Jillian Mercado, modella disabile
Si fa fotografare in sedia a rotelle e quando ha iniziato, 6 anni fa, era praticamente l'unica
di Caitlin Gibson – The Washington Post
La prima volta che pensò seriamente di diventare una modella professionista, Jillian Mercado decise di cercare qualcuno a cui ispirarsi. Accese il suo computer e si mise a cercare su Internet una modella che le assomigliasse: una persona con una disabilità fisica, in sedia a rotelle. Sono passati sei anni da quel momento: Mercado all’epoca era una studentessa di marketing della moda all’Institute of Technology di New York, le modelle disabili erano rare e la sua ricerca non diede risultati. «Non pensavo sarebbe stato possibile», ha detto Mercado parlando della carriera che desiderava, «non perché pensavo di non esserne all’altezza, ma perché non vedevo nessun altro come me in quel settore. Semplicemente non esisteva niente del genere».
Ma Mercado, a cui da adolescente fu diagnosticata una forma di distrofia muscolare, ha contribuito a cambiare le cose. Due anni fa decise di impulso di partecipare a un casting per una campagna pubblicitaria di Diesel Jeans, finendo per essere selezionata (Una delle domande sul questionario del casting era: «Perché dovremmo scegliere te?», a cui Mercado rispose: «Perché voglio cambiare il mondo»). L’anno scorso Mercado ha firmato un contratto con IMG Models, un’agenzia molto grossa che rappresenta alcune delle modelle più importanti del mondo, come Gisele Bündchen, Kate Moss e Heidi Klum, oltre a un gruppo sempre più variegato di modelle emergenti.
Mercado nella campagna di Diesel Jeans, il suo primo lavoro come modella (gentile concessione di IMG)
Mercado è una di loro, ed è tra le circa dieci modelle latino-americane che hanno partecipato alla campagna di marketing dei centri commerciali americani Target, mandata in onda per la prima volta sul canale statunitense in lingua spagnola Telemundo, durante i Billboard Latin Music Awards. È stato un altro passo fondamentale per la carriera di Mercado, che poche settimane prima era già apparsa nella campagna pubblicitaria per gli articoli di merchandise di Formation, il tour di Beyoncé. Per la riservata 28enne americana di origini domenicane, che alle medie veniva tormentata dai bulli, apparire in TV in prima serata con altre modelle scelte da Beyoncé sembra ancora una cosa incredibile. «È esattamente quello che speravo quando ero una ragazzina», ha raccontato Mercado, «sognavo di avere questa opportunità».
Il rapido successo di Mercado è stato definito dai giornali statunitensi come una vittoria per i 53 milioni di americani adulti con disabilità, che raramente vengono rappresentati in campagne pubblicitarie importanti. Ma per Mercado il fatto che le sue apparizioni attirino ancora così tanta attenzione – un aspetto da sottolineare e celebrare come un’eccezione alla regola – significa che c’è ancora molto lavoro da fare. «Alla fine quello che facciamo è cercare di far diventare normale la diversità», ha detto Mercado parlando di IMG, che rappresenta anche la modella “plus size” Ashley Graham e Hari Nef, modella, attrice e scrittrice transgender. «Le persone dovrebbero sentirsi rappresentate negli editoriali, nelle riviste e negli spot», ha detto Mercado.
Mercado nella campagna di Target (gentile concessione di Target)
Mercado non è la prima modella disabile ad avere successo in un settore caratterizzato da norme di bellezza convenzionale molto rigide. Già nel 1997 la catena di grande distribuzione Nordstrom aveva impiegato modelle disabili nei suoi cataloghi, e nel 1998 lo stilista Alexander McQueen aveva fatto sfilare l’atleta paralimpica Aimee Mullins, che aveva subito l’amputazione di entrambe le gambe. All’epoca in cui Mercado era in cerca di un mentore esempi rivoluzionari simili erano ancora pochi, ma negli ultimi anni i casi come il suo sono aumentati. Nel 2014 Danielle Sheypuk è diventata la prima modella in sedia a rotelle a sfilare alla Settimana della moda di New York, e l’anno scorso l’attrice Jamie Brewer e la modella australiana Madeleine Stuart sono state le prime modelle con la sindrome di Down a partecipare all’evento. Sempre nel 2015 il modello britannico Jack Eyers è stato il primo con arto amputato a partecipare a una sfilata a New York.
