Apple non avrà l’esclusiva sulla parola “iPhone” in Cina
Ha perso una causa contro un'azienda cinese che potrà continuare a produrre portafogli e borsette usando una delle parole più famose al mondo
Apple ha perso una causa in Cina con cui aveva chiesto l’esclusiva per l’utilizzo della parola “iPhone”, come marchio registrato per i suoi prodotti. Un tribunale di Pechino ha stabilito che l’azienda cinese Xintong Tiandi Technology potrà continuare a produrre portafogli e altri accessori di lusso in pelle chiamandoli come il più famoso smartphone al mondo. Ad Apple è stato riconosciuto il diritto di utilizzare la parola in esclusiva per i dispositivi mobili, ma non per altri tipi di prodotti. Molte aziende usano la parola “iPhone” per sfruttare il suo successo commerciale nella speranza di vendere meglio la loro merce.
La corte ha dato ragione a Xintong Tiandi Technology perché Apple non ha mai prodotto accessori in pelle come portafogli e borsette. La decisione riprende una sentenza emessa nel 2013, nella quale si ricordava che l’azienda cinese aveva fatto richiesta per usare il marchio “iPhone” nel settembre del 2007, quando lo smartphone di Apple era da poco sul mercato e due anni prima che fosse messo in vendita in Cina. I prodotti in cuoio riportano la parola con tutte le lettere maiuscole, IPHONE, e non iPhone come compare sui prodotti Apple e sugli accessori compatibili con lo smartphone prodotti da altre aziende.
Per ora Apple non ha commentato la notizia, ma potrebbe comunque decidere di ricorrere alla Suprema corte del popolo della Repubblica Popolare Cinese, che rivede in ultimo grado le sentenze di appello. Secondo gli analisti, il permesso per Xintong Tiandi Technology di utilizzare la parola “iPhone” non dovrebbe avere particolari conseguenze in termini finanziari per Apple, considerata la rilevanza e le capacità dell’azienda cinese rispetto alle sue. Nel 2012 Apple ebbe un problema simile con la parola “iPad”, ma trovò un accordo da 60 milioni di dollari con l’azienda coinvolta per risolvere il contenzioso.
La sentenza è l’ultimo di una serie di contrattempi che Apple ha dovuto affrontare in Cina, che rappresenta un mercato enorme e potenzialmente molto redditizio per l’azienda statunitense. Lo scorso aprile il governo ha bloccato la vendita di ebook e film attraverso iTunes, mentre tre anni fa l’azienda fu accusata di non avere rispettato le leggi sulla garanzia dei prodotti in Cina.