Com’è messo il centrodestra a Roma
Forza Italia è divisa, Bertolaso non si vuol ritirare, Meloni e Salvini vanno per conto loro: come siamo arrivati fin qui?
Il 5 giugno si voterà per le elezioni amministrative in diverse città italiane, inclusa Roma, dove da diverse settimane il centrodestra non se la passa troppo bene. A meno di due mesi dal voto ancora non si capisce chi voglia sostenere chi, e da giorni circolano nomi nuovi, retroscena e voci di ritiri di importanti candidati. Per cercare di venirne a capo abbiamo fatto una sintesi cronologica di tutti gli eventi accaduti nel centrodestra romano negli ultimi mesi.
4 febbraio – Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, annuncia di non volersi candidare a sindaco di Roma a causa della sua gravidanza. Al Corriere della Sera racconta: «Non posso non interrogarmi sul fatto che una campagna elettorale fatta al settimo mese di gravidanza, con tutto quello che può comportare a livello di stress…».
7 febbraio – Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini si incontrano ad Arcore, ma non riescono ad accordarsi sulla persona da candidare a sindaco di Roma.
9 febbraio – Sui giornali comincia a comparire l’ipotesi di candidare la nota conduttrice televisiva Rita dalla Chiesa – figlia del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, ucciso dalla mafia nel 1982 – proposta che i giornali attribuiscono a Giorgia Meloni. Il giorno dopo dalla Chiesa dice di non essere disponibile a candidarsi.
12 febbraio – Dopo diverse riunioni e incontri andati a vuoto, Berlusconi, Meloni e Salvini si accordano per sostenere l’ex capo della protezione civile Guido Bertolaso, che solo una settimana prima aveva rifiutato la candidatura spiegando che alcune ragioni familiari gli avrebbero impedito di fare la campagna elettorale.
18 febbraio – A sorpresa, Salvini ritira il suo appoggio a Bertolaso. In una conferenza stampa al Senato dice: «Bertolaso è il candidato che gli alleati hanno proposto e a cui abbiamo detto sì, ma ascolteremo i cittadini prima di confermare il nostro candidato». Meloni e Berlusconi dicono di essere “allibiti”.
27-28 febbraio – Il movimento Noi con Salvini organizza a Roma delle specie di “primarie” per chiedere agli elettori di esprimersi sul candidato sindaco del centrodestra per le elezioni amministrative. Le votazioni non sono delle vere primarie, in parte perché il loro risultato è soltanto “consultivo” e poi perché alcuni dei candidati su cui è possibile esprimersi dicono apertamente di non avere nulla a che fare con la manifestazione. Tre persone risultano quasi a parimerito, ognuno con circa 1.300 voti: l’imprenditore Alfio Marchini, l’ex presidente della Camera Irene Pivetti e l’ex presidente del Lazio Francesco Storace (gli ultimi due erano già candidati). Salvini dice che la sua “consultazione” dimostra che il centrodestra deve organizzare delle vere primarie per scegliere il candidato, di fatto liquidando definitivamente Bertolaso.
4 marzo – Per rispondere alla richiesta di Matteo Salvini, Forza Italia organizza con la Lega per la settimana successiva le “gazebarie”, cioè le primarie a candidato unico: è possibile esprimere soltanto un sì o un no alla domanda “Guido Bertolaso è stato indicato come candidato sindaco di Roma. Condividi questa scelta?”.
10 marzo – Il movimento Noi con Salvini annuncia che non appoggia più le “gazebarie”. In un comunicato, il coordinatore di Noi con Salvini per il Lazio, Gianmarco Centinaio, e il vicesegretario della Lega Nord, Giancarlo Giorgetti, spiegano: «Dopo giorni di attesa ancora non abbiamo ricevuto il testo del quesito in via ufficiale e quello che leggiamo sui giornali non ci convince… il messaggio è poco chiaro e ingannevole. Non il centrodestra, ma Forza Italia e Fdi vogliono Bertolaso. Inoltre le nostre primarie le abbiamo già fatte il 27 e 28 febbraio a Roma e i cittadini ci hanno dato una risposta chiara e inequivocabile. No Bertolaso. Che senso ha insistere?».
