L’app per guadagnare con i selfie
Si chiama Pay Your Selfie e serve per fare ricerche di mercato diverse dalle altre
Pay Your Selfie è una start up che esiste dallo scorso settembre, co-fondata da Michelle Smyth, imprenditrice di Chicago che è anche CEO della società. Il suo prodotto principale è un’app che permette agli utenti di scattarsi delle fotografie con i propri smartphone mentre usano certi prodotti, e di ricevere in cambio dei soldi. Farsi pagare da grandi società per pubblicare sui social network delle foto che promuovano i loro prodotti è una pratica molto diffusa, ma solitamente coinvolge solo quegli utenti con centinaia di migliaia follower: la particolarità di Pay Your Selfie è che è rivolta agli utenti “normali”, indipendentemente da quanti follower hanno. Quello che è importante, infatti, non è quante persone vedono quelle foto, ma le informazioni che contengono: analizzando i selfie scattati con Pay Your Selfie le società possono capire cose sulle abitudini e le preferenze dei consumatori che magari nessuno di loro direbbe durante una normale indagine di marketing.
Gli utenti di Pay Your Selfie, che per ora è disponibile solo in Nord America, non possono scattarsi i selfie come vogliono e con i prodotti che vogliono, ma sono le aziende a commissionare delle specie di consegne: possono chiedere ad esempio agli utenti di fotografarsi mentre si lavano i denti. Per ogni consegna completata, gli utenti dell’app ricevono una cifra che va dai 20 centesimi al dollaro. Non si possono scattare più fotografie per la stessa consegna. Una volta accumulati 20 dollari di credito, gli utenti possono riscuotere i propri soldi. Le società raccolgono per ogni consegna decine di migliaia di fotografie, che vengono scansionate da un software per verificare che siano nitide e che in ognuna ci sia un volto. Per ogni foto che ritengono accettabile, le società danno a Pay Your Selfie due dollari, una parte dei quali va all’utente. Alla fine di marzo, Pay Your Selfie ha detto di aver raccolto in tutto 500mila selfie.
Crest, una marca di dentifrici della multinazionale Procter & Gamble, ha ad esempio scoperto con Pay Your Selfie che moltissime persone si lavano i denti tra le 4 e le 6 di pomeriggio. Con questo tipo di informazioni, le società possono modificare ad esempio le proprie strategie di marketing sui social network. Ravi Dhar, direttore del Center for Customer Insights alla Yale School of Management, ha spiegato al New York Times che i dati che le società raccolgono con Pay Your Selfie non sono gli stessi che si possono ottenere con le tradizionali ricerche di mercato. L’app permette agli utenti di condividere le foto sui propri profili sui social network, ma non è un obbligo: ci si può anche scattare una foto e caricarla solo sul database di Pay Your Selfie, privatamente. Secondo Aparna Labroo, docente di marketing Northwestern University Kellogg School of Management, questa caratteristica garantisce una maggiore autenticità nelle fotografie degli utenti.
L’11 per cento delle foto ricevute da Crest nella sua ricerca, ad esempio, erano selfie di persone che non indossavano una maglietta. Kris Parlett, che si occupa della comunicazione per P&G, ha spiegato che capita raramente con gli altri tipi di ricerche che i consumatori si dimostrino così a proprio agio nell’esporre la propria vita quotidiana. Spesso capita infatti che le cose che gli intervistati dicono di preferire non corrispondano alla realtà, ma più a quello che vogliono che si pensi di loro. Allison Shragal, un’utente di Pay Your Selfie intervistata dal New York Times, ha detto che ormai è così abituata all’app che non riguarda neanche le foto che si scatta: «All’inizio mi concentravo per fare una foto notevole, ma dopo averlo fatto per diversi mesi ora penso praticamente solo a svolgere correttamente la consegna».
Alex Blair, proprietario di quattro negozi di Freshii, una catena di supermercati canadese che vende snack biologici, ha usato Pay Your Selfie per chiedere agli utenti di scattarsi delle foto mentre mangiavano “snack salutari”. Moltissime delle foto raccolte mostravano persone con barrette Snicker – quindi non esattamente biologiche – e questo, ha detto Blair, ha modificato l’approccio della società al mercato di massa. La ricerca ha anche mostrato che i consumatori preferiscono gli snack ai centrifugati. Analizzando dove sono state scattate le foto si può capire in quali quartieri può essere redditizio aprire dei negozi, anche valutando se le persone nelle foto sono a casa o in ufficio. Oppure si può scoprire in quali negozi i prodotti di una certa marca vengono comprati di più.
Jean McLaren, presidente di Marc USA, un’agenzia pubblicitaria americana, ha detto al New York Times di apprezzare l’idea di ricostruire la dispensa di una persona mettendo insieme i suoi selfie: è un modo più economico e veloce di ottenere informazioni importanti, anche se al consumatore possono sembrare inutili. Prima lo si poteva fare solo con lunghe interviste telefoniche: «È voyerismo automatizzato», dice McLaren. Lo scorso dicembre, Pay Your Selfie ha anche fatto un proprio sondaggio sulle preferenze politiche dei suoi utenti: ha chiesto di fotografarsi con il pollice rivolto verso l’alto o verso il basso, a seconda che apprezzassero o meno il candidato repubblicano Donald Trump. Quasi tutti i pollici erano verso il basso.