La commissione indipendente che indaga sull’uccisione dei 43 studenti di Iguala, Messico, ha negato la versione fornita dal governo e ha detto che il governo ha ostacolato le loro ricerche
Sono stati pubblicati i risultati della seconda parte di un’inchiesta indipendente sull’uccisione dei 43 studenti scomparsi nel 2014 a Iguala, nello stato messicano di Guerrero: la storia era stata al centro delle cronache e delle polemiche nazionali ma anche fuori dal Messico per molti mesi. Secondo gli esperti internazionali – che indagano dal marzo del 2015 e che hanno pubblicato la prima parte dell’inchiesta nel settembre dello scorso anno – non c’è alcuna prova a sostegno delle conclusioni dell’indagine condotta dal governo, secondo la quale gli studenti furono uccisi dalla banda criminale dei “Guerreros Unidos” e i loro corpi bruciati e buttati in una discarica. Gli esperti internazionali dicono di essere stati ostacolati nelle loro indagini dal governo messicano e nel rapporto si dice che i resti delle 17 persone trovate nella discarica non appartengono a nessuno degli studenti scomparsi. Inoltre «ci sono prove che i telefoni cellulari degli studenti erano attivi ore dopo o, in alcuni casi, giorni dopo il momento in cui i loro corpi sarebbero stati bruciati». La commissione ha anche dichiarato di aver scoperto torture nei confronti delle persone arrestate per l’omicidio.