Storia di Melania Trump
La vita poco raccontata dell'ex modella slovena, terza moglie di Donald Trump
Da quando questo articolo è stato pubblicato, lo scorso maggio, è cambiata una cosa importante: contro la maggior parte delle previsioni e dei sondaggi Donald Trump è stato eletto presidente degli Stati Uniti. Melania Trump, sua moglie, sarà la prossima first lady e nonostante l’esposizione mediatica degli ultimi mesi è una di cui si conosce davvero poco.
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Julia Ioffe, stimata collaboratrice del New Yorker e del New York Times Magazine, ha scritto un lungo articolo per GQ su Melania Trump, ex modella slovena e terza moglie di Donald Trump, il candidato Repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti più popolare e votato nelle primarie che si sono tenute finora. La giornalista ha parlato con Melania Trump al telefono, ha messo insieme diverse sue interviste e dichiarazioni del passato, ha contattato in Slovenia suoi amici e conoscenti e, per quello che ha scritto, è stata anche minacciata (ci arriviamo).
Nuda su un tappeto di pelliccia o casalinga remissiva?
Una delle prime cose che Melania Trump ha spiegato a Julia Ioffe è che, anche in questi ultimi mesi di intensa e complicata campagna elettorale, a cui lei ha partecipato raramente, nessuno la «controlla»: «Io viaggio con mio marito quando posso, quando so che posso andare, e so che mio figlio può stare solo a casa per alcuni giorni». Donald Trump, nelle interviste e nei comizi, ha spesso presentato la moglie come una «stellare» futura first lady, ma lei ha offerto pochi indizi su quello che farebbe in caso arrivasse alla Casa Bianca. Durante un’intervista, in passato, ha detto di sé che sarebbe una first lady “tradizionale”, come Jackie Kennedy, specificando di essere già coinvolta e attiva in «molti, molti e differenti» enti di beneficenza che hanno a che fare con i bambini e «diverse» malattie.
Julia Ioffe scrive che Melania Trump è proprio come suo marito: «poco chiara in modo intrigante». Con enfasi dice cose generiche, ripete frasi fatte (di vivere le cose «giorno per giorno», di avere «la pelle dura», di seguire le notizie «dalla A alla Z») finché l’intervistatore decide che è inutile insistere per avere dei particolari o saperne di più. Ma a differenza del marito, secondo le persone che le sono vicine e che Ioffe ha intervistato, Melania è «riservata, garbata e controllata». Un amico sloveno l’ha definita una «casalinga»: «ricca, ma non mondana», preferisce la famiglia all’esposizione pubblica e desidera ritirarsi subito dopo un evento.
Questa immagine di Melania Trump è molto diversa da quella che hanno gli avversari di Trump. In vista delle primarie nello Utah (che si sono svolte il 22 marzo e che Trump ha perso) un comitato fondato da Repubblicani che si oppongono a Trump ha organizzato una campagna su Facebook diretta soprattutto agli elettori mormoni, molto conservatori. Una delle immagini della campagna mostrava una vecchia foto della moglie di Trump, Melania, scattata all’inizio degli anni Duemila durante un servizio per GQ. Nella foto, Melania è seminuda e sdraiata su una pelliccia di orso. La didascalia della foto dice: «Ecco Melania Trump, la nostra prossima first lady. Oppure puoi votare Ted Cruz, martedì». Trump ha accusato Cruz di avere organizzato la campagna, minacciando di “vuotare il sacco” su sua moglie Heidi Cruz, dirigente di Goldman Sachs. Cruz ha reagito accusando Trump di essere un “codardo” per voler tirare in ballo sua moglie Heidi, ma il giorno dopo Trump ha ritwittato un collage fotografico con le foto di Heidi Cruz e Melania Trump a confronto, la prima venuta male e la seconda truccata con cura, con la didascalia «non c’è bisogno di vuotare il sacco: le immagini dicono più di mille parole».
