«Cosa vuoi da me?»
Una prefazione di Marco Pannella a un libro del 1973, che racconta molto di chi fosse: per quello che dice e per come lo dice
Marco Pannella, uno dei più importanti politici italiani degli ultimi sessant’anni, è morto oggi a 86 anni: era da tempo malato di cancro e da diverse settimane le sue condizioni erano peggiorate parecchio. Pannella è stato un personaggio unico nella politica italiana per impegno, carattere e idee: sostenitore da sempre dei diritti civili, è stato negli anni sia direttore di due giornali di estrema sinistra – Lotta continua e Liberazione – che sostenitore del primo governo Berlusconi nel 1994, tra moltissime altre cose. In questa sua prefazione a un libro del 1973 (Underground a pugno chiuso! di Andrea Valcarenghi), ripubblicata oggi sul sito di IL, c’è un racconto di chi fosse: un po’ lo si legge nelle cose che dice, un po’ nel modo in cui le dice, ma aiuta a capire chi sia stato, almeno fino al 1973.
Carissimo Andrea,
mi chiedi una “prefazione” a questo tuo libro.
L’ho letto e riletto per settimane, compiendo i gesti della preparazione ad una critica, ad un giudizio, ad una presentazione, a questa apparente ed ennesima mia complicità o connivenza con qualcuno di voi. Annoto allora quel che mi par buono, ed è molto; quello da cui dissento, che non è poco; ricorro alle categorie di bello e di brutto e trovo bei racconti, davvero, come belle sono tante pagine, rasi, annotazioni cui dà ogni tanto risalto per contrasto il “brutto” della proclamazione ideologika-klassista, residuo obbligato del borghesaccio che eri e che come tutti noi rischi di tornare ad essere, preoccupazione tua e di tanti altri anziché occupazione piena e creativa; proclamazione, insomma, in luogo di azione di classe.
Cerco di comprendere perché mi hai chiesto questo servizio, per meglio adempierlo, umilmente e se possibile efficacemente, da compagno che accetta e vuole accrescere i labili o inadeguati motivi comuni di fiducia e di solidarietà. Non ci riesco.
Arrivo a sospettarti dei calcoli più imbecilli e frustri. Smadonno. Penso ad Umberto Eco, lettore-prefatore della nostra epoca scritta; ma no, piuttosto a Franco Fortini, Luigi Pintor, Adriano Sofri, cui dovevi rivolgerti, che dovevi convincere e che avrebbero saputo cogliere l’occasione per dirci un po’ meglio di quanto non sappiamo quel che siete, quel che siamo, e per rispondere nello stesso tempo alle loro diverse e così significative esigenze di moralità politica. Io queste cose non le so fare. Con all’orizzonte i miei cinquanta anni ed un quarto pieno di secolo, dietro le spalle, di impegno, di lotte (e di felicità: qui vi fotto tutti!) non ho scritto un solo libro, un solo saggio, non ho “pubblicato” nulla – semplicemente perché non ho potuto, perché non ne sono capace. Scorro le pagine che ti hanno dato Carlo Silvestro e Michele Straniero, così importanti, adeguate, ben costruite, magnificamente psico-pirotecniche. Spostale e saranno un’ottima prefazione.
Cosa vuoi da me? Pensi davvero che il mio nome sia divenuto merce buona per il mercato di compra-legge, o di chi vuoi o vorresti chiamare alla lettura con questo libro? No; ne ho la prova, so che sai che non è così. Tu non leggi i miei “scritti”, le migliaia di volantini ciclostilati, di comunicati-stampa, di foglietti del Partito Radicale, che sono le sole cose ch’io abbia mai prodotto, in genere scrivendole in mezz’ora, per urgenze militanti, nella bolgia di via XXIV Maggio ieri, in quella di via di Torre Argentina 18 oggi.
(Continua a leggere sul sito di IL)