Cinque consigli di business dai Rolling Stones
Un biografo dei Rolling Stones dice che dietro l'epocale successo della band ci sono alcune lezioni valide un po' per tutti
Ric Cohen, noto giornalista e saggista americano che sta per pubblicare una nuova biografia dei Rolling Stones, ha scritto un articolo per il Wall Street Journal in cui sostiene che la band sia «una delle aziende più dinamiche, solide e redditizie in tutto il mondo». La definizione di Cohen è volutamente provocatoria, dato che nell’immaginario comune una rock band è quanto di più lontano si possa immaginare da un’azienda, con le sue gerarchie, le decisioni a tavolino e la vita sedentaria. Cohen sostiene però che il successo dei Rolling Stones si debba anche a una certa loro mentalità “imprenditoriale”, evidente soprattutto nei primi anni: per questo motivo ha messo insieme cinque “lezioni” che si possono ricavare dalla storia della band e che possono tornare utili a manager e imprenditori.
1) Scegli il nome giusto
Il nome precedente dei Rolling Stones, quando furono fondati nel 1962, era “Little Boy Blue and the Blue Boys”. Un giorno prima del loro primo importante concerto al Marquee di Londra, il primo chitarrista della band Brian Jones decise di cambiare il nome della band in “Rollin’ Stones”, in onore dell’omonima canzone di Muddy Waters. Cohen racconta che fu il primo manager della band, Andrew Oldham, a insistere perché cambiassero leggermente il nuovo nome, spiegando: «Come potete pretendere che la gente vi prenda sul serio quando non volete nemmeno fare la fatica di pronunciare il vostro nome per intero?». Oggi “Rolling Stones” è diventato un brand, tanto che anche il più famoso magazine musica rock si chiama più o meno nello stesso modo.
2) Capisci cosa vuole il mercato
Negli anni seguenti al successo dei Beatles, la scena musicale europea si riempì di band che cercavano di scimmiottarne musiche e abbigliamento. I Rolling Stones scelsero di stare dalla parte opposta, cercando di intercettare la nicchia di persone a cui i Beatles non piacevano perché troppo “mainstream”. Spiega Cohen: «Piuttosto che provare a diventare i nuovi Beatles, come fecero molte altre band, gli Stones diventarono i loro opposti. I Beatles rappresentavano la pulizia, gli Stones la trascuratezza. I Beatles erano l’amore, gli Stones il sesso. Furono bravi a riconoscere uno spazio e a occuparlo».
3) Ruba, prendi in prestito
I Rolling Stones sono nati come una cover band che faceva classici blues americani, di cui il chitarrista Keith Richards e il cantante Mick Jagger erano grandi appassionati. Molte delle prime loro canzoni erano adattamenti di quelle canzoni: un buon esempio è “The Last Time”, la prima canzone composta da Jagger e Richards. È basata principalmente sul classico gospel “This May Be the Last Time”, a cui i Rolling Stones si sono “limitati” ad aggiungere quelle che sarebbero diventate le caratteristiche principali dei loro pezzi più famosi: un riff iniziale di chitarra, un ritmo ben definito e dei temi “bassi”. «Una canzone che parla di Gesù e del Giorno del Giudizio è diventata una che parla di ragazze e adolescenti che vengono puniti», sintetizza Cohen.
4) Liberati dei pesi morti, prima che ti trascinino in basso
I membri iniziali dei Rolling Stones furono scelti dal primo chitarrista Brian Jones, che tuttora è considerato il fondatore del gruppo. Jones era considerato un genio della musica, e fu lui il leader della band nei primissimi anni: nella seconda metà degli anni Sessanta diventò sempre più dipendente dalla droga, cosa che lo rese inaffidabile e lontano dalla vita della band. L’8 giugno 1969 Jones venne cacciato dagli altri membri dei Rolling Stones. Morì annegato in una piscina dopo aver assunto droghe.
5) Non smettere mai di reinventarti
Cohen fa notare che i Rolling Stones hanno attraversato almeno cinque fasi nella loro carriera: sono stati, nell’ordine, una cover band, una pop band degli anni Sessanta, una band di acid-rock pochi anni dopo, una band di “musica leggera” negli anni Settanta e quasi parte della New Wave negli anni Ottanta: poi hanno smesso di evolversi, ma solo perché sono invecchiati. Spiega Cohen: «I Beatles probabilmente hanno prodotto più hit di loro, ma non possono nemmeno competere con i Rolling Stones per quanto riguarda le reinvenzioni di se stessi. I Beatles si sono reinventati una o forse due volte. Gli Stones l’hanno fatto così spesso che si possono considerare immortali».