Melania Trump ha un passato da modella, ha posato nuda, ma le testimonianze e le interviste raccolte da Ioffe la descrivono come molto diversa dall’immagine di quella foto (naturalmente il tutto è giocato sulla polarizzazione di due stereotipi femminili ben noti): ha un cuoco e un assistente, non ha una tata per il figlio Barron e pensa che occuparsi direttamente dei propri figli faccia parte del dovere di una madre: «Sappiamo quali sono i nostri ruoli», ha detto una volta riferendosi a sé e al marito. Parla del “piccolo Donald” (spesso chiama così, il figlio) dicendo che un giorno vorrà diventare un «uomo d’affari e un giocatore di golf» e che è quasi sempre vestito in giacca e cravatta: «Non è un bambino da pantaloni della tuta».
Anche in passato, Trump (due volte divorziato e spesso autore di commenti misogini e sessisti) ha parlato di Melania e delle sue qualità di brava madre e brava moglie: «Io lavoro molto duramente dalle prime ore del mattino fino a tarda sera. Non voglio andare a casa e lavorare anche per la mia relazione», ha detto per esempio nel 2005. Per Trump, scrive Ioffe, «Melania è formidabile. Non l’ha mai sentita scoreggiare o fare la cacca, come ha detto una volta Howard Stern (conduttore radiofonico statunitense, ndr)»: Melania aveva dichiarato che la chiave del successo del suo matrimonio erano i bagni separati.
Trump ha detto di potersi fidare che la moglie prenda la pillola anticoncezionale ogni giorno, che ha proporzioni fisiche perfette e grandi tette. Stern, una volta, chiese a Trump che cosa avrebbe fatto se Melania dopo un ipotetico incidente d’auto avesse perso l’uso del braccio sinistro, le fosse venuta una grossa chiazza rossa vicino all’occhio e le fosse rimasto il piede sinistro deforme. Trump rilanciò chiedendo in che stato fosse il seno, dopo l’incidente: «Il seno è a posto», rispose Stern. «Allora rimarrei», rispose sostanzialmente Trump: «Perché è importante». Trump ha detto anche di apprezzare la moderazione della moglie quando si tratta di shopping: «Non ha mai approfittato di questa situazione». E lei ha detto a Julia Ioffe: «Preferisco la qualità alla quantità». Si descrive come una moglie né «bisognosa» né «fastidiosa» e dice che Trump, nei suoi confronti, è «molto comprensivo»: «Se dico “ho bisogno di un’ora, ho intenzione di fare un bagno” o sto facendo un massaggio», lui si dimostra ben disposto.
Un amico di Melania Trump che Julia Ioffe ha incontrato in Slovenia dice: «La gente dice che lei è intelligente, che è ben educata come Jackie Kennedy, ma… è intelligente per le cose che le interessano, come i gioielli. Non è stupida, non è infantile, ma non è particolarmente intelligente». Melania Trump dice di avere delle opinioni, anche politiche, e di condividerle con il marito. Ma non si sbilancia né prende posizione, nemmeno quando le viene chiesto come può conciliare il disprezzo generale di Trump verso gli immigrati e il fatto che lei sia diventata americana solo nel 2006.
Vladimira Tomšič, che ha frequentato la stessa scuola di Melania Trump in Slovenia e che è in rapporti amichevoli con i suoi genitori, dice che l’educazione che ha ricevuto la aiuta a spiegare il suo matrimonio: ha valori tradizionali e per lei è molto importante la famiglia. «In altre parole», conclude Ioffe, «quella foto sul tappeto di pelliccia è una falsa pista: Melania è la moglie ideale per la base conservatrice (…) è stata fatta su misura per Donald come se un chirurgo plastico divino l’avesse plasmata dalla costola di lui».
