I risultati delle presidenziali in Austria
Al primo turno ha vinto il leader di un partito di estrema destra, che andrà al ballottaggio con un candidato dei Verdi: i partiti di governo sono fuori
Il primo turno delle elezioni presidenziali in Austria di domenica 24 aprile è stato vinto dal partito di estrema destra FPÖ (Partito per le Libertà dell’Austria) e dal suo candidato Norbert Hofer, noto per le sue posizioni molto dure sull’immigrazione. Hofer ha ottenuto il 36,4 per cento dei voti e affronterà al ballottaggio il candidato arrivato secondo, Alexander Van der Bellen dei Verdi, che ha ottenuto il 20,4 per cento. Il ballottaggio si terrà il 22 maggio.
Con il 36,4 per cento Hofer ha ottenuto il miglior risultato per il suo partito dalla Seconda guerra mondiale in un’elezione nazionale. I Verdi di Alexander Van der Bellen, ex professore universitario e ex preside della facoltà di Scienze economiche di Vienna, passano per la prima volta al secondo turno: Van der Bellen si è candidato come indipendente, ma è stato sostenuto, anche finanziariamente, dal partito di cui è stato presidente alla fine degli anni Novanta. La candidata indipendente Irmgard Griss è arrivata terza con il 18,5 per cento dei voti, mentre i candidati dei partiti tradizionali, il socialdemocratico Rudolf Hundstorfer (SPÖ) e il conservatore Andreas Khol (ÖVP), si sono fermati entrambi all’11,2 per cento dei voti. «Questo è un risultato storico che riflette le qualità di Norbert Hofer, ma anche una profonda insoddisfazione nei confronti del governo», ha detto il leader di FPÖ, Heinz-Christian Strache, alla televisione pubblica ORF. Il presidente uscente è Heinz Fischer della SPÖ, ed era al suo secondo mandato. Al governo dell’Austria dal 2008 c’è una grande coalizione formata dai socialdemocratici della SPÖ e dai popolari democristiani dell’ÖVP. L’affluenza del primo turno di domenica è stata del 70 per cento, molto alta rispetto a circa il 50 per cento delle elezioni precedenti, sei anni fa.
L’incarico della presidenza dell’Austria ha poteri perlopiù simbolici e cerimoniali, e questo forse ha favorito l’ascesa di due partiti che in modi diversi sono riusciti ad attirare gli elettori più scontenti e delusi dall’Europa, e ha contribuito a determinare i brutti risultati dei partiti di governo. I grandi partiti austriaci – i Socialdemocratici di centrosinistra e i Popolari di centrodestra – riuscivano dal 1957 a eleggere un loro candidato alla presidenza. Il fatto che nessuno dei principali partiti di governo parteciperà al ballottaggio del 22 maggio rappresenta un cambiamento importante nella politica austriaca che, in caso di vittoria di Hofer, scrivono diversi analisti, potrebbe portare ad anticipare le elezioni parlamentari che dovrebbero tenersi nel 2018. Il risultato del primo turno, intanto, e il fatto che nei sondaggi a livello nazionale FPÖ sia sopra il 30 per cento, conferma il ruolo crescente dell’estrema destra in molti paesi d’Europa.
Al centro della campagna elettorale presidenziale c’è stata la questione dell’immigrazione e dei rifugiati politici. Entrambi i candidati che hanno superato il primo turno avevano criticato il governo per la sua gestione della cosiddetta “crisi dei migranti”: Van der Bellen aveva detto che il governo aveva preso posizioni troppo dure, Hofer al contrario che servivano maggiori controlli e restrizioni. L’Austria ha registrato circa 90 mila richieste di asilo nel 2015. In rapporto alla popolazione (8,58 milioni di persone), si tratta di una cifra che colloca il paese al primo posto per l’accoglienza dei migranti in Europa.
Hofer ha 45 anni, è ingegnere e da ottobre 2013 è terzo presidente del Parlamento. Ha cominciato a fare politica con il Partito per le Libertà dell’Austria nel 1994, ricoprendo vari incarichi nel Burgenland, il land austriaco più orientale che confina a est con l’Ungheria. Dopo le elezioni politiche dell’ottobre 2006 è stato eletto deputato del Consiglio nazionale. Hofer viene spesso contrapposto al leader del suo partito, Heinz-Christian Strache, considerato molto più aggressivo, non rappresenta la destra più radicale del partito, ma quella ambientalista: da tempo chiede per esempio il ritiro dell’Austria dalla Comunità europea dell’energia atomica (Euratom). Hofer è considerato l’erede politico di Joerg Haider, storico leader del partito; è disabile (dal 2003, dopo un incidente con il parapendio, ha subito delle lesioni spinali che l’hanno costretto da allora a camminare con un bastone), propone una riforma sanitaria che includa per i disabili l’assistenza a lungo termine, è contrario al matrimonio omosessuale e all’adozione per le coppie omosessuali ed è a favore dell’uso e del possesso di armi: ha condotto la campagna elettorale portando con sé una pistola. Hofer ha definito «fatale» l’accordo sui migranti concluso tra Unione Europea e Turchia, ha detto di voler impedire che l’Austria diventi una «terra di immigrazione» e vuole vietare alle donne di portare il velo: «Il burka è un simbolo dell’oppressione delle donne». Dopo il risultato del primo turno ha detto: «Sono grato e pieno di umiltà, non mi aspettavo un risultato di questa dimensione».