Gli arresti in Egitto
Negli ultimi giorni sono stati arrestati decine di giornalisti, attivisti, artisti e avvocati, prima e durante una manifestazione contro Al Sisi
Negli ultimi giorni in Egitto ci sono state decine di arresti che hanno coinvolto giornalisti, attivisti, artisti, studenti e avvocati. I primi arresti sono cominciati nella sera di giovedì 21 aprile in diverse città egiziane, dal Cairo ad Alessandria d’Egitto, come misura preventiva adottata dal governo egiziano in vista di una grossa manifestazione contro il presidente Abdel-Fattah Al Sisi che si è svolta lunedì 25 aprile al Cairo. Moltissime persone sono state arrestate anche nei giorni seguenti, soprattutto nel giorno della protesta: il numero esatto non è chiaro, ma gli attivisti hanno parlato di almeno 238 arresti solo lunedì e di oltre 90 nei giorni precedenti.
Martedì oltre 170 manifestanti detenuti nel campo di Gabl El-Ahmar, al Cairo, hanno detto di avere iniziato uno sciopero della fame, chiedendo di essere rilasciati o di essere informati sulle loro accuse, ha detto la giornalista egiziana Hala Safwat. 37 dei 46 giornalisti che erano stati arrestati lunedì sono stati rilasciati. Tra gli arrestati c’è anche Ahmad Abdallah, fondatore della Commissione egiziana per i diritti e per la libertà, arrestato nella sua casa domenica sera. Abdallah tra le altre cose sta aiutando la famiglia del ricercatore italiano ucciso in Egitto Giulio Regeni. Altre 15 persone sono ancora detenute dopo una manifestazione dello scorso 15 aprile.
La manifestazione di lunedì era stata organizzata contro il governo di Al Sisi e in particolare contro la decisione di cedere all’Arabia Saudita il controllo di Sanafir e Tiran, due isole nel Mar Rosso. I manifestanti accusano il governo di vendere i territori egiziani in cambio di aiuti e investimenti da parte dell’Arabia Saudita. Secondo il governo, invece, le isole sono sempre appartenute all’Arabia Saudita: furono messe sotto la protezione egiziana nel 1950, per paura che Israele le attaccasse. Il 25 aprile in Egitto è festa nazionale: si ricorda il giorno in cui nel 1982 si ritirarono gli ultimi soldati israeliani dalla penisola del Sinai, dopo gli accordi di Camp David. La manifestazione si è svolta nel quartiere Dokki: non è chiaro quante persone abbiano partecipato (BBC dice 500) e ci sono stati scontri con la polizia, che ha disperso i manifestanti con idranti e lacrimogeni. Durante le proteste sono stati cantati alcuni slogan delle manifestazioni che nel 2011 portarono alla caduta del regime del presidente Hosni Mubarak, e i rappresentanti del governo sono stati chiamati “criminali”.
Protesters reassembling after Police dispersed the protest in El Mesaha sq. #Egypt #April25
Photo via Mona Seif pic.twitter.com/9XLySv99DH— Zeyad Salem (@Zeyadsalem) April 25, 2016
الشعب يريد النظام pic.twitter.com/zmf7Hstl9M
— Aya Nader (@AyaNaderM) April 25, 2016
In molti casi non si sono avute notizie delle persone detenute fino a diverse ore dopo il loro arresto, perché la polizia ha negato gli arresti. Molte persone sono state arrestate mentre si trovavano in luoghi pubblici, come dei bar. Al Sisi ha parlato di complotti per «rovesciare lo stato dall’interno», e ha avvertito del pericolo di persone che vogliono «danneggiare la sicurezza e la stabilità» del paese.