• Moda
  • Domenica 24 aprile 2016

La moda è sempre più tecnologica

Stampanti 3D, tagli laser e nuove tecnologie sono sempre più utilizzate per realizzare i vestiti, anche quelli di alta moda

di Virginia Postrel - Bloomberg

Una sfilata di moda 3D a Praga, in Repubblica Ceca, il 3 ottobre 2015 (CTK via AP Images)
Una sfilata di moda 3D a Praga, in Repubblica Ceca, il 3 ottobre 2015 (CTK via AP Images)

Il Costume Institute Gala del Metropolitan Museum of Art è l’evento della stagione a New York: attrae l’attenzione di personaggi famosi, esperti di moda e della stampa mondiale. Quest’anno lo sponsor della mostra che accompagna l’evento non è un famoso marchio di accessori o abbigliamento ma Apple; l’anno scorso era stato invece finanziato da Yahoo. Ai più cinici queste sponsorizzazioni faranno tornare in mente i matrimoni del XIX secolo tra un’ereditiera americana e un aristocratico europeo, dal quale la sposa otteneva il lignaggio e lo sposo una fortuna. Oggi la Silicon Valley ci mette i soldi, mentre al prestigio ci pensano New York e Hollywood. L’alleanza tra moda e tecnologia può sembrare strana: di solito una tende a disprezzare l’altra. «Da una parte c’è il mondo della tecnologia, che considera da sempre quello della moda inferiore: “noi siamo gli smanettoni, perché dovremmo metterci a fare vestiti o scarpe?”», spiega Dolly Singh, fondatrice e CEO di Thesis Couture, una start-up di Los Angeles che sta ridisegnando le scarpe col tacco, «e dall’altra c’è il mondo della moda di alto livello, che snobba la tecnologia: “Vogliono mettere luci e gadget dappertutto. Non è ridicolo?”».

Per gli stilisti che sono disposti a collaborare con gli esperti di tecnologia le tecniche di produzione digitale sono un’opportunità per sviluppare nuove forme estetiche e funzionali. A differenza dei dispositivi indossabili, che integrano computer all’interno di abiti e accessori, in questo caso è la tecnologia – e non la moda – a essere al centro dell’attenzione. Pensate per esempio al pezzo forte della mostra del Met “Manus x Machina: Fashion in an Age of Technology” (“Mano x macchina: la moda nell’era della tecnologia”), che sarà inaugurata il 5 maggio a New York: un abito da sposa di Karl Lagerfeld in neoprene con uno strascico dal ricamo molto elaborato, che è stato disegnato a mano, scansionato al computer e poi “pixelato”. Vista da lontano la fantasia del vestito, formata da diamanti artificiali e perle sembra un semplice stile barocco; guardandola da vicino risalta invece il lavoro al digitale.

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Courtesy of CHANEL Patrimoine Collection (Nicholas Alan Cope)

«Per quanto mi riguarda la tecnologia è uno strumento creativo, non un prodotto finito funzionale», dice Andrew Bolton, il curatore capo del Costume Institute. «La mostra è dedicata alla moda nell’età della tecnologia, non alla moda e alla tecnologia in sé stesse; prende in esame materiali e tecniche che hanno avuto applicazioni pratiche nel campo della moda, come il taglio laser».

La mostra “#techstyle“, in corso al Museum of Fine Arts di Boston, mette in risalto le stesse tecniche. Alcuni pezzi notevoli – come un abito di pelle argentata tagliato a laser di Giles Deacon, o un vestito realizzato con la stampa digitale per la collezione “Plato’s Atlantis” di Alexander McQueen – rappresentano la versione di lusso dei processi che hanno già trasformato l’aspetto e la percezione dei vestiti che indossiamo ogni giorno. Altre “opere” sembrano sculture di haute couture, come il pezzo simbolo della mostra: un completo formato da una gonna e una mantella che sembra rivestito da piccoli crostacei di gomma. Il guscio esterno è stato realizzato combinando lamine in plastica rigida e silicone morbido, create con la stampa 3D e poi cucite sopra una fodera interna. «In un certo senso è un vestito fatto a mano, che però è stato realizzato usando la migliore tecnologia», ha detto la curatrice della mostra Michelle Finamore. Per realizzare il completo la stilista olandese Iris van Herpen ha lavorato con Neri Oxman del Media Lab del Massachusetts Institute of Technology, che pubblica articoli con titoli come “Stabilità termica multi-scala di un materiale termoplastico rigido a base di proteine”.

Collaborazioni di questo tipo sono sempre più frequenti. «Per realizzare vestiti e accessori come di questo tipo gli stilisti hanno bisogno di specialisti che hanno le competenze tecnologiche e sanno scrivere il codice, programmare e usare una stampante 3D», spiega Finamore. «Gli stilisti di successo collaborano con chi conosce bene il mezzo e il processo. Non basta dire: “Questo è il modello che voglio realizzare. Ora qualcuno pensi a come farlo”. Bisogna collaborare dall’inizio sull’ideazione e la realizzazione dell’abito». Lo stesso discorso vale per le scarpe. A Thesis Couture, Singh ha sfruttato i contatti che aveva sviluppato a Space X e Oculus VR per far lavorare scienziati, ingegneri e specialisti dei materiali che non avevano mai lavorato nella moda, insieme a esperti di scarpe, tra cui un chirurgo ortopedico e artigiani di scarpe tradizionali. L’obiettivo era reinventare il tacco a spillo utilizzando materiali avanzati e l’ingegneria delle strutture. Partendo da uno stampo del piede di Singh, hanno usato un modello computerizzato per capire come realizzare una scarpa con il tacco che non caricasse troppo il peso del corpo sulla parte anteriore del piede. «Ci sono voluti due anni per capire come ridurre magicamente il peso sfruttando la geometria», passando così dall’80 per cento del peso a circa il 50 per cento. Una delle tecnologie fondamentali è stata la stampa 3D, che ha permesso di testare diverse versioni delle varie parti della scarpa prima di investire in stampi e strumenti costosi. Singh dice che senza la stampa 3D non sarebbe mai venuta a capo di un problema così fondamentale, dato che per tagliare molto metallo servono molti soldi. Seguendo il modello di Tesla, Thesis Couture ha in programma di commercializzare da questo autunno un’edizione limitata di 1.500 paia di scarpe a 925 dollari, e di fare poi uscire tre modelli da 350 dollari l’uno in inverno, per poi ritirarli dagli scaffali in primavera. Rimane da vedere se una scarpa col tacco progettata da scienziati riuscirà a colmare la distanza che separa la comunità della moda e quella della tecnologia. Come nel caso delle mostre, però, anche Thesis Couture sottolinea che tra i due mondi c’è un legame sempre più stretto: nonostante il disprezzo reciproco, moda e tecnologia condividono la volontà di sperimentare e la ricerca della novità.

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