Perché il sindaco di Livorno è indagato
Filippo Nogarin del M5S ha ricevuto un avviso di garanzia per un'inchiesta sull'azienda dei rifiuti livornese, ma per ora non si dimette
Filippo Nogarin, il sindaco di Livorno eletto col Movimento 5 Stelle nel 2014, ha annunciato con un post su Facebook di aver ricevuto dalla Procura di Livorno un avviso di garanzia legato all’inchiesta su AAMPS, l’azienda locale che si occupa dei rifiuti. Poche settimane fa la Procura aveva inviato un avviso di garanzia a Gianni Lemmetti, assessore al Bilancio della giunta: Nogarin aveva detto di aspettarsi anche lui un avviso di garanzia entro pochi giorni.
Su Facebook, Nogarin ha scritto di non sapere quali sono le “contestazioni” che gli sono state rivolte, anche se non è chiaro cosa intenda: negli avvisi di garanzia sono per legge presenti le “norme di legge che si assumono violate” e la data e il luogo dove si ritiene sia stato commesso il fatto. Nogarin ha detto che per il momento non intende dimettersi, ma che lo farà se «durante le indagini preliminari dovesse emergere una condotta contraria ai principi del Movimento 5 Stelle».
L’inchiesta su AAMPS coinvolge circa 15 persone, tra cui anche alcuni esponenti della giunta PD che in passato ha guidato la città. Tra gli altri sono indagati l’ex sindaco Alessandro Cosimi e due ex assessori, l’ex vicesindaco Bruno Picchi e l’ex assessore al Bilancio Valter Nebbiai. L’inchiesta è iniziata circa un anno fa e ha avuto un’accelerazione negli ultimi mesi. Il 5 aprile la Guardia di Finanza è entrata in comune per sequestrare vari documenti e file dai computer dell’amministrazione comunale e dell’AAMPS. Lo scorso 18 aprile sono stati inviati i primi avvisi di garanzia, tra cui quelli a Lemetti del M5S e agli ex amministratori del PD. Secondo i giornali italiani, i reati contestati ai vari indagati sono bancarotta fraudolenta, peculato, falso in bilancio, abuso d’ufficio e indebita induzione a dare o promettere utilità. AAMPS ha più di 250 dipendenti, è al 100 per cento di proprietà del comune ed è in grave crisi da diversi anni. Il bilancio del 2014 è stato chiuso con più di 20 milioni di euro di perdita, mentre la società ha accumulato un totale di 42 milioni di euro di debiti.
Sempre secondo i giornali, l’inchiesta è divisa in due parti: una prima parte che riguarda la gestione del PD all’origine del buco nel bilancio e una seconda che riguarda la giunta del M5S, che si è trovata a gestire una società già in gravissime condizioni. Per affrontare la situazione, a novembre del 2015 Nogarin decise di fare richiesta per far entrare la società in concordato preventivo, un istituto previsto dalle leggi italiane per le aziende in difficoltà tramite la nomina di un commissario giudiziale, una figura simile al curatore fallimentare.
All’epoca Nogarin assicurò che la procedura non avrebbe causato una perdita di posti di lavoro: i dipendenti non gli credettero e per alcuni giorni lo scorso novembre sospesero la raccolta di rifiuti, causando disagi in tutta la città. La decisione del sindaco causò divisioni anche all’interno del M5S, con tre consiglieri comunali che si rifiutarono di votare il concordato e furono quindi espulsi dal Movimento. Anche i membri del consiglio di amministrazione dell’AAMPS si opposero e per questo motivo nel gennaio del 2016 sono stati rimossi. Nel marzo del 2016 i giudici hanno approvato la richiesta del Comune di Livorno di porre AAMPS sotto concordato preventivo.
La seconda parte dell’inchiesta riguarda proprio la gestione del M5S. Secondo il Fatto Quotidiano, all’assessore Lemetti sono stati contestati tre atti in particolare. La decisione di approvare il bilancio 2014, nonostante il collegio dei sindaci revisori avesse espresso un parere contrario, quella di assumere 33 precari lo scorso gennaio e infine la decisione di rimuovere i membri del CdA, sebbene fossero stati nominati pochi mesi prima dalla stessa giunta Nogarin.