Dall’incontro al matrimonio
La prima volta che Donald Trump incontrò Melania Knavs – questo il suo vero nome, germanizzato in un secondo tempo in Melania Knauss – fu nell’autunno del 1998 a New York a una festa della settimana della moda. Donald Trump aveva 52 anni, lei ne aveva 28. «Non sapevo molto di lui», ha detto Melania. Aveva lavorato come modella in Europa, a Milano e a Parigi, ma non aveva avuto molto successo. Fu poi Paolo Zampolli, uomo d’affari italiano, socio di Donald Trump e fondatore della nota agenzia di modelle ID Models, a portarla negli Stati Uniti. Trump alla festa era in compagnia di un’altra donna, ma la mandò in bagno per poter restare solo a chiacchierare con la sua nuova conoscenza; le chiese subito il numero di telefono, ma lei si rifiutò e gli propose di dare a lei i suoi contatti: «Se gli avessi dato il mio numero, sarei stata solo una delle tante donne che avrebbe chiamato. Volevo vedere quali erano le sue intenzioni. Si capisce molto di un uomo dal tipo di numero che ti dà. Mi ha dato tutti i suoi numeri».
Melania Knauss telefonò a Donald Trump dopo una settimana, cominciarono a frequentarsi e stare insieme. Un amico di lei sostiene che Melania abbia trovato in Trump ciò che stava cercando. «Credo che avesse bisogno di un uomo forte, di una figura paterna». Si fidanzarono ufficialmente nel 2004 e si sposarono il 22 gennaio del 2005 a Palm Beach, in Florida, con un ricevimento nella sala da ballo di una tenuta di Trump. Parteciparono Rudolph Giuliani, Heidi Klum, molte altre celebrità e anche l’allora senatrice Hillary Clinton e l’ex presidente Bill Clinton. Al ricevimento Billy Joel cantò agli ospiti una canzone. Lui era in smoking, lei in un abito di Dior da 100 mila dollari decorato con 1.500 Swarovski; la torta nuziale era di cioccolato al Grand Marnier ricoperta con 3 mila rose. «Quando ci siamo sposati eravamo privati cittadini», ha detto Melania a Ioffe. L’anno dopo, nel 2006, Melania Trump ebbe un bambino che chiamarono Barron William Trump: Donald Trump suggerì il primo nome e Melania il secondo.
Melania Trump prima di Trump
Melania Trump ha detto a Ioffe di aver «amato» la sua infanzia. Barron Trump conosce bene lo sloveno, che usa per parlare con i suoi nonni, che sono immigrati a New York e vivono vicino a lui nella Trump Tower. Sevnica, la piccola città dove è nata Melanija Knavs nel 1970, si trova a circa un’ora di macchina dalla capitale della Slovenia, Lubiana. Il padre, Viktor Knavs, gestiva un concessionario di auto e motociclette, la madre Amalija creava e cuciva vestiti. I genitori di Melania si incontrarono nel 1966, e anche quando la Slovenia faceva parte della Jugoslavia e la maggior parte della popolazione doveva far fronte a una serie di di privazioni, i Knavs vivevano bene. Amalija, dice Ioffe, «era sempre impeccabilmente vestita e perfettamente pettinata» e la sera cuciva abiti per le due figlie. Melania ereditò questa passione, disegnava dei modelli e la madre o la sorella li cucivano. La famiglia andava in vacanza, avevano una Mercedes che il padre lavava ogni sabato pomeriggio e le camere del loro appartamento erano dipinte con colori vivaci, cosa piuttosto rara: blu in salotto, rosso in cucina, giallo nella stanza di Melania.
