Guida alle elezioni di Roma
È il posto dove può succedere la cosa più rilevante, e dove centrodestra e centrosinistra per motivi diversi hanno le ossa rotte
Il 5 giugno si voterà per le elezioni amministrative in diverse città italiane, compresa Roma: e proprio a Roma da mesi il centrodestra, il centrosinistra e le altre forze politiche si trovano in una situazione delicata e complicata. Non sempre è stato chiaro chi sostenesse chi, sono circolati per mesi nomi di candidati che duravano pochi giorni, e poi ci sono stati moltissimi “retroscena”, primarie contestate, le “gazebarie”, alcune liste escluse e poi riammesse. Da qualche giorno le cose sembrano essersi chiarite.
A Roma il centrosinistra ha governato dal 1993 al 2015, con una sola pausa: dal 2008 al 2013 ha governato il centrodestra, con l’amministrazione di Gianni Alemanno. La situazione economica del comune è particolarmente complicata, con un debito di circa 14 miliardi di euro; e negli ultimi anni ci sono stati una serie di scandali e inchieste giudiziarie – “affittopoli”, “parentopoli”, Mafia Capitale, la crisi dei rifiuti e dell’azienda che li gestisce – che hanno mostrato quanto fosse opaca e scadente, come minimo, la gestione di molti settori della pubblica amministrazione e degli enti che erogano servizi fondamentali della città. Poi c’è stata la vicenda politica di Ignazio Marino, l’ultimo sindaco della città, che si è dimesso lo scorso ottobre: secondo alcuni perché costretto dal suo stesso partito proprio perché aveva provato a risolvere i problemi di Roma, secondo altri per l’inadeguatezza dimostrata nel governare la città, secondo altri ancora perché indebolito dalle campagne organizzate contro di lui dall’opposizione con motivazioni spesso pretestuose (dalla storia della Panda a quella della carta di credito).
I candidati alle prossime elezioni sono 15. Per il consiglio comunale i candidati sono circa 1.500.
Il centrodestra
Nonostante la tormentata fine della giunta Marino avesse indebolito il centrosinistra, il centrodestra ha faticato molto a trovare un candidato sindaco: e alla fine non è riuscito a trovarne uno che andasse bene a tutti.
A febbraio Silvio Berlusconi (Forza Italia), Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) e Matteo Salvini (Lega Nord) si erano accordati per sostenere l’ex capo della Protezione civile, Guido Bertolaso. Dopo circa una settimana Salvini aveva ritirato il suo appoggio a Bertolaso, aveva organizzato delle specie di “primarie consultive” e poi con Forza Italia le “gazebarie“, che aveva subito rinnegato. A metà marzo Giorgia Meloni – che aveva detto di non volersi candidare ed era stata “consigliata” a non farlo perché incinta – si era candidata ottenendo l’appoggio della Lega di Matteo Salvini. Meloni, che è stata ministra per la Gioventù nel governo Berlusconi dal 2008 al 2011, è sostenuta anche dal Partito Liberale Italiano e da due liste civiche.
Forza Italia, che aveva promosso e difeso la candidatura di Guido Bertolaso, la cui posizione era diventata sempre più precaria, aveva infine deciso di far ritirare Bertolaso e sostenere (non senza divisioni interne al partito) l’imprenditore Alfio Marchini, che si era candidato come indipendente con una lista civica. Marchini, oltre che da Forza Italia, è sostenuto anche dal Nuovo Centro Destra, dall’Unione di Centro e della Lista Storace (che a sua volta si era candidato ma poi si è ritirato). Marchini ha 51 anni, si era candidato anche nel 2013 con due liste civiche e aveva ottenuto il 9,5 per cento dei voti.
Il centrosinistra
Nel PD il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti ha vinto le primarie che si sono tenute all’inizio di marzo. Anche sulle primarie del centrosinistra ci sono state discussioni e polemiche: il PD è stato accusato allo stesso tempo di aver gonfiato il dato dell’affluenza e di aver perso il contatto con la sua base, visto che comunque si tratta di un dato molto inferiore a quello delle primarie del 2013. Giachetti, oltre che dal PD, è sostenuto anche da Radicali, Verdi, Socialisti, Italia Dei Valori, Democratici e Popolari e dalla lista civica Roma Torna Roma.
Sinistra Italiana ha presentato un suo candidato autonomo, l’ex viceministro dell’Economia Stefano Fassina, che ha avuto diversi guai: domenica 8 maggio le due liste elettorali che sostengono la sua candidatura, Sinistra per Roma e Lista Civica Fassina Sindaco, erano state giudicate inammissibili dalla commissione elettorale del comune di Roma per alcuni errori formali nella loro presentazione. Fassina aveva presentato ricorso e il Consiglio di Stato lo ha infine accolto: Fassina è dunque ufficialmente candidato.
