Hollande ha già perso le elezioni?
In Francia si vota tra un anno ma è così impopolare che la sua sconfitta è data per scontata: le primarie dell'opposizione sono diventate la vera elezione
di Helene Fouquet e Mark Deen - Bloomberg
Anche se il prossimo presidente della Francia non si insedierà prima di maggio del prossimo anno, gli elettori francesi si faranno un’idea piuttosto precisa su chi sarà il loro prossimo capo di stato molto prima. La possibilità che il presidente in carica François Hollande venga rieletto sembra sempre più remota e la vera gara sta diventando quella per la scelta del principale candidato dell’opposizione, che avverrà a novembre. I candidati in corsa sono già 11 e tra loro ci sono due ex primi ministri, mentre l’ex presidente Nicolas Sarkozy rimane in disparte e non ha ancora annunciato le sue intenzioni.
«Sono tutti convinti che sarà la destra a vincere le elezioni presidenziali e quindi si candida anche chi non ha possibilità di vincere, per cercare di assicurarsi un posto nel prossimo governo», ha detto Bruno Cautres, un analista politico dell’istituto di ricerca Cevipof di Parigi. «Chiunque vinca le primarie vincerà anche le elezioni». Secondo diversi sondaggi, a un anno dal primo turno delle presidenziali tutti i principali candidati Repubblicani all’opposizione batterebbero Hollande al primo turno, per poi andare al ballottaggio e vincere contro Marine Le Pen, presidente del partito di estrema destra Front National, due settimane dopo. I due turni delle presidenziali francesi si terranno il 23 aprile e il 7 maggio 2017, mentre le primarie Repubblicane saranno il 20 e 27 novembre di quest’anno.
Una corsa affollata
Oltre agli ex primi ministri Alain Juppé e Francois Fillon si sono candidati anche due ex ministri di Sarkozy che non hanno nessuna speranza di vincere, tra cui l’attuale membro dell’Assemblea Nazionale francese Jacques Myard, che Le Parisien ha definito «il Donald Trump francese». Sarkozy – che al momento è il presidente dei Repubblicani, il partito che ha ribattezzato l’anno scorso – non ha ancora annunciato ufficialmente le sue intenzioni, nonostante il suo ritorno in politica dopo il ritiro a fine 2014 a molti è sembrato il primo passo verso una candidatura per riguadagnare la carica che ha perso nel 2012. «Ci sono nove possibilità su dieci che a novembre eleggerete il prossimo presidente della Repubblica», ha detto questo mese uno dei candidati, il 47enne Bruno Le Maire, durante un evento elettorale in Bretagna.
Il candidato favorito è però Juppé, che stato primo ministro della Francia negli anni Novanta e viene ricordato soprattutto per aver causato l’ultimo grande sciopero generale nel paese dopo aver tentato di portare avanti una riforma dei regimi pensionistici speciali. Sarebbe eletto presidente a quasi 72 anni. Juppé – oggi sindaco di Bordeaux, un’importante città sulla costa atlantica famosa per il suo omonimo vino – ha annunciato la sua candidatura nell’estate del 2014, nel tentativo di ottenere un vantaggio sul 61enne Sarkozy, che avrebbe annunciato il suo ritorno in politica qualche settimana più tardi. Come il ministro dell’Economia di Hollande Emmanuel Macron – che questo mese ha fondato un suo partito di centro – anche Juppé sta guadagnando il sostegno dei Socialisti delusi e moderati, e dei Repubblicani meno intransigenti. Juppé è l’unico candidato che batterebbe Le Pen al primo turno, stando a un sondaggio del 19 aprile di Ifop, una società che si occupa di sondaggi e ricerche di mercato, per il canale digitale francese i-Télé. Un altro studio di Ifop mostra come Juppé, ex protetto di Jacques Chirac, sarebbe il candidato in vantaggio anche tra gli iscritti al partito dei Repubblicani.
