Lo sciopero della scuola di venerdì 20 maggio
È stato indetto per ottenere il rinnovo del contratto e contro alcune norme della riforma "La buona scuola": le cose da sapere
Venerdì 20 maggio è stato indetto uno sciopero generale nazionale della scuola, che durerà l’intera giornata. Lo sciopero coinvolge sia i docenti che il personale Ata (assistenti tecnico-amministrativi), ed è stato indetto dai tre sindacati confederali CGIL, CISL e UIL e dallo SNALS. È probabile che molte lezioni saltino e molte scuole possano rimanere chiuse: è prevista infatti un’alta adesione allo sciopero, proprio perché è stato proclamato in modo unitario dai sindacati più rappresentativi del settore della scuola. Sempre venerdì 20 maggio è previsto anche uno sciopero del personale delle università e degli enti di ricerca, proclamato da CGIL e UIL.
Ci saranno manifestazioni in molte regioni: la più importante davanti alla sede del ministero dell’Istruzione, in viale Trastevere a Roma, a partire dalle 9.30. A Milano ci sarà un presidio in piazza della Scala, sempre alle 9.30.
Le ragioni dello sciopero
Lo sciopero è stato indetto per protestare innanzitutto contro il mancato rinnovo del contratto collettivo, scaduto nel 2009. A questa rivendicazione si sono poi aggiunte le proteste contro la riduzione dell’organico del personale Ata, deciso dalla legge di stabilità 2015, e contro alcune delle norme introdotte dalla legge 107 del 2015 (la cosiddetta riforma “Buona scuola”).
In particolare i sindacati contestano le modalità di valutazione dei docenti introdotte dalla riforma e il principio della chiamata diretta degli insegnanti da parte dei dirigenti scolastici. Denunciano inoltre come il precariato nella scuola sia ancora un problema: nonostante le 86 mila assunzioni effettuate negli ultimi mesi, ci sono ancora 45 mila docenti inseriti nelle graduatorie a esaurimento. I sindacati chiedono inoltre il riconoscimento dei diritti dei docenti che hanno maturato i requisiti necessari all’assunzione a tempo indeterminato: in particolare quelli che hanno insegnato da supplenti per tre anni consecutivi, il limite massimo oltre al quale non possono essere reiterati i contratti annuali, come ha stabilito la Corte di Giustizia europea.
Il personale delle università e degli enti di ricerca sciopererà contro il blocco del turn-over nella pubblica amministrazione, e per chiedere un cambiamento del meccanismo di valutazione della ricerca scientifica, la stabilizzazione del personale precario e maggiori investimenti nel settore della ricerca.