I quartieri bombardati di Aleppo
Da una settimana è saltata la tregua tra il presidente Assad e i ribelli: ci sono già decine di morti e si rischia una crisi umanitaria
Da circa una settimana sono ripresi gli scontri ad Aleppo, una grande città del nord della Siria controllata in parte dal governo di Bashar al Assad e in parte dai ribelli. La situazione è precipitata venerdì scorso, quando alcuni bombardamenti aerei compiuti dalle forze alleate ad Assad hanno ucciso almeno 20 persone e hanno di fatto interrotto la tregua che era stata promossa da Stati Uniti (che combattono contro lo Stato Islamico e che sono alleati di alcuni gruppi di ribelli) e Russia (che invece è alleata del regime siriano). I primi segnali di un deterioramento della tregua si erano visti già una settimana fa, quando i russi avevano dispiegato l’artiglieria in appoggio all’avanzata dell’esercito di Assad ai danni dei ribelli.
Dopo gli attacchi aerei di venerdì, i ribelli hanno risposto bombardando il territorio di Aleppo controllato dal governo e uccidendo almeno 16 persone e ferendone altre 80, ha detto la televisione di stato siriana. Brita Haji Hasan, il capo del consiglio di opposizione di Aleppo, ha detto al Guardian di temere un assedio della parte della città controllata dai ribelli: «Se veniamo assediati sarà un completo disastro». Diverse associazioni hanno cominciato a parlare di una possibile crisi umanitaria, anche perché nonostante la tregua la possibilità di portare aiuti alla popolazione di alcuni quartieri di Aleppo è stata molto limitata.