Melania Trump (seconda da destra) da bambina a una sfilata di moda dell’azienda tessile in cui lavorava la madre, Radenci, Slovenia, 1977 (Getty Images, per gentile concessione di Nena Bedek)
Ioffe racconta due storie in particolare sul padre di Melania Trump: negli anni Settanta venne accusato di un reato fiscale che poi venne cancellato. La figlia non ha fatto molti commenti in proposito e ha negato l’indagine: «Abbiamo un passato pulito. Non ho niente da nascondere». Julia Ioffe ha poi scoperto e ottenuto le carte di una serie di processi in cui era stato coinvolto Viktor Knavs a partire dal 1964 per il riconoscimento e il mantenimento di un figlio avuto da una relazione precedente al matrimonio: Melania Trump avrebbe dunque un fratellastro che ora ha 50 anni, e che però non è mai stato riconosciuto da Viktor Knavs: «Quando ho chiesto a Melania di questa storia al telefono, lei ha negato che fosse vero. Più tardi, dopo che le avevo inviato i documenti del giudice sloveno, mi scrisse sostenendo che non aveva capito quello che le avevo chiesto, spiegando anche che voleva fosse rispettata la privacy del padre». Melania Trump dice che suo padre e suo marito si somigliano: «Sono entrambi molto intelligenti e molto capaci. Sono cresciuti in ambienti totalmente diversi, ma hanno gli stessi valori».
Per lavoro, Viktor Knavs aveva una casa anche a Lubiana dove le figlie hanno potuto studiare: Melania ha frequentato una scuola di design e architettura e poi ha cominciato a lavorare come modella, prima in Slovenia e poi in Europa. Ha fatto qualche pubblicità, e secondo un amico, qualche intervento di chirurgia al seno sperando di poter cominciare a lavorare per il settore della biancheria intima. Melania Trump ha negato: «Non ho fatto alcuna modifica. Non ho fatto niente. Vivo una vita sana, mi prendo cura della mia pelle e del mio corpo. Sono contro il Botox, sono contro le iniezioni». Nel 2010, riprendendo i suoi studi, Melania Trump ha lanciato la sua collezione di orologi e gioielli e nel 2013 una linea di creme molto costosa.
Il debutto di Melania accanto al marito in politica è avvenuto lo scorso aprile in Wisconsin. Donald Trump l’ha introdotta sul palco dicendo che era una madre incredibile, che amava suo figlio e che sarebbe diventata un’incredibile First Lady. Scrive Ioffe: «Obbediente, lei vacillò sul palco con delle Louboutins vertiginose». E cominciò a leggere una lista con le qualità del marito: «È un gran lavoratore, è gentile. Ha un grande cuore, è intelligente. È un grande comunicatore, è un grande leader e un uomo giusto». Sembrava che il discorso, conclude Ioffe, fosse stato scritto dal figlio Barron come un compito per casa.
Dopo l’articolo
Nelle ore successive alla pubblicazione dell’articolo di GQ sulla moglie di Donald Trump, la giornalista russo-americana Julia Ioffe ha ricevuto una serie di messaggi antisemiti e minacciosi da parte di alcuni sostenitori di Trump. Ha ricevuto una telefonata anonima in cui qualcuno le ha letto un discorso di Hitler, su Twitter sono stati pubblicati dei montaggi di alcune sue foto che la mostrano come una prigioniera di Auschwitz, diversi siti antisemiti l’hanno attaccata. La stessa Melania Trump ha espresso disappunto in un comunicato e il marito Donald Trump ha definito l’articolo come un nuovo esempio della «disonestà» e della «malafede» dei media.
.@GideonResnick @OKnox Oh, I thought this one reminding me to swallow my diamonds was from you! pic.twitter.com/Ri6tZsyHXx
— Julia Ioffe (@juliaioffe) April 28, 2016
Ioffe ha detto di vedere in queste reazioni un futuro spaventoso per la libertà di stampa sotto un’ipotetica presidenza Trump: «Cosa succederebbe se Donald Trump fosse eletto? Abbiamo visto il modo in cui ordina ai suoi sostenitori di attaccare i media, e conosciamo la sua proposta per cambiare le leggi sulla diffamazione per rendere più facile citare in giudizio i giornalisti».