionali hanno a disposizione dei difensori così. Giorgio Chiellini invece ha leggermente calato la qualità delle proprie prestazioni e commette errori con più frequenza di un tempo.
Dove può arrivare l’Italia
Nonostante tutto e considerando che si qualificheranno agli ottavi di finale le due migliori nazionali di ogni girone e le quattro migliori terze, cioè le quattro squadre che avranno concluso il proprio girone in terza posizione ma con più punti fra le terze classificate, un’altra eliminazione alla fase a gironi, due anni dopo quella ai Mondiali, rimane improbabile. Il Belgio è nettamente più forte e gioca meglio, ma è l’unica squadra veramente superiore all’Italia nel girone. Svezia e Irlanda sono entrambe buone squadre (la Svezia ha un campione in più, Zlatan Ibrahimovic) ma hanno ottenuto la qualificazione solamente negli spareggi contro Danimarca e Bosnia, faticando non poco.
Senza dare niente per scontato, ricordandosi delle partite contro Nuova Zelanda, Slovacchia e Costa Rica negli ultimi due Mondiali, dovremo riuscire a vedere l’Italia almeno agli ottavi di finale, dove non è detto che trovi subito una delle quattro-cinque squadre attualmente superiori. Di fatto i veri problemi arriveranno quando l’Italia incontrerà una di queste nazionali: con tutte le altre è in grado di giocarsela.
E quindi, come siamo messi?
Conte ha ammesso più volte che al momento ci sono 4-5 squadre più forti dell’Italia (e forse anche qualcuna in più) e cioè Germania, Spagna, Belgio, Francia e Inghilterra. L’Italia parte dietro questo gruppo di favorite: farà meglio di quanto ci si aspetta solo se riuscirà a trovare una soluzione efficace ai suoi problemi e se troverà un modo per “nascondere” le sue numerose debolezze in mezzo al campo, soprattutto attraverso un livello di agonismo simile a quello visto nella Juventus di Conte.
Questa è la sesta guida del Post alle nazionali che parteciperanno agli Europei: qui trovate la pagina con tutte le altre.