Una mostra da vedere se siete a Londra
È quella di Paul Strand, che ha fotografato paesaggi astratti e documentato la vita nel paesino di Luzzara, insieme a Cesare Zavattini
Fino al 3 luglio il Victoria & Albert Museum di Londra ospita una importante retrospettiva dedicata al fotografo statunitense Paul Strand (1890–1976). Strand è considerato tra i pionieri della fotografia e la mostra racconta com’è cambiato e cresciuto nel tempo il suo lavoro: i primi esperimenti di fotografia astratta, i film di avanguardia, i ritratti di strada, i documentari su temi sociali e politici. Ci sono circa 200 pezzi, tra fotografie, documentari cinematografici, libri, taccuini di appunti, macchine fotografiche, dal 1910 all’anno in cui morì.
La mostra è organizzata cronologicamente e tematicamente: una prima sezione mostra i lavori degli anni Dieci, influenzati dall’astrattismo e dalla pittura d’avanguardia di Pablo Picasso, Paul Cézanne e Georges Braqeus, seguita dai primi esperimenti di fotografia di strada a New York, dove i soggetti – spesso uomini e donne disabili e ai margini – erano ritratti senza che ne fossero al corrente. Ci sono poi i reportage che mostrano l’impegno sociale e politico di Strand, che fu molto influenzato dalle idee rivoluzionarie di sinistra e nel 1933 fu scelto dal governo messicano come fotografo ufficiale; e i ritratti dedicati ai luoghi e pubblicati in sei libri: Time in New England (1950), La France de Profil (1952), Un Paese (dedicato a Luzzara, in provincia di Reggio Emilia, 1955), Tir a’Mhurain / Outer Hebrides (1962), Living Egypt (1969) e Ghana: an African portrait (1976). L’ultima sezione raccoglie le fotografie fatte da Strand al suo giardino di Orgeval, in Francia, dove visse gli ultimi 27 anni della sua vita insieme alla terza moglie, la fotografa Hazel Kingsbury.
Strand nacque a New York in una famiglia ebraica. Suo padre gli regalò la prima macchina fotografica quando aveva 12 anni e a 14 iniziò un corso di fotografia; ebbe tra i suoi insegnanti anche il celebre fotografo Lewis Hine. In quel periodo iniziò a frequentare la galleria d’arte 291, dove conobbe Alfred Stieglitz, importante esponente del pittorialismo: un movimento che sosteneva che la fotografia dovesse elevarsi a forma d’arte e che il fotografo, come il pittore, dovesse alterare l’immagine fotografica per dare un’idea soggettiva. Strand aderì a questi principi, che poi rinnegò negli anni Venti, quando passò all’idea che la fotografia dovesse essere il più oggettiva e veritiera possibile per documentare la realtà. Col tempo i suoi ritratti acquistarono un valore militante, raccontando le condizioni di vita dei pescatori messicani o la vita nelle isole Ebridi e nella Francia rurale.
Tra i suoi progetti più famosi – in mostra anche al Victoria & Albert Museum – c’è il libro Un Paese: Portrait of an Italian Village, pubblicato nel 1955 in collaborazione con lo sceneggiatore e giornalista Cesare Zavattini, che racconta il suo paese natale, Luzzara. In particolare Strand fotografò la famiglia Lusetti davanti alla porta di casa: una vedova e i suoi cinque figli, tra cui Valentino, che faceva da interprete a Strand. Il padre della famiglia era stato ucciso dai fascisti.