Imporsi nel mondo della moda è già di per sé una cosa difficile, ma per Mercado – che lavora anche come consulente di design e fashion blogger – ci sono anche altri problemi. Il suo lavoro da modella comporta ostacoli a cui i suoi colleghi senza disabilità non devono nemmeno pensare. La malattia di Mercado, che causa un progressivo indebolimento e la perdita muscolare, fa sì che ogni sua uscita debba essere pianificata con attenzione e sia necessario più tempo del normale: invece di prendere un taxi, Mercado ha bisogno di un veicolo dotato di una rampa d’accesso per le sedie a rotelle. Non tutti i posti, poi, sono accessibili: «Capita che ci siano dei gradini e che lo studio non abbia un ascensore», ha raccontato. Durante le sessioni fotografiche, alcuni movimenti e certe pose per lei non sono possibili. I suoi collaboratori però hanno sempre trovato il modo di aggirare questi ostacoli e Mercado ha detto di non essere mai stata esclusa da una campagna a causa della sua disabilità. «Non è mai successo che qualcuno non riuscisse a ottenere quello che voleva da me come modella», ha detto, «nessuno ha mai detto: “Ha una disabilità, questa cosa non funzionerà perché le foto non saranno belle».
Ironicamente, è la situazione opposta che può darle dei pensieri. Come altri modelli disabili (tra cui Eyre, che ha raccontato di essere preoccupato di poter comparire nelle campagne perché la sua è «una storia triste da raccontare, per una volta»). Mercado teme che l’aspetto che inevitabilmente la caratterizza, quello di essere una modella con disabilità, porti alcune aziende a essere attirate dalla prospettiva di un ritorno di immagine invece che dal suo talento. «Alcune persone pensano subito che in questo modo la stampa parlerà di loro, ha detto Mercado. «È una cosa che tengo sempre presente quando accetto un progetto. Bisogna parlare con le persone con cui si lavora e chiedere: “Qual è l’idea dietro questi scatti, cosa cerchiamo di fare?”». Per Mercado la risposta dovrebbe essere la stessa data a qualsiasi altra modella. «Sono una modella e se un’azienda di abbigliamento vuole promuovere i propri capi su di me è fantastico. Ma non ci dovrebbe essere nient’altro».
Mercado ha un carattere allegro e sicuro di sé che ha tirato fuori con fatica, e ci ha messo anni per accettare il suo corpo. Ricorda ancora la sua adolescenza infelice, quando veniva tormentata da compagni di classe crudeli: «c’era chi mi diceva che avrei dovuto arrendermi, che era tutto inutile». Il suo piccolo corpo ha più di dieci cicatrici chirurgiche. Mercado ha raccontato di essersi sentita allo stesso tempo nervosa ed emozionata quando, l’anno scorso, aveva deciso di mostrare le sue cicatrici durante una sessione fotografica per l’azienda di intimo Thistle & Spire. «Anche se sono molto diretta per le cose in cui credo, rimango una persona molta timida, ma ho accettato la sfida, perché le persone disabili sono spesso viste come un feticcio anziché come persone in grado di essere sexy». Mercado ha posato con una sottoveste semi-trasparente, i capelli biondi ossigenati e con un taglio vagamente punk, e la bocca imbronciata in modo sensuale, mentre si appoggiava alla ringhiera di un tetto.
Mercado ribadisce spesso che chiunque dovrebbe sentirsi sexy così com’è: «Non ci si dovrebbe vergognare del proprio corpo, spero che nella mia vita avrò l’occasione di vedere una modella disabile sfilare per Victoria’s Secret, perché è questo il tipo di cosa che la gente considera sexy». Nel frattempo Mercado si concentra sul suo lavoro e sul suo blog, dove incoraggia chi vuole seguire il suo esempio: quando la prossima generazione di modelle con disabilità cercherà su Internet qualcuno a cui ispirarsi, troveranno lei. «Ho trasformato la mia debolezza in un punto di forza, e credo che a poche persone sia stata data un’opportunità del genere», ha detto Mercado, «è come se stessi guardando una versione più giovane di me e le dicessi che andrà tutto bene. Sono l’esempio che dimostra che si può fare quello che si vuole perché… Perché sì! Si può e basta».
© 2016 – The Washington Post