Scribblitti, storie delle persone e delle loro pareti
I lavori di Hu-Be, artista che viene a casa vostra, vi ascolta, e poi ve la disegna
Hu-Be è il nome con cui si firma un artista di 33 anni, di Reggio Emilia, che ha esposto in molti posti del mondo le sue opere, spesso riconoscibilissime per la complessità e dettaglio del disegno. Alcune di quelle cose le aveva mostrate anche sul suo blog sul Post, ma poi è passato del tempo e ne ha fatte altre e diverse. Negli ultimi mesi, però, si è inventato un progetto che riprende quelle immagini e complessità tra il fumetto e la miniatura, che ha chiamato “Scribblitti”. La cosa più particolare e immediata, però, non è ancora il contenuto e la forma delle opere, ma l’idea e il contesto, che lui racconta così.
Ero in macchina con un carissimo amico. Lo stavo accompagnando per una commissione che doveva realizzare lungo il corridoio interno di un forno a Modena. Siamo arrivati che erano le sette di sera e i proprietari, dei romani molto simpatici, ci hanno accolto con un affetto raro offrendoci un caffè e della pizza. Tanto caffè e un mare di pizza. Quella bassa e croccante. E ancora caffè. Caffè. Caffè. Insomma ero lí, il mio amico aveva iniziato i lavori, avrei dovuto aspettarlo un po’ di tempo e ho chiesto di poter fare un disegno anche io alla fine della L del locale senza sapere esattamente cosa avrei realizzato. Così dopo un po’ di tempo mi sono accorto girandomi che un po’ di gente stava guardando la scena, fotografando, filmando dalla vetrata esterna. Ero il più divertito di tutti perché non avevo idea di poter scarabocchiare con un pennarello una parete con il permesso di qualcuno. Mi piaceva quella sensazione, un sacco. Mi piaceva questo ribaltamento di prospettiva in cui se avessi avuto tre anni sarei stato punito e terrorizzato, ma ne avevo trenta e tanto bastava come autorità a far credere che sapevo quello che stavo facendo. E non lo sapevo. Non sapevo cosa sarebbe saltato fuori ma lo stavo facendo comunque, ogni tratto era il prodotto di una ipotesi, e devo dire che questa sensazione di per se era stupenda. Senza un proiettore né dei segni di matita preparatori stavo costruendo una immagine di qualche metro, fluida, salendo e scendendo dalla scala e spostandola di mano in mano. Dopo tre ore avevo realizzato quello che considero il “come è iniziato Scribblitti”.
Questo lo spunto, ma poi il progetto è stato pensato, discusso, assestato, perfezionato, ed è diventato un’altra cosa, firmata appunto col nome di Hu-Be: l’autore viene contattato da un committente che lo invita a lavorare su una parete di casa sua, o di un altro spazio proprio, e insieme si conoscono, discutono, raccontano, condividono idee e storie. Soprattutto storie, che sono quelle che poi Hu-Be inizia a disegnare.
Scribblitti funziona così: ogni persona, ogni coppia o famiglia viene incontrata al mattino. Facciamo colazione insieme e intanto li intervisto prendendo appunti su quello che mi raccontano. Alcune persone sono dei fiumi in piena e mi scrivono già settimane prima dell’incontro raccontandomi cose molto importanti che desiderano essere comprese al meglio, con altre è necessario sapere fare le domande giuste per cogliere i primi appigli. L’intervista per me è fondamentale. Ognuno ha i propri ricordi, la sua storia, dei temi che mi vengono consegnati o che riesco a trovare attraverso il dialogo, varie tazze di caffè e un buon numero di biscotti. Al termine della giornata il lavoro è completato e quello che è successo in quel tempo e quello che ho disegnato fanno parte di quel posto e di quelle persone e non sarebbero potuti accadere in un altro luogo, credimi.
Il risultato è questo.
Posso cercare di spiegare qui dopo una quarantina di pareti e persone incontrate in una settantina di giorni che fare parte di una giornata di Scribblitti è una esperienza molto particolare. Molto particolare. Per me, per le altre persone, per la casa e il rapporto che si crea tra questi elementi. Quello che faccio mi rende felice e le persone coinvolte e i visitatori entusiasti.