Una scena di “Fiore”
Uno dei due film italiani presentati a Cannes – di uno dei registi di "Gomorra", tra le altre cose – racconta la storia d'amore di una ragazza detenuta in carcere
Non c’è nessun film italiano in concorso alla 69esima edizione del Festival del cinema di Cannes, ma ce ne sono alcuni in altre sezioni. Nella sezione “Un certain regard” verrà presentato Pericle il nero di Stefano Mordini (già regista di Acciaio) mentre nella sezione “Quinzaine des Realisateurs” saranno presentati due film italiani – La pazza gioia di Paolo Virzì e Fiore di Claudio Giovannesi –oltre al giù proiettato Fai bei sogni di Marco Bellocchio. Giovannesi, nato nel 1978, è il regista di La casa sulle nuvole (2009), del documentario Fratelli d’Italia (2009), di Alì ha gli occhi azzurri (2012) e del documentario Wolf (2013). Giovannesi è anche uno dei registi della seconda stagione della serie Gomorra.
In Fiore gli interpreti principali – Daphne Scoccia, Josciua Algeri – non sono attori professionisti e interpretano personaggi che hanno il loro stesso nome: anche questo film di Giovannesi, come già Alì ha gli occhi azzurri, è ispirato al cinema di Pier Paolo Pasolini. Giovannesi ha scritto la sceneggiatura del film insieme allo sceneggiatore Filippo Gravino e alla scrittrice Antonella Lattanzi. La fotografia è di Daniele Ciprì.
La trama
Fiore – che uscirà nelle sale il 25 maggio a Roma e Milano e il 1 giugno nel resto d’Italia – racconta la storia di Daphne, una ragazza detenuta in un carcere minorile per aver commesso una rapina. Nonostante nel penitenziario ragazzi e ragazze siano tenuti divisi, Daphne si innamora di Josh con cui comunica attraverso le sbarre e grazie a lettere scambiate di nascosto durante i pasti nella mensa comune. Per scrivere il film Giovannesi ha frequentato per sei mesi il carcere minorile di Roma; il regista ha cercato di rappresentare il carcere come un luogo che prima ancora della libertà priva le persone della possibilità di essere amate.
Una scena
Questa scena mostra il primo colloquio in carcere tra Daphne e suo padre interpretato da Valerio Mastrandrea, che insieme all’attrice rumena Laura Vasiliu (coprotagonista di 4 mesi, 3 settimane 2 giorni di Christian Mungiu) è l’unico attore professionista che ha lavorato al film.