Perché perdiamo i capelli
È vero che lo stress ne fa cadere di più? E cosa c'entrano gli ormoni? Ma soprattutto, perché ce li abbiamo?
Le storie di persone che a un certo punto della loro vita hanno perso di colpo i capelli dopo un grande spavento o un trauma sono frequenti: in molti casi sono racconti familiari su quel prozio che viveva lontano, o sull’amico di una figlia di un collega, che a forza di essere narrati si sono arricchiti di dettagli leggendari e al limite della realtà. Esagerazioni a parte, periodi di grande stress possono in effetti causare una superiore caduta dei capelli, ma la temporanea perdita non è immediata e diverse ricerche confermano che avviene a circa tre mesi di distanza da un periodo di forte tensione fisica e psicologica. Il mondo, inoltre, è pieno di persone calve che non hanno sofferto di particolari stress e sono rimaste senza capelli per altri motivi, per lo più legati agli ormoni.
Che cosa sono i capelli
Per capire perché si perdono i capelli è necessario fare un passo indietro e ricordarsi che quelli che abbiamo in testa sono in sostanza peli. Il capello è costituito per la maggior parte da proteine – come la cheratina e la melanina, che dà il colore – e in misura minore da altre sostanze come i grassi e l’acqua. I capelli iniziano a svilupparsi già nel feto, durante il quarto mese di gravidanza, e sono i peli con il ciclo di vita più lungo dell’organismo: per questo possono raggiungere una lunghezza superiore rispetto a quelli sul resto del corpo.
La parte esterna dei peli si chiama fusto, mentre quella contenuta all’interno del follicolo è la radice (il follicolo è la struttura della pelle che produce le cellule che formano il pelo). Le radici sono irrorate dai vasi sanguigni e sono a contatto con le terminazioni nervose, in modo da rendere più sensibile la pelle alle sollecitazioni esterne; nelle loro vicinanze c’è anche una ghiandola che produce il sebo, la sostanza oleosa che ha la funzione di ammorbidire la pelle. Alla radice del pelo c’è un piccolo muscolo, che quando si contrae causa l’orripilazione: è quella che comunemente chiamiamo “pelle d’oca”, un retaggio di quando ancora eravamo primati e rizzavamo il pelo per proteggerci meglio dal freddo.
In generale, i peli nei mammiferi contribuiscono a mantenere costante la temperatura dell’organismo. Nel corso dell’evoluzione, i peli degli esseri umani sono diventati meno lunghi e folti. Non è ancora chiaro il motivo, ma tra le teorie più affermate c’è quella secondo cui la riduzione dei peli avvenne in concomitanza con l’assunzione della posizione eretta: gli ominidi iniziarono a percorrere distanze più grandi, a correre più velocemente per cacciare o per non essere predati, accaldandosi molto di più rispetto a prima. I peli quindi si diradarono, mentre restarono più folti e in grado di diventare molto lunghi sulla testa, una delle parti più esposte e con meno protezioni. Un uomo adulto dei giorni nostri ha in media 5 milioni di peli e tra i 90mila e 150mila capelli in testa.
La crescita del capello
La caduta dei capelli è strettamente legata a come funziona il ciclo vitale dei peli, riassumibile in tre grandi fasi: crescita, fine della crescita, caduta.
Anagen
È la fase più lunga nel ciclo vitale del capello e dura dai 3 ai 7 anni, con una lenta e continua crescita del capello a una velocità media intorno al centimetro al mese.
Catagen
La fase anagen è seguita da quella catagen, che di solito dura tra le due e le tre settimane: il capello si stacca dalla papilla pilifera, la parte più profonda del follicolo, che si è intanto preso una pausa e ha smesso di produrre cellule.
Telogen
È la terza e ultima fase di vita del capello, dura un paio di mesi nei quali il capello è morto e il suo ancoraggio alla pelle è poco saldo: basta una lieve sollecitazione meccanica, come una spazzolata o una frizione con l’asciugamano, per farlo staccare definitivamente. In un individuo sano, la perdita innesca la riattivazione del follicolo per la produzione di un nuovo capello. In questo momento, circa il 10 per cento dei capelli che avete in testa è nella fase telogen.
Caduta dei capelli e stress
Una persona perde in media tra i 50 e i 100 capelli al giorno, nulla di così grave considerato che ne abbiamo in testa tra 90mila e 150mila. La perdita può però diventare maggiore nel caso di forti stress, almeno secondo diversi ricercatori. Ansia e tensione accorciano la fase anagen, portando a un maggior numero di capelli che in contemporanea arrivano alla telogen. L’aumento nella caduta dei capelli può essere notevole e arrivare a dieci volte tanto rispetto al ciclo in normali condizioni.
La maggior parte delle ricerche scientifiche concorda sul fatto che a causare la caduta di massa dei capelli, in situazioni di grandi stress, siano alcuni tipi di ormoni e neurotrasmettitori. Uno dei più probabili colpevoli è il cortisolo, un ormone prodotto dalle ghiandole surrenali in seguito a un aumento dell’adrenocorticotropo, un ormone associato allo stress. Ci sono diverse ricerche sul ruolo del cortisolo: una, realizzata presso la University of Massachusetts, ha per esempio scoperto che in alcuni primati la perdita del pelo aumenta all’aumentare dei livelli di cortisolo nel loro organismo.
