“Gomorra”, dieci anni dopo
Nella nuova introduzione al suo romanzo più famoso Roberto Saviano fa un bilancio di come gli ha cambiato la vita
Repubblica ha pubblicato un estratto della nuova introduzione scritta da Roberto Saviano per Gomorra, il suo famosissimo romanzo sulla camorra, dal quale è stata tratta l’omonima serie tv di Sky, la cui seconda stagione comincia martedì 10 maggio. Gomorra uscì nel 2006, dieci anni fa, e Saviano nell’introduzione racconta come il libro gli abbia cambiato la vita – da allora vive sotto scorta – e di come all’epoca gli fu proposto di firmare il romanzo con uno pseudonimo: «rifiutai di farlo perché volevo che il mio nome significasse responsabilità e scelta. (…) Non avevo la minima idea di cosa sarebbe accaduto, eppure, a saperlo prima e a pensarci adesso, avrei fatto e farei tutto di nuovo senza cambiare una virgola». Gomorra, pubblicato da Mondadori, ha venduto oltre 2 milioni di copie in Italia ed è stato tradotto in 52 diversi paesi. Anche la serie tv di Sky ha avuto un grande successo, ed è stata venduta in decine di paesi nel mondo.
DIECI anni, dieci anni, dieci anni, dieci anni, dieci anni, dieci anni, dieci anni, dieci anni…
Ho sentito la mia voce pronunciare queste nove lettere dopo averle ripetute a mente infinite volte. E ho iniziato a scrivere queste righe quasi per gioco, per imitare Jack Torrance in Shining e il suo “Il mattino ha l’oro in bocca”. Ripeto le mie nove lettere per convincermi, per fare i conti con questi dieci anni trascorsi da quando la prima persona ha avuto Gomorra tra le mani e ne ha iniziato la lettura. Quei primi mesi furono indescrivibili. Mi chiamava chiunque mi avesse visto anche solo una volta nella vita, anche solo per strada e per caso. Erano in molti a sentire di dovermi dire cosa pensassero del libro, a sentire la necessità di comunicarmi cosa avevano provato nella testa e nella carne.
Mi chiamavano per dirmi che lo avevano letto e lo avevano regalato. Mi chiamavano per dirmi che avevano fatto appena in tempo a finire di leggere l’ultima parola che c’era già un amico pronto a ricevere il testimone, a prendere un libro già letto da altri per allungarne la vita. Così è nato Gomorra. A Napoli, a Caserta, in Campania e poi oltre. Il boss casalese Antonio Iovine ha detto: “Saviano con Gomorra ci ha portati in America”, e io sto ancora qui a chiedermi se davvero un libro possa esistere a prescindere da chi lo ha scritto. E se chi lo ha scritto può prescindere da parole che prima di essere inchiostro su carta sono state pensiero, umori, vita. Talvolta mi viene da pensare (e da sperare) che è necessario riuscire a separare la storia di un libro da quella del suo autore. Mi piace credere che siano due storie completamente diverse. Che l’oggetto assuma una vita propria e l’uomo ne diventi l’appendice. Prima che il libro esista, che esista materialmente intendo, è l’autore ad avere lo scettro. Prima che il libro sia scritto è l’autore a dominare la materia, perché è tutto ancora nella sua mente, in quella fase difficilissima e frenetica che serve a foggiare parole e sostanza. Ma una volta scritto, l’impressione è che sia lui, il libro, a dominare.