Come Cannes è diventato Cannes
O anche: come un piccolo festival cinematografico di film d'autore è diventato quello che è oggi, con i tappeti rossi e tutto il resto
L’idea di fare un Festival del cinema a Cannes, in Francia, venne nel 1938 al diplomatico francese Philippe Erlanger. Al tempo esisteva già il Festival del cinema di Venezia, che però era controllato in tutto e per tutto dal regime fascista: l’idea di Erlanger era quella di fare una cosa simile, ma libera. Il primo Festival di Cannes fu organizzato nel 1939. Sarebbe dovuto iniziare l’1 settembre, ma quello stesso giorno la Germania nazista invase la Polonia e l’evento fu annullato: alla fine la prima edizione si tenne nel 1946, quando la Seconda guerra mondiale era già conclusa. Nei suoi primi anni, il Festival non andò troppo bene e per problemi di bilancio furono cancellate due edizioni, nel 1948 e nel 1950. Dal 1951 l’evento cominciò a tenersi in primavera – fino a quel momento si teneva a settembre, negli stessi giorni del Festival di Venezia – e da un paio di decenni è considerato il più importante festival cinematografico al mondo.
Il Festival di Cannes è sia un evento mondano, a cui partecipano registi, attori e celebrità internazionali, sia un momento importante per chi si occupa di cinema: per esempio mette insieme grandi film d’azione americani e piccole produzioni di registi da tutto il mondo. Ma non è sempre stato così. Il famoso critico statunitense Todd McCarthy ha spiegato su Hollywood Reporter cosa è stato il Festival nei suoi primi anni e perché a un certo punto è diventato qualcos’altro, più simile a quello che conosciamo oggi. Per capire come fosse percepito allora, McCarthy ha raccontato un aneddoto.
Il 15 maggio 1960 al Festival di Cannes ci fu la prima mondiale di L’Avventura di Michelangelo Antonioni. L’unico critico cinematografico presente scrisse a macchina la sua recensione, la mise in una busta e la spedì a New York, dove fu pubblicata 10 giorni più tardi. Ora andiamo al 18 maggio 2008, quando fu presentato Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo di Steven Spielberg e gli spettatori che lo videro iniziarono a twittare e scrivere recensioni e spoiler già dopo 20 minuti dall’inizio del film.
Dal 1960 al 2008, oltre a essere cambiate le tecnologie, sono cambiati anche i tipi di film presentati o proiettati a Cannes. Negli anni Sessanta, il periodo dell’aneddoto citato da McCarthy, Cannes era un festival molto elitario e dedicato esclusivamente a film d’autore: nel 1960 c’era L’Avventura di Antonioni, considerato ancora oggi uno dei migliori film del cinema italiano, ma anche La dolce vita di Federico Fellini, che si aggiudicò il premio come Miglior film. Non c’era Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, per capirci. Nel corso degli anni il Festival di Cannes diventò meno elitario: non si dimenticò dei vari Antonioni e Fellini, ma fu capace di affiancare loro film thriller, d’azione, di fantascienza e d’animazione. Film per il grande pubblico.
McCarhty scrive che negli anni Cinquanta e nei primi anni Sessanta fuori dalla Francia si parlava del Festival solo in riviste specializzate, in una «manciata di giornali e riviste europee» o, in certi casi, quando c’erano grandi notizie di gossip: per esempio le prime fotografie di Grace Kelly con il principe Ranieri III di Monaco. «Fino alla metà degli anni Sessanta Cannes era considerata una stuzzicante concorrente della gran dama che era Venezia», scrive McCarthy. Dalla fine degli anni Sessanta alcuni dei film presentati a Cannes iniziarono ad andare bene nei cinema, rendendo il Festival un evento importante anche dal punto di vista economico. Il Festival continuava però a essere qualcosa di poco internazionale – «i dialoghi dei film non in inglese erano tradotti in cuffia in tempo reale» – e molto più piccolo rispetto a quello che è oggi. McCarthy scrive che attori, attrici e registi camminavano tranquillamente per la Croisette senza essere disturbati: non c’era la grande attenzione mediatica che c’è oggi.
Il Festival divenne più internazionale negli anni Settanta, quando a Cannes arrivò una nuova generazione di registi: Robert Altman, Steven Spielberg, Sydney Pollack e Martin Scorsese (il suo Taxi Driver vinse la Palma d’oro nel 1976). Secondo McCarthy, il momento in cui Cannes divenne qualcosa di simile a quello che è oggi arrivò tre anni dopo, il 19 maggio 1979, quando ci fu la prima mondiale di Apocalypse Now di Francis Ford Coppola.
Era dal 1974 che non usciva un nuovo film di Coppola: quell’anno erano usciti Il padrino – Parte II e La conversazione, che vinse la Palma d’oro. Apocalypse Now era un film molto atteso e se n’era parlato molto anche per i tanti problemi di produzione. Coppola era considerato un autore, ma Apocalypse Now era tra quelli che avrebbero potuto avere molto successo. E infatti fu così: quell’anno Apocalypse Now vinse la Palma d’oro insieme a Il tamburo di latta del regista tedesco Volker Schlöndorff, un film solo-d’autore, che ebbe poco successo al cinema. Apocalypse Now è famosissimo ancora oggi e andò benissimo, ovunque e per anni: la prima volta che venne trasmesso in Italia – nell’ottobre 1985, su Canale 5 – fu visto da quasi 10 milioni di spettatori, facendo il 43 per cento di share.
Un altro importante momento nella trasformazione del Festival di Cannes fu il 1982, quando fu presentato E.T. l’extra-terrestre: «Alcuni addetti ai lavori si chiesero cosa ci faceva un film di fantascienza per bambini a un festival cinematografico, ma la proiezione fu un grande successo e riuscì a convincere gli scettici del fatto che Cannes poteva essere un’importante vetrina anche per film non-da-festival, a patto che fossero fatti bene».
Qualche anno dopo la Palma d’oro andò a Barton Fink – È successo a Hollywood dei fratelli Coen, e a Pulp Fiction di Quentin Tarantino. Negli ultimi anni a Cannes non hanno quasi mai vinto film che poi sono andati benissimo al cinema. Dal Festival sono però passati – spesso fuori concorso – alcuni dei più importanti film dell’anno. Nel 2015 furono presentati Inside Out – un film d’animazione «fatto bene», anche per bambini – e Mad Max: Fury Road, un film d’azione che ha vinto sei Oscar e ha incassato in tutto il mondo circa 380 milioni di dollari (più del doppio di quanto è costato). Il suo regista, George Miller, è presidente di giuria del Festival di quest’anno.