Chi ha inventato il cosplay
La pratica di travestirsi come personaggi di film e fumetti è associata al Giappone, ma l'idea venne a un'americana negli anni Trenta
La pratica del “cosplay”, cioè vestirsi come personaggi di film, fumetti o cartoni animati a raduni e festival, è solitamente associata al Giappone ma, come racconta Jennifer Culp in un articolo sul sito Racked, fu inventata da una donna americana, Myrtle R. Douglas. Nel 1939 Douglas, che era nata nel 1904, partecipò alla prima World Science Fiction Convention (Worldcon) della storia insieme al suo compagno, Forrest J. Ackerman: entrambi indossavano dei futuristicostumes (letteralmente, “costumi futuristici”) ispirati al film del 1936 La vita futura, tratto dal romanzo di H. G. Wells The Shape of Things to Come. I costumi furono disegnati e realizzati da Douglas, che per questo viene considerata la prima cosplayer.
Myrtle Rebecca Douglas era atea, faceva parte della Los Angeles Science Fiction Society ed era una sostenitrice dell’uso dell’esperanto; tra il 1938 e il 1958 curò tre diverse fanzine di fantascienza, occupandosi di ogni dettaglio, dai contenuti alla stampa. Si faceva chiamare Morojo, un soprannome che inventò unendo le iniziali dei suoi nomi (M e R) e quella del secondo nome del suo compagno (J). Si sposò tre volte ed ebbe un figlio, ma con Ackerman – che incontrò durante un corso di esperanto – non si sposò mai; la loro relazione, sentimentale e creativa, durò dieci anni, fino alla metà degli anni Quaranta. Ackerman ebbe certamente un ruolo nell’invenzione del cosplay, ma fu Douglas l’ideatrice principale, dato che fu lei a disegnare e realizzare i costumi. Quello di Ackerman aveva grandi spalline e pantaloni alla zuava, quello di Douglas era una tutina con un mantello: due costumi molto simili a quelli di tanti supereroi.
Morojo, also known as *the* inventor of cosplay, rarely gets the credit she deserves https://t.co/wgU9Lgtt9L pic.twitter.com/1rpaNFpEZh
— The Goods by Vox (@thegoods) May 9, 2016
Nelle edizioni successive del Worldcon sempre più persone si travestirono come i loro personaggi di film e libri preferiti, e vennero organizzate gare per premiare i costumi più belli e originali. Douglas si travestì sia per l’edizione del 1941 che per quella del 1946 (tra il ’42 e il ’45 il raduno non si tenne a causa della Seconda guerra mondiale). In entrambe le occasioni i suoi costumi erano ispirati ai libri fantasy del giornalista e scrittore Abraham Merritt. Tra il 1941 e il 1958, anche dopo la rottura con Ackerman, Douglas continuò a frequentare il mondo della fantascienza e curò una fanzine in esperanto chiamata Guteto.
Cosplayer che indossano costumi ispirati a Star Wars al WonderCon 2016, a Los Angeles, il 25 marzo 2016 (Frazer Harrison/Getty Images).
Nel tempo a travestirsi non furono più solo gli appassionati di fantascienza, ma anche quelli di narrativa fantasy, di fumetti e manga, e poi di videogiochi e cartoni animati. Il termine “cosplay” fu coniato nel 1983 dallo scrittore giapponese Nobuyuki Takahashi a partire da “costume” e “play”. In Giappone – dove i raduni degli appassionati di fantascienza si svolgevano dagli anni Sessanta – esisteva già una parola per descrivere la pratica di travestirsi, “kasou“. Nell’articolo su Racked, Culp scrive che riconoscere il ruolo di Douglas nella storia del cosplay è importante perché quello dei “nerd” appassionati di fantascienza, di fumetti e videogiochi è un mondo piuttosto misogino o perlomeno poco accogliente nei confronti delle donne. Dopo che nel 2013 all’Aki-con di Seattle, negli Stati Uniti, una cosplayer minorenne venne sessualmente molestata, in molti si accorsero del problema e cercarono di reagire lanciando, tra le altre cose, una campagna social con lo slogan #CosplayIsNotConsent, a ribadire che se una ragazza si traveste non significa automaticamente che sia sessualmente disponibile.
La storia di Douglas è stata raccontata in una fanzine realizzata da Ackerman e da un suo amico, Elmer Perdue, dopo la morte di Douglas, avvenuta nel 1964. Douglas visse gli ultimi anni della sua vita nel deserto della California meridionale insieme al suo terzo marito, con cui condivideva una nuova passione, apparentemente in contrasto con il cosplay: il nudismo.