L’arresto di Mandela avvenne grazie a una soffiata della CIA?
Lo ha detto un ex diplomatico statunitense in Sudafrica, forse agente della CIA, prima di morire
Nelson Mandela fu arrestato dalla polizia sudafricana nell’agosto del 1962. Fu accusato di sabotaggio, di aver progettato una rivolta contro il governo e due anni dopo fu condannato insieme ad altre sette persone all’ergastolo: fu rinchiuso in una prigione e liberato, dopo 27 anni, l’11 febbraio del 1990. Diversi giornali internazionali scrivono oggi che l’arresto di Mandela sarebbe stato possibile grazie a una serie di informazioni fornite dai servizi segreti statunitensi. I sospetti sul coinvolgimento della CIA nella detenzione di Mandela circolano da tempo, ma finora non avevano mai avuto conferma. Donald Rickard, ex diplomatico statunitense e, secondo alcuni, ex agente della CIA, ha invece raccontato al regista britannico John Irvin di essere stato lui a comunicare alle autorità sudafricane del tempo i dettagli degli spostamenti di Mandela.
Negli anni Sessanta Donald Rickard era il vice console degli Stati Uniti a Durban, in Sudafrica, e nonostante non sia mai stato formalmente associato alla CIA diversi giornali scrivono che lavorò per l’agenzia almeno fino al 1978. Domenica 15 maggio il Sunday Times ha pubblicato un articolo in cui racconta che Rickard, due settimane prima di morire lo scorso marzo, ha dato un’intervista al regista Irvin che ha diretto il film Mandela’s Gun sugli ultimi mesi di libertà di Mandela prima dell’arresto. Rickard ha detto che Mandela fu arrestato dopo essere partito da Johannesburg per andare a Durban e che lui, senza specificare come, era a conoscenza di questo trasferimento. Fu organizzato un posto di blocco lungo il percorso e quando l’auto su cui si trovava Mandela fu fermata, gli agenti lo riconobbero nonostante avesse un passaporto falso e lo arrestarono.
Dopo numerose manifestazioni di protesta e duri scontri in piazza, tra cui il massacro di Sharpeville in cui 69 neri vennero uccisi dalla polizia, nel 1960 il governo razzista del National Party in Sudafrica – che aveva stabilito per legge l’apartheid – mise fuori legge l’African National Congress (ANC), il partito di Mandela. Mandela, che era vicepresidente nazionale del movimento, entrò in clandestinità e abbandonò la lotta non violenta, appoggiando una campagna di attentati e sabotaggi. Poco prima del suo arresto, secondo Rickard, Mandela stava per organizzare una grande ribellione di massa contro il governo.
Il Sunday Times scrive che Rickard avrebbe giustificato questo suo intervento dicendo che Mandela era «completamente sotto il controllo dell’Unione Sovietica», che «era il comunista più pericoloso del mondo al di fuori dell’Unione Sovietica» e che sarebbe potuta scoppiare una guerra in Sudafrica. Gli Stati Uniti quindi, «con riluttanza», dovettero intervenire: «Mandela doveva essere arrestato». Queste dichiarazioni, scrive la BBC, sembrano confermare i sospetti che la CIA facesse seguire Mandela e probabilmente aumenteranno le pressioni sull’agenzia per richiedere la desecretazione di una serie di documenti che potrebbero aiutare a chiarire il suo ruolo nell’arresto di Mandela.
Con questa sua nuova versione dei fatti, Rickard ha contraddetto quanto aveva dichiarato in passato negando con forza qualsiasi suo coinvolgimento nell’arresto di Mandela. Nel 2012, il Wall Street Journal aveva pubblicato un articolo sulle circostanze “misteriose” dell’arresto di Mandela: nell’articolo si citava anche un diplomatico statunitense al consolato di Durban che a una festa si sarebbe vantato di aver controllato la polizia nella vicenda della detenzione di Mandela. Si faceva il nome di Rickard, che viveva in Colorado e che al telefono aveva detto che non c’entrava nulla.
Intervistato sulle dichiarazioni di Rickard dall’agenzia di stampa AFP, l’attuale portavoce dell’ANC, Zizi Kodwa, ha parlato di «accuse molto gravi» dicendo comunque che non era stato rivelato niente di nuovo: «Abbiamo sempre saputo che alcuni paesi occidentali stavano collaborando con il regime dell’apartheid», ha detto Kodwa, aggiungendo anche la CIA continua a interferire ancora oggi nelle vicende politiche del Sudafrica. I responsabili della CIA, contattati da AFP, si sono rifiutati di commentare.