Quando avviene la caduta
A differenza di quanto immaginano in molti, i capelli non cadono immediatamente nei giorni in cui si è più stressati, ma a distanza di circa tre mesi. Questo ritardo è dovuto al fatto che – come abbiamo visto – dopo la prematura interruzione della fase anagen si devono comunque verificare le fasi catagen e telogen, che nel complesso durano circa tre mesi. Per questo motivo non è sempre semplice mettere in relazione una caduta di capelli più intensa del solito con il periodo di stress che l’ha scatenata. “Che cosa le è successo tre mesi fa?” è una delle prime domande che fanno i dermatologi ai loro pazienti, quando si fanno visitare perché hanno notato un aumento nella perdita dei capelli. In casi come questi, l’aumento della caduta è solitamente temporaneo ed è seguito da un recupero della normale densità di capelli.
Alopecia
Lo stress non è l’unica causa della perdita dei capelli, ce ne sono altre più difficili da evitare e che portano a una caduta definitiva. Questa condizione si chiama alopecia e deve il suo nome alla parola greca alópex, cioè volpe, animale che in primavera cambia il pelo perdendolo a chiazze. Le cause delle varie forme di alopecia non sono ancora completamente chiare, ma la letteratura scientifica è piena di studi e ricerche che hanno permesso di identificarne almeno altre tre oltre allo stress: genetica, nutrizionale e immunologica, legata quindi a disfunzioni del sistema immunitario.
Calvizie
L’alopecia androgenetica è una delle forme di alopecia più diffuse e si stima che interessi il 70 per cento degli uomini e il 40 per cento circa delle donne: i primi perdono i capelli a partire dall’attaccatura alle tempie e in parte alla nuca, le seconde in modo più diffuso con un progressivo diradamento. Questa condizione è legata a un enzima (5alfa-reduttasi) che trasforma l’ormone testosterone in diidrotestosterone (DHT), un androgeno che danneggia il cuoio capelluto (gli androgeni sono gli ormoni che sviluppano e mantengono le caratteristiche maschili, sono presenti in entrambi i sessi). Il DHT ha ruoli importanti nella formazione dei caratteri del genere maschile, ma in alcune circostanze e concentrazioni può essere dannoso per i bulbi piliferi nella parte frontale e sul vertice della testa: fa diminuire le loro dimensioni e riduce la durata della fase anagen, con una progressiva compromissione fino all’arresto nella produzione di nuovi capelli dopo la caduta.
Terapie
A oggi non esiste una cura per evitare l’alopecia androgenetica, che comunque non costituisce un pericolo per la salute, salvo non porti a particolari ripercussioni psicologiche. Ci sono tuttavia alcuni farmaci che possono rallentare e in alcuni casi invertire temporaneamente la perdita dei capelli. Il più utilizzato è la finasteride, che inibisce l’enzima responsabile della produzione di DHT, e che ha dato risultati positivi, sebbene come tutti i farmaci porti con sé alcuni effetti collaterali (per lo più risolvibili con l’interruzione della terapia). Un altro farmaco è il minoxidil, gocce che si devono applicare sul cuoio capelluto per stimolare i bulbi. Ci sono inoltre studi sul ruolo della caffeina nel contrastare l’alopecia androgenetica, ma la sua efficacia è ancora dibattuta tra gli specialisti. Nei casi più difficili si può inoltre ricorrere all’autotrapianto dei capelli, una procedura chirurgica che consiste nel prelevare capelli vitali dalle aree più folte della testa e impiantarli dove ce ne sono meno.
Sessualità
Secondo un luogo comune piuttosto affermato “gli uomini calvi sono più attivi sessualmente degli altri”. In realtà le cose non stanno esattamente così: i livelli di testosterone sono legati alla libido e a quelli di DHT, ma non è mai stato dimostrato che questi influiscano nettamente sulla virilità. Senza contare che nell’alopecia androgenetica la perdita dei capelli è progressiva e il testosterone si riduce con l’avanzare dell’età, quindi la calvizie di un uomo testimonia una condizione ormai passata.
Altri miti da sfatare
Non è vero che i cappelli causano la calvizie, e nemmeno i gel e gli altri prodotti per acconciare i capelli, ma occhio a piastre e pettini riscaldati per arricciarli. Non è vero che tagliandoli a zero i capelli ricrescono più forti: è una semplice illusione dovuta al fatto che alla base i capelli sono più spessi, quindi durante le prime settimane di ricrescita sembrano più resistenti. Non è vero che l’esposizione al sole causa direttamente la calvizie, ma è comunque opportuno proteggere la testa per evitare scottature e insolazioni. E non è vero che nei primi giorni dopo la morte i capelli continuano a crescere: è un’illusione dovuta al fatto che la pelle inizia a disidratarsi e a ritirarsi.