Che futuro ha la moda a Cuba?
Le aziende locali di abbigliamento e gioielli crescono, anche se lentamente, intanto Chanel presenterà una sua collezione all'Avana
A fine 2014 è iniziato un periodo di distensione nei rapporti tra Stati Uniti e Cuba che ha portato a una parziale eliminazione dell’embargo sui prodotti cubani (chiamato “el bloqueo” a Cuba): anche se i cubani non possono ancora esportare cibo, veicoli e macchinari, possono vendere negli Stati Uniti capi di abbigliamento, scarpe e accessori. Tuttavia non è facile per gli imprenditori cubani (i cosiddetti “cuentapropistas“, letteralmente “coloro che lavorano in proprio”) nel settore della moda riuscire a far conoscere i loro prodotti e, a volte, trovare i materiali per realizzarli. La rivista Business of Fashion ha intervistato alcuni imprenditori cubani per spiegare quali sono le nuove opportunità e le difficoltà per chi produce vestiti e gioielli.
Grazie alle riforme economiche iniziate dal 2010 dal governo di Raúl Castro, gli imprenditori cubani possono assumere fino a 25 dipendenti in più rispetto a prima, a seconda del loro settore, e il numero di cuentapropistas è più che triplicato dall’introduzione delle nuove regole. Le esportazioni da Cuba agli Stati Uniti sono ancora ridotte: in primo luogo perché per esportare i loro prodotti i cuentapropistas devono soddisfare alcuni requisiti richiesti dagli Stati Uniti, come provare di non avere legami con il governo in un paese in cui la maggior parte della produzione industriale è in mano ad aziende statali.
Le difficoltà di imprenditori e stilisti a Cuba
La designer di gioielli cubana Rosana Vargas, intervistata da Business of Fashion, spiega che la sua azienda, ROX 950, produce circa 500 gioielli d’argento artigianali al mese: i 35 dipendenti assunti da Vargas lavorano nel suo appartamento di tre stanze. ROX 950 esiste da cinque anni e i suoi gioielli sono venduti in più di 10 punti vendita a Cuba, tra cui negli alberghi di lusso; Vargas sta cercando di ampliare il mercato dei suoi prodotti trattando con un distributore americano e vorrebbe aumentare i ritmi di produzione per far fronte all’espansione. La sua comunque è un’azienda di successo: il fatturato è di circa 17mila euro al mese.
Per gli imprenditori che producono capi di abbigliamento uno degli ostacoli maggiori è reperire i materiali, che continuano a essere molto costosi. Lo stilista José Luis González, proprietario dell’azienda di moda femminile Modarte, spiega sempre a Business of Fashion che i prezzi delle stoffe vendute dai negozi statali sono eccessivamente alti: per esempio lo chiffon tinta unita costa circa 5 euro per metro quadrato; comprandolo dall’Italia González lo paga solo qualche centesimo al metro quadrato. Altre difficoltà sono le complicate politiche fiscali cubane e il fatto che nel mercato cubano non esiste una differenza tra vendita al dettaglio e all’ingrosso. I clienti di Modarte e di ROX 950 sono un numero ridotto di persone: i loro prezzi, che sarebbero considerati ragionevoli o addirittura convenienti negli Stati Uniti e in Europa, sono proibitivi per la maggior parte dei cubani.
Oltre alle difficoltà economiche, è anche complicato restare aggiornati sulle tendenze della moda internazionale: secondo l’organizzazione americana Freedom House, il 30 per cento dei cubani ha accesso a Internet limitato dal governo, solo una percentuale molto minore riesce a connettersi a qualsiasi sito, e per questo è difficile vedere le ultime sfilate anche se sono trasmesse in streaming.
La moda internazionale a Cuba
Grazie alla distensione nei rapporti commerciali con gli Stati Uniti, le aziende internazionali del settore della moda si stanno interessando a Cuba. Chanel presenterà la collezione cruise 2017 (che offre capi per la vita di tutti i giorni) proprio all’Avana: la sfilata si terrà il 3 maggio 2016 al El Paseo del Prado. Sarà rivolta a un pubblico internazionale più che ai cubani, che però potranno vedere 200 fotografie dello stilista di Chanel, Karl Lagerfeld, esposte dal 28 aprile nella capitale. La mostra, intitolata Obra en Proceso / Work in Progress, sarà ospitata fino al 12 maggio dallo spazio espositivo Factoría Habana.
La exhibición fotográfica ‘Obra en Proceso / Work in Progress’ de Karl Lagerfeld en #FactoriaHabana #ChanelCruiseCuba Una foto pubblicata da Vogue México y Latinoamérica (@voguemexico) in data:
Chanel non è stata la prima casa di moda a interessarsi a Cuba, anche se è la prima a organizzarvi una sfilata. Le collezioni cruise per la primavera 2016 di Stella McCartney e di Proenza Schouler sono ispirate all’immaginario legato a Cuba, sia per gli abiti che per la promozione; tra le fotografie di presentazione di quella di Stella McCartney ci sono due modelli nel ruolo di Che Guevara e Fidel Castro impegnati in una partita a domino. Inoltre, ultimamente alcune riviste di moda internazionali – Vanity Fair, W Magazine, Marie Claire – hanno realizzato dei servizi fotografici a Cuba.
I prodotti dei marchi di “moda veloce” come Zara, Benetton e Mango si trovano già sull’isola: nei negozi controllati dallo stato, che trattano con le aziende attraverso degli intermediari, e al mercato nero, insieme a capi di abbigliamento di altre aziende internazionali. Grazie alla presenza di questi prodotti (per ora ridotta) e all’abbigliamento di sportivi e rapper cubani che viaggiano all’estero, i cubani stanno imparando a conoscere la moda internazionale e i brand più famosi. Un altro modo con cui i cubani stanno entrando in contatto con la moda internazionale è il cosiddetto “El Paquete” (letteralmente “il pacchetto”): un abbonamento illegale a film, programmi televisivi e riviste americane che viene spedito a casa dei cubani su un disco rigido o su una chiavetta USB per un costo tra 2 e 4 euro la settimana.