Il Movimento 5 Stelle
Per il Movimento Cinque Stelle la candidata è Virginia Raggi, che ha vinto le primarie online ottenendo il 45,5 per cento dei voti, 1.764 in tutto. Raggi ha 37 anni, è nata e cresciuta a Roma, nel quartiere San Giovanni, e poi a 26 anni si è trasferita nel quartiere Ottavia, nella periferia nord della città. Si è laureata in Giurisprudenza all’università di Roma Tre ed è specializzata in diritto d’autore, proprietà intellettuale e nuove tecnologie. Ha fatto volontariato in alcuni canili della città, ha creato alcuni “Gruppi di Acquisto Solidale” e ha cominciato a fare politica con il Movimento 5 Stelle nel marzo del 2011 (ha detto che in passato ha sempre votato per partiti di centrosinistra). Nel 2013 Raggi è stata eletta consigliera comunale con 1.525 preferenze occupandosi soprattutto di scuola e ambiente, dall’opposizione. Da tempo si parla della sua pratica di avvocata nello studio di Cesare Previti, la si accusa di aver lavorato in un importante studio legale che secondo alcuni «sarebbe troppo vicino a Forza Italia» e di aver firmato un “codice di comportamento” interno al M5S che la renderebbe un sindaco subalterno a Beppe Grillo.
Gli altri candidati
Nonostante le scarsissime possibilità di vincere o ottenere risultati significativi si sono candidati anche:
– Mario Adinolfi per il movimento “Il popolo della famiglia”, legato al Family Day. Ha 45 anni, è un giornalista e ha diretto per alcuni mesi il quotidiano La Croce: si oppone all’aborto, all’eutanasia, alle unioni civili e alla gestazione per altri.
– Simone di Stefano è nato a Roma nel 1976 ed è uno dei principali esponenti di Casa Pound. Vuole la chiusura dei campi rom e il divieto totale dell’immigrazione.
– Alessandro Mustillo ha 26 anni, si è candidato con il Partito Comunista e è stato segretario nazionale della Gioventù comunista.
– Alfredo Iorio è il candidato sindaco appoggiato dal Movimento Sociale Italiano. Il suo slogan è “Per la resurrezione di Roma”.
– Carlo Rienzi è avvocato e presidente del Codacons. Ha 69 anni.
– Dario Di Francesco è sostenuto da cinque liste dai nomi curiosi e allusivi: Viva l’Italia con Tiziana Meloni, Lega Centro con Giovanni Salvini, Per Roma, Grillo Parlante e Unione Pensionati. Ha 56 anni, è un imprenditore nel settore del turismo e ha detto di voler essere per Roma «il nuovo Spartaco che intende guidare la rivolta degli schiavi».
– Fabrizio Verduchi è un imprenditore, ha 42 anni e si candida con il movimento Italia Cristiana.
– Michel Emi Maritato è un tributarista, si presenta con la lista “Assotutela – Lista Civica per il governo cittadino di Roma” in difesa dei consumatori.
– Enrico Fiorentini è il candidato per la lista Movimento Politico Libertas e dice di essere «vicino ai principi democratico-cristiani».
– Carlo Priolo è un avvocato e commercialista si è candidato con una propria lista civica.
Cosa dicono i sondaggi
Da tempo i sondaggi danno al primo posto Virginia Raggi, ma negli ultimi giorni secondo alcune analisi il distacco dagli altri candidati si è ridotto. Al primo turno dopo Raggi il candidato con più preferenze dovrebbe essere Giachetti, seguito da Meloni e Marchini. Un’altra cosa costante, da ricerca a ricerca, è che se Raggi e Giachetti arrivassero al secondo turno vincerebbe Raggi.
I dati diffusi lunedì 16 maggio da Index per la trasmissione Piazza Pulita su La7 dicono che Raggi è al 27 per cento, Giachetti al 23, Meloni al 20, Marchini al 19,5 e Fassina al 5. Rispetto all’ultima rilevazione la differenza tra i primi due si è ridotta di due punti (il 9 maggio era del 6 per cento).