13 marzo – Arrivano i risultati delle “gazebarie”: il 96,7 per cento delle persone che hanno partecipato ha approvato la candidatura di Guido Bertolaso. Secondo quanto dicono gli organizzatori, hanno partecipato dalle 45mila alle 48mila persone, ma non c’è nessuna conferma ufficiale sul numero. Né Fratelli d’Italia né il movimento Noi con Salvini riconoscono il risultato e iniziano a circolare voci su una possibile candidatura di Giorgia Meloni. Bertolaso, ospite del programma “Fuori Onda” su La7, commenta l’ipotesi dicendo che Meloni non può candidarsi perché «deve fare la mamma». Berlusconi ripete la critica di Bertolaso, dicendo al programma “Radio anch’io”: «È chiaro a tutti che una mamma non può dedicarsi a un lavoro terribile» come fare il sindaco di Roma.
16 marzo – Giorgia Meloni si candida e ottiene l’appoggio della Lega di Matteo Salvini («Diecimila volte meglio lei che Bertolaso», dice il leader della Lega ospite a Ballarò).
17 marzo – Il sindaco di Verona, Flavio Tosi (che non fa più parte della Lega), aggiunge un po’ di confusione dicendo durante una conferenza stampa alla Camera che sta valutando la possibilità di candidarsi a sindaco di Roma. L’annuncio non ha alcun seguito. La discussione principale nelle settimane successive resta tutta interna a Forza Italia: Meloni e Salvini si dimostrano decisi a proseguire anche senza l’appoggio di Forza Italia.
18 aprile – Vengono pubblicati dei sondaggi che mostrano Guido Bertolaso fermo al 5 per cento come lista di Forza Italia e al 6 come candidato, quinto in classifica dietro anche a Alfio Marchini. Prima risulterebbe Virginia Raggi del Movimento Cinque Stelle, al secondo posto ci sarebbe Giorgia Meloni che secondo gli ultimi dati avrebbe scavalcato anche il candidato di centrosinistra Roberto Giachetti.
19 aprile – Berlusconi si incontra a Palazzo Grazioli con i dirigenti del suo partito. L’accordo sulla candidatura di Meloni sembra essere “vicino” (così scrivono i principali giornali nazionali) in cambio però, questa è l’ipotesi, della presentazione di una lista unica del centrodestra senza simboli di partito: per Berlusconi la rinuncia alla candidatura di Bertolaso in cambio di un appoggio a Meloni sarebbe una specie di sconfitta.
20 aprile – Berlusconi invita a cena a Palazzo Grazioli Matteo Salvini e la stessa Meloni, ma verso sera l’incontro viene annullato. Stando ai giornali, Berlusconi avrebbe provato a convincere Salvini a formare una lista unica a Roma, ponendo però alcune condizioni. Salvini avrebbe rifiutato.
21 aprile – La riunione dell’ufficio di presidenza di Forza Italia, annunciata come decisiva, non arriva a una soluzione: i giornali parlano di una divisione interna tra chi vuole continuare a sostenere Bertolaso o al massimo l’indipendente Alfio Marchini (Francesca Pascale e Maria Rosaria Rossi) e chi ipotizza l’appoggio a Giorgia Meloni (Romani, Toti, Gasparri). In un comunicato stampa alla fine della riunione si dice semplicemente che Berlusconi incontrerà tutti i candidati per trovare «l’unità del centrodestra»: Meloni, Salvini, Storace e anche Marchini. A metà pomeriggio, Guido Bertolaso convoca una conferenza stampa alla Camera per dire «non mi tiro indietro». Qualche ora più tardi Meloni presenta ufficialmente la sua candidatura: «Ho aspettato fino a 10 minuti fa e mi aspettavo il solito guizzo di Berlusconi. Le nostre porte sono aperte, ma non aspettiamo più nessuno. Oggi iniziamo la nostra campagna elettorale. E sia chiaro: squadra che vince non si cambia. Se arriviamo al ballottaggio niente apparentamenti». Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, dice che entro 24 ore Forza Italia cercherà di prendere una decisione finale.