Le insidie per Juppé
Avendo accumulato un grande vantaggio così presto, Juppé rischia di diventare il bersaglio degli attacchi dei suoi rivali dentro e fuori il partito, e di avere difficoltà a conservare il suo ampio sostegno quando dovrà definire la sua posizione in modo più chiaro. Il Front National di Le Pen l’ha già preso di mira. Gilbert Collard, membro dell’Assemblea Nazionale francese, lo ha definito «un contrabbandiere di sinistra», mentre Louis Aliot, eletto al Parlamento Europeo con il Front National, lo ha accusato di essere un socialista sotto mentite spoglie. «È il candidato preferito dalla sinistra perché appoggia le loro scelte di politica sociale ed economica», ha detto Aliot. La presentazione del programma ufficiale del partito da parte di Sarkozy sarà un momento decisivo per Juppé. Secondo Cautres, nonostante non sarà tenuto ad attenersi alle politiche contenute nel programma, Juppé dovrà illustrare la sua opinione su proposte che i sostenitori dei Socialisti respingeranno, o rischierà di allontanare membri del suo stesso partito. «Che Juppé sia su una bolla che alla fine scoppierà non è una possibilità, ma una certezza», ha detto Cautres.
I programmi dei Repubblicani
Se il vantaggio di Juppé dovesse vacillare ad approfittarne, secondo i sondaggi, sarebbero Le Maire, ex ministro dell’agricoltura francese, o Sarkozy nonostante l’ex presidente sia ancora impopolare per molti elettori. Se si guarda ai programmi, tra i principali candidati Repubblicani non c’è molta differenza: tutti vogliono ridurre la spesa pubblica (con Sarkozy che punta a tagli per 100 miliardi di euro in cinque anni, mentre Juppé e le Maire pensano a 85 miliardi) ed eliminare il limite di 35 ore alla settimana lavorativa (anche se Juppé è favorevole a negoziare nuovi accordi con le aziende mentre Sarkozy vuole semplicemente alzare il tetto a 37 ore).
La combattuta corsa tra i Repubblicani è in forte contrasto con la situazione all’interno del Partito Socialista di Hollande, dove i potenziali sfidanti e tutto il partito sono frenati dai numeri dei sondaggi sull’attuale presidente, incredibilmente negativi.
Il crollo dei socialisti
Stando all’ultimo sondaggio di Elabe il tasso di disapprovazione di Hollande era arrivato all’87 per cento. Il disincanto verso il governo fa sì che anche le possibili alternative, come il primo ministro Manuel Valls o la sindaca di Lille Martine Aubry abbiano alte probabilità di perdere al primo turno, riproponendo così la storica umiliazione subita dal Partito Socialista nel 2002, quando molti dei suoi elettori sostennero Jacques Chirac al secondo turno per evitare che il Front National andasse al potere.
Questa volta Valls e Aubry non hanno nemmeno accennato alla possibilità di sfidare Hollande, mentre Macron, che si è dimostrato il più ambizioso tra i potenziali rivali, ha detto che non correrà contro il presidente e potrebbe invece puntare al 2022. «La maggior parte dei Socialisti sanno che questa elezione è di fatto una causa persa e non proveranno nemmeno a candidarsi», ha detto Yves-Marie Cann di Elabe durante un’intervista. «Non parteciperanno a una battaglia persa in partenza». La difficile situazione nel Partito Socialista non è solo dovuta al tasso di disoccupazione al 10,3 per cento – circa il doppio di Regno Unito e Germania – o al fatto che la crescita economica del paese sotto la guida di Hollande sia stata costantemente inferiore a quella dei maggiori paesi europei. I sondaggi dimostrano che gli elettori francesi, Socialisti compresi, semplicemente non hanno più fiducia nella capacità di Hollande di guidare il paese. «A meno di un miracolo ci sarà un cambio al governo della Francia», ha raccontato la settimana scorsa alla rivista VSD la sindaca di Parigi, la socialista Anne Hidalgo.
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