I dati Ipr per Porta a Porta sono simili, ma danno Raggi al 26 per cento e Giachetti al 24. Sempre secondo Ipr Meloni è al 21 per cento e Marchini al 20. La ricerca di Quorum/YouTrend per Il Fatto Quotidiano ha rilevato invece un distacco più ampio tra Raggi e Giachetti: al primo turno Raggi ha il 30,5 per cento e Giachetti il 24,7. Giorgia Meloni è al 21,1 e Alfio Marchini al 18,4. Al secondo turno, secondo l’indagine, passerebbero Virginia Raggi e Roberto Giachetti.
In caso di ballottaggio tra Raggi e Giachetti Quorum/YouTrend (nell’immagine qui sopra), Ipr e Techné (nell’immagine qui sotto) dicono che la candidata del M5S sarebbe in vantaggio contro il candidato del PD. I flussi di voto analizzati da Quorum/YouTrend mostrano anche che al secondo turno gli elettori di centrodestra voterebbero per Raggi: il 56 per cento degli elettori di Meloni e il 50 per cento degli elettori di Marchini.
Per Ipr se fosse Marchini a passare al secondo turno con Raggi, vincerebbe. Marchini otterrebbe il 51 per cento dei voti e Raggi il 49. Techné mostra un risultato praticamente rovesciato in un ipotetico ballottaggio: Raggi al 52 per cento, Marchini al 48. Per entrambi gli istituti di ricerca, se Raggi passasse al secondo turno con Meloni, invece, vincerebbe.
Cosa dicono i principali candidati
I programmi dei candidati sono tutti piuttosto generici, contengono obiettivi tanto vaghi quanto ambiziosi, e pochi dettagli sul come realizzarli in una città che ha un grosso debito e un apparato amministrativo mastodontico.
Lo slogan di Roberto Giachetti è “Roma torna Roma” e sul suo sito sono indicate 10 “piccole grandi cose” da fare subito per la città: ma sono cose come “mettere in ordine il bilancio”, senza grossi dettagli su come farlo a parte la lotta gli sprechi. Il traffico è il problema più affrontato dai candidati e probabilmente più sentito dai cittadini: Giachetti propone di aumentare le corsie preferenziali e dove possibile invertirne il senso di marcia, per migliorare e rendere più veloce il trasporto pubblico, e investire in metropolitane, tram e forme di trasporto alternative all’auto (anche qui, però, più facile a dirsi che a farsi).
Il programma di Giorgia Meloni è molto “patriottico” nei toni, diciamo. Dice per esempio: «Dobbiamo ripartire dal nostro orgoglio: questa è Roma! Roma la città più famosa al mondo. La città più gloriosa della storia. La capitale della nostra Patria. La capitale del cristianesimo». Meloni propone tra le altre cose di aprire «una vertenza decisiva e definitiva per far riconoscere alla Capitale uno status adeguato al suo ruolo, e metterla in condizione di competere alla pari con le altre metropoli europee». Anche lei promette genericamente di azzerare il debito, maggiore trasparenza e legalità, e dice che intende creare una holding per un miglior controllo di tutte le società partecipate dal comune che offrono servizi ai cittadini. Poi dice di voler «demolire il brutto per costruire e portare il Bello». Sulla questione dei migranti e della sicurezza dice che non sarà tollerato l’accattonaggio, che «lo status di nomade» sarà concesso al massimo «per il soggiorno di sei mesi in una apposita zona attrezzata e controllata» e che «se la tua cultura è contraria alle mie regole, al mio diritto, alla mia civiltà millenaria, o modifichi la tua cultura e lasci che davvero la Capitale possa accoglierti, offrendo e chiedendo rispetto, o non c’è posto per te».
Il simbolo della campagna elettorale di Alfio Marchini è un cuore rosso con la mappa di Roma. Il suo programma, generico quanto gli altri, dice di voler «fare Roma aperta, coesa, sostenibile, competitiva» e di voler «liberare le energie soffocate dai partiti». Marchini propone la creazione di un senato civico composto da rappresentanti della cultura, delle imprese e del lavoro con funzioni consultive e di indirizzo e chiede di rendere Roma Capitale un ente con uno statuto di autonomia speciale. Marchini tra le altre cose propone di creare un marchio “made in Rome” e una card per le categorie in difficoltà.
Le principali proposte nel programma di Virginia Raggi ricalcano quelle del Movimento 5 Stelle sulla mobilità e i rifiuti, e includono la creazione di una “task force” sugli appalti che limiti «gli affidamenti diretti e fermi la corruzione», la riorganizzazione del corpo di polizia locale, il «superamento dei campi rom». Raggi dice di voler completare e pubblicare il censimento del patrimonio immobiliare del comune, così da riutilizzare gli immobili esistenti e bloccare l’espansione della città, per arrivare alla «salvaguardia di quel che resta della campagna romana».