Daremo una mano alla Libia
Il nuovo governo riceverà armi e addestramento per combattere l'ISIS, nonostante l'embargo internazionale: lo ha annunciato il Consiglio di Sicurezza dell'ONU
I cinque membri permanenti con potere di veto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito e Francia – insieme ad altri 15 paesi tra cui l’Italia, hanno annunciato che forniranno armi e addestramento al governo di unità nazionale libico per combattere lo Stato Islamico (o ISIS). Per la precisione: al governo libico verranno date armi specifiche e verrà fornito addestramento alle guardie presidenziali e alla guardia costiera, per limitare il traffico di esseri umani diretto verso le coste italiane. La decisione presa a Vienna è molto importante perché la Libia è ancora sottoposta all’embargo sulla vendita di armi, per evitare che terroristi e milizie rivali prendano il potere: a parte le eccezioni stabilite a Vienna, l’embargo rimarrà comunque in vigore.
La Libia ha un governo di unità nazionale dallo scorso dicembre, quando dopo mesi di negoziati era stato nominato primo ministro Fayez Serraj. Il nuovo esecutivo era riuscito a insediarsi nella capitale Tripoli solo a marzo, a causa delle resistenze delle milizie locali e di uno dei due governi che si dividevano il controllo del paese. I due governi, almeno formalmente, esistono ancora oggi: quello di Tripoli, che controllava la Libia occidentale e che era formato da una coalizione di milizie islamiste, si è parecchio indebolito e molti suoi membri sono confluiti nell’esecutivo di Serraj (altri si trovano a Misurata); e quello di Tobruk, ancora esistente nella Libia orientale, continua a essere controllato da Khalifa Haftar, potente ex generale dell’esercito dell’ex presidente libico Muammar Gheddafi. Il governo di Tobruk resiste anche grazie all’appoggio di Egitto ed Emirati Arabi Uniti: a Vienna diversi governi occidentali – che sostengono Serraj – hanno provato a convincere i due paesi arabi a togliere l’appoggio ad Haftar, che continua a non voler riconoscere la legittimità del nuovo governo di unità nazionale libico.
La decisione presa a Vienna ha l’obiettivo di fermare l’avanzata dello Stato Islamico in Libia, che per mesi ha sfruttato le divisioni tra i due governi libici per conquistare territori, soprattutto sulla costa. La formazione di un governo di unità nazionale era particolarmente auspicata dall’Occidente, e anche dal governo italiano: per esempio si era parlato di un intervento militare straniero nel paese solo se autorizzato dal governo di Serraj.