Una scena di “Colonia”, con Emma Watson
È un thriller ispirato alla vera storia di Colonia Dignidad, la sede di un setta cilena che dopo il colpo di stato di Pinochet diventò un campo di prigionia
Colonia è un film diretto dal regista tedesco Forian Gallenberger, con Emma Watson, Daniel Brühl e Michael Nyqvist, l’attore svedese diventato famoso per Uomini che odiano le donne. Colonia uscirà in Italia il 26 maggio e racconta la storia di Lena (Watson) e Daniel (Bhrül) e di quello che succede loro dopo il colpo di stato cileno del 1973, quello con cui iniziò la dittatura militare del generale Augusto Pinochet: Daniel viene rapito dalla polizia segreta e Lena va a cercarlo a Colonia Dignidad, in una specie di setta religiosa da cui crede sia tenuto prigioniero per conto del nuovo governo cileno.
Benjamin Herrmann, il produttore del film, ha detto che Colonia è un film che si ispira ai «grandi thriller degli anni Settanta» e fa qualcosa di simile a quanto fatto negli ultimi anni da Argo e Imitation Game, che hanno raccontato una storia personale all’interno di importanti eventi storici, in forma di thriller. La scena qui sotto è nei primi minuti del film, quando Lena e Daniel ricevono una telefonata in cui gli viene detto che c’è stato il colpo di stato e Pinochet ha preso il posto di Salvador Allende.
Colonia Dignidad è un luogo vero. Oggi è un villaggio turistico che si chiama Villa Baviera ma quando fu costruita nel 1961 – 350 chilometri a sud di Santiago del Cile – divenne subito la sede di una setta fondata dall’ex medico delle SS Paul Schäfer. Ansa scrive che, secondo rapporti della CIA, Colonia Dignidad «fu rifugio di esiliati e simpatizzanti nazisti e negli anni della dittatura militare cilena (1973-1990) all’interno della colonia furono tenute prigioniere e torturate diverse persone. E servì come campo di allenamento per gli agenti della Dina, la temuta polizia politica di Pinochet».
Schäfer – interpretato da Nyqvist – fu il capo di Colonia Dignidad per quasi quarant’anni, durante i quali solo poche persone riuscirono a fuggire da quello che era a tutti gli effetti un campo di prigionia, già da prima di Pinochet. Dopo il colpo di stato le cose nel campo peggiorarono e Colonia Dignidad divenne un campo di torture per prigionieri politici e un luogo in cui si producevano armi e gas velenosi per la dittatura cilena. Alla fine della dittatura di Pinochet, Schäfer fuggì in Argentina, dove nel 2004 fu arrestato e poi estradato in Cile: fu condannato a 33 anni di carcere e morì nel 2010 in una prigione di Santiago del Cile. Gallenberger ha spiegato di aver fatto molte ricerche storiche prima del film e ha detto che «sebbene i due protagonisti siano inventati, ogni dettaglio relativo al film è storicamente confermato, anche alcuni dialoghi con Paul Schäfer sono autentici».