Uno dei due governi della Libia ha assunto degli scassinatori
Il loro compito è forzare una cassaforte di cui solo l'altro governo, riconosciuto dalla comunità internazionale, ha la combinazione: è una storia esemplare delle nuove divisioni e confusioni
La banca centrale fedele al governo di Tobruk, uno dei due che si dividono il controllo della Libia, ha assunto due scassinatori professionisti per aprire una cassaforte che contiene più di 150 milioni di euro in monete d’oro e argento. Soltanto i funzionari della banca centrale fedeli al governo rivale, quello di Tripoli appoggiato dalla comunità internazionale, conoscono la combinazione di cinque numeri che apre la cassaforte: e ovviamente non hanno nessuna intenzione di consegnarla ai loro nemici.
Il Wall Street Journal è riuscito a intervistare i due scassinatori, conosciuti soltanto come “Khaled”, un ingegnere, e “al Fitouri”, un fabbro. I due progettano di aprire un buco nella parete di cemento del caveau e quindi di mettersi al lavoro sulla cassaforte utilizzando alcune tecniche che preferiscono non divulgare. Il Wall Street Journal ha intervistato i due lo scorso 13 maggio e non è chiaro se nell’ultima settimana siano riusciti a portare a termine il loro piano. Le monete custodite nella cassaforte hanno l’effige dell’ex dittatore Muammar Gheddafi, e probabilmente per utilizzarle sarebbe necessario coniarle una seconda volta.
La storia degli scassinatori è solo un esempio delle divisioni, anche economiche, che attraversano il paese. Nella capitale Tripoli si è insediato il cosiddetto governo di unità nazionale, frutto degli accordi raggiunti con l’aiuto dell’ONU tra numerosi politici e leader delle milizie che controllano diverse aree del paese. Questo governo ha l’appoggio della comunità internazionale, che proprio questa settimana ha promesso l’invio di armi e addestratori militari per aiutarlo a combattere l’ISIS. Ma nell’est del paese un governo rivale con sede a Tobruk si è rifiutato di riconoscere il governo di Tripoli e ora sta cercando di entrare in possesso delle risorse finanziarie necessarie a mantenere la sua indipendenza.
Mentre il governo di Tripoli è appoggiato dalla comunità internazionale, quello di Tobruk è di fatto controllato dal generale Khalifa Haftar, un ex comandante dell’esercito libico durante la dittatura di Gheddafi. Negli anni Ottanta, Haftar tentò senza successo di rimuovere Gheddafi con un colpo di stato per poi fuggire negli Stati Uniti. Dopo la caduta del regime nel 2011 è ritornato in Libia dove è diventato uno dei signori della guerra più potenti. Le sue milizie, che Haftar definisce “l’esercito regolare libico”, sono appoggiate dall’Egitto e dagli Emirati Arabi Uniti. Molti esperti considerano la presenza di Haftar il principale ostacolo alla riunificazione del paese e al ritorno a una parvenza di normalità.
Negli ultimi anni l’economia libica si è quasi del tutto bloccata a causa della divisione del paese tra i due governi rivali e del sorgere di dozzine di milizie più o meno autonome, tra cui la più forte, l’ISIS libica, è riuscita a occupare la città di Sirte e una fascia costiera lunga decine di chilometri. Entrambi i governi e le relative banche centrali sono in difficoltà nel pagare gli stipendi ai dipendenti pubblici e nell’assicurare servizi di base alla popolazione, come la distribuzione di corrente elettrica. La produzione di petrolio e gas, la principale risorsa del paese, è crollata a quasi un decimo dei livelli prima della guerra.
Per far fronte alle numerose spese, le due banche centrali hanno immesso nel paese grosse quantità di denaro liquido, cioè di banconote. Quella di Tripoli ha recentemente acquistato banconote del valore di un miliardo di dinari (circa 700 milioni di euro) da uno stampatore inglese, mentre il governo di Tobruk dice di averne messo in commercio altri quattro miliardi (circa 2,8 miliardi di euro) grazie all’aiuto della Russia. Questo afflusso di banconote ha fatto sì che oggi in Libia siano in circolo quattro volte più contanti per persona che nel Regno Unito, ha scritto il Guardian. Il rischio adesso è che il paese precipiti in una spirale di inflazione e che il dinaro libico perda completamente il suo valore.