Il caso Mattei (1972)
di Francesco Rosi
È un film biografico su Enrico Mattei, il presidente dell'ENI morto nel 1962. THR scrive che il film è una «coinvolgente unione di documentario e finzione». Vinse il premio più importante del Festival insieme a un altro film italiano: La classe operaia va in paradiso di Elio Petri. Il protagonista di entrambi i film è Gian Maria Volonté, che però non vinse il premio per il Miglior attore.
L'albero degli zoccoli (1978)
di Ermanno Olmi
«Una delle più grandi e trascurate opere del neorealismo italiano», scrive THR. Gli attori sono veri contadini della provincia di Bergamo in cui è ambientata la storia, e il film fu girato in dialetto bergamasco e poi ri-doppiato dagli stessi attori per la versione in italiano.
Rosetta (1999)
di Jean-Pierre and Luc Dardenne
I fratelli Dardenne vinsero la Palma d'oro anche nel 2005, grazie al film L'Enfant - Una storia d'amore, che nella classifica di THR è al 55esimo posto. THR ha scritto che Rosetta ha mostrato al mondo la capacità dei fratelli Dardenne di creare «un realismo crudo ma compassionevole» attraverso la storia di un'adolescente belga che vive con una madre alcolizzata.
Sotto il sole di Satana (1987)
di Maurice Pialat
È un film drammatico tratto da un omonimo romanzo di Georges Bernanos: è la storia di un prete (interpretato da Gerard Depardieu) e di una giovane donna che uccide due suoi amanti. E sì, come si intuisce dal titolo, c'entra anche Satana. Erano passati 21 anni dall'ultima volta che un film francese aveva vinto il più importante premio di Cannes.
All That Jazz - Lo spettacolo comincia (1979)
di Bob Fosse
È un musical interpretato da Roy Scheider e Jessica Lange, tra gli altri. THR scrive che «Fosse è riuscito a fare l'impossibile: ha raggiunto – e persino superato – il suo film Cabaret, che ha vinto l'Oscar, ed è riuscito a fare questo musical magnetico su un coreografo donnaiolo e drogato che flirta con la morte».
Se... (1969)
di Lindsay Anderson
È il primo film della trilogia dedicata da Anderson al personaggio immaginario di Mick Travis. Gli altri due titoli sono O Lucky Man! e Britannia Hospital. Il protagonista e Malcolm McDowell e THR scrive che il film «ha la capacità di colpire lo spettatore, soprattutto in quell'ultima leggendaria scena».
Padre Padrone (1977)
di Paolo e Vittorio Taviani
È tratto, con molte differenze, da un omonimo romanzo autobiografico di Gavino Ledda. È la storia di un ragazzo che nella Sardegna degli anni Quaranta cerca di emanciparsi ma se la deve vedere con il padre. THR scrive che il film è anche una metafora di come i fratelli Taviani cercarono di distanziarsi dal neorealismo italiano reso famoso soprattuto dai film di Roberto Rossellini, che quell'anno era presidente di giuria.
Il tamburo di latta (1979)
di Volker Schlondorff
Quell'anno il film – che parla di un bambino che decide di non voler crescere più – passò un po' in secondo piano perché vinse ex aequo con Apocalypse Now di Francis Ford Coppola. Il tamburo di latta è l'adattamento di un romanzo Gunter Grass e THR scrive che è un film «tanto ambizioso e oltraggioso quanto Apocalypse Now».
Pulp Fiction (1994)
di Quentin Tarantino
«Grazie a questo capolavoro ruvido e pieno di sangue Tarantino prese i film di exploitation [quelli con sesso e violenza] e li fece diventare arte di alto livello, lasciando un segno indelebile nella cultura e nell'industria del cinema: Pulp Fiction è stato il primo film prodotto da una casa cinematografica indipendente a incassare più di 100 milioni di dollari», scrive THR.
Apocalypse Now (1979)
di Francis Ford Coppola
THR scrive che è un film «pazzo, che fa impazzire, incasinato, diretto in modo brillante». Quando Coppola lo presentò a Cannes disse: «Questo film non è sul Vietnam, è il Vietnam».
Kagemusha - L'ombra del guerriero (1980)
di Akira Kurosawa
È ambientato nel Giappone del Sedicesimo secolo ed è la storia di un piccolo ladro che finisce per dover impersonare un importante generale. Il film vinse la Palma d'oro insieme a All That Jazz - Lo spettacolo continua, che in questa classifica è al 16esimo posto.
Il sapore della ciliegia (1997)
di Abbas Kiarostami
È un film drammatico iraniano e parla di un uomo che gira l'Iran per trovare qualcuno che gli prometta di seppellirlo sotto un albero di ciliegio dopo che lui si sarà suicidato.
La conversazione (1974)
di Francis Ford Coppola
THR scrive che «è stato fatto in un lampo tra Il padrino e Il padrino - parte II» e che questo «esistenziale thriller di spionaggio è diventato da allora il punto più alto del genere». Il protagonista del film è Gene Hackman.
Viridiana (1961)
di Luis Bunuel
È un film in bianco e nero che vinse a pari merito con L'inverno ti farà tornare di Henri Colpi. La protagonista è una giovane novizia che prima di diventare suora viene mandata a passare del tempo con suo zio, l'unico parente che le rimane.
Quando volano le cicogne (1958)
di Mikhail Kalatozov
È l'unico film russo ad aver vinto la Palma d'oro. È un film romantico e drammatico, ambientato durante la Seconda guerra mondiale. THR scrive: «ogni faccia, anche quelle che si vedono per un secondo, racconta una storia di sofferenza, amore e perdita».
Les Parapluies de Cherbourg (1964)
di Jacques Demy
È una commedia musicale francese in cui ogni singola parola è cantata: i protagonisti sono Nino Castelnuovo e Catherine Deneuve.
Blow-Up (1966)
Michelangelo Antonioni
È un film drammatico ispirato al racconto Le bave del diavolo dell'argentino Julio Cortázar e nel cast ci sono David Hemmings, Vanessa Redgrave e Jane Birkin. THR scrive che è bellissimo e senza tempo ma che non è il miglior film che Antonioni ha presentato a Cannes. Il suo miglior film è, secondo THR, L'Avventura, che nel 1960 non vinse però la Palma d'oro, che andò a La dolce vita di Federico Fellini.
Taxi Driver (1976)
di Martin Scorsese
«La sua frase più famosa – "You talkin’ to me?" – suggerisce il grande desiderio del protagonista Travis Bickle di poter parlare con qualcuno che lo voglia ascoltare». Il grande drammaturgo Tennessee Williams nel 1976 era presidente della giuria al Festival di Cannes: dopo averlo visto disse che «i film non dovrebbero trarre diletto nello spargere sangue e nell’indugiare su terribili crudeltà, come se fossimo in un’arena romana». Il film vinse comunque la Palma d’Oro, nonostante le riserve di Williams, ma l’annuncio fu fischiato dal pubblico.
La Dolce Vita (1960)
di Federico Fellini
THR scrive che «quello che è eterno in questo film è la malinconica presa d'atto da parte di Fellini che dietro ai peccati, alle redenzioni e alle distrazioni della modernità c'è solo il vuoto».
Il gattopardo (1963)
di Luchino Visconti
«Questo capolavoro italiano rappresenta la sintesi cinematografica del classicismo europeo nella letteratura, nella musica e nell'arte», scrive THR.