La polizia egiziana sta indagando Reuters per un articolo su Giulio Regeni
Era un articolo molto dettagliato secondo cui Regeni era stato arrestato dalla polizia, la sera in cui è scomparso al Cairo
La polizia egiziana sta “raccogliendo informazioni” sul capo della redazione egiziana dell’agenzia di stampa Reuters dopo la pubblicazione di un reportage sulla morte del dottorando italiano Giulio Regeni. Regeni è stato trovato morto il 3 febbraio al Cairo dopo essere sparito il 25 gennaio. Le autorità italiane e diversi giornali internazionali sono convinti che sia stato rapito e torturato dalle autorità egiziane, che però fino a oggi hanno negato decisamente di essere coinvolte.
Giovedì 21 aprile Reuters ha pubblicato un lungo e dettagliato articolo che contiene le testimonianze anonime di sei agenti della polizia e dell’intelligence egiziana, secondo cui Regeni è stato catturato assieme a un cittadino egiziano la sera del 25 gennaio proprio dalla polizia egiziana, e poi torturato e ucciso. Il Guardian sostiene che uno degli agenti di polizia della stazione di Azbakiya, dove secondo Reuters è stato portato Regeni subito dopo la cattura, ha denunciato il capo dell’ufficio di Reuters in Egitto, Michael Georgy, per aver diffuso notizie false. Ahmed Hanafy, capo della stazione di polizia del Cairo dove è stata depositata la denuncia, ha confermato la denuncia ma ha precisato che «per ora i magistrati non hanno incriminato Reuters. Stiamo solo raccogliendo informazioni sulla base delle accuse dell’agente di polizia di Azbakiya». Un giornale locale egiziano ha sostenuto che Georgy sia scappato in Svizzera dall’Egitto per timore di conseguenze legali legate all’articolo, ma la notizia non è stata confermata.
Secondo il Guardian, nel caso venisse incriminato e condannato, Georgy rischia fino a un anno di prigione e una multa di circa duemila euro. David Crundwell, il vicepresidente di Reuters, ha spiegato: «Confermiamo la storia pubblicata il 21 aprile riguardo la prigionia di Giulio Regeni. L’articolo non contiene accuse sui responsabili della sua morte, ed è coerente con l’impegno di Reuters per produrre del giornalismo accurato e indipendente».