Il rugby che non vediamo
In Italia lo guardiamo quasi solo quando c'è la nazionale, che non è un granché: le cose più spettacolari avvengono nei tornei degli altri paesi
In Italia il rugby viene visto soprattutto durante le partite della nazionale, nel Sei Nazioni e ai Mondiali, gli unici due tornei ufficiali a cui partecipa: in tutto sono cinque partite all’anno nel Sei Nazioni e non più di quattro ogni quattro anni per i Mondiali. Vengono trasmesse in chiaro o in pay-per-view anche altre partite degli stessi tornei in cui gioca l’Italia, che sono seguite da un buon numero di persone. Come si è potuto vedere quest’anno però, il livello della nazionale italiana è molto lontano sia dalle squadre con cui gioca nel Sei Nazioni che da quasi tutte le principali squadre dell’emisfero sud. Di conseguenza, nella maggior parte delle partite di rugby trasmesse in Italia, la nazionale italiana perde, non gioca bene e lo spettacolo è limitato: gli stadi sono sempre pieni e la partita è preceduta da molta attesa, poi però le partite non sono quasi mai davvero divertenti. Quando invece giocano le altre nazionali (Inghilterra, Francia, Irlanda, Galles e nell’ultima edizione anche la Scozia) gli incontri sono più piacevoli da vedere, per via del livello più alto dei giocatori in campo. Tuttavia sono sempre squadre nazionali, cioè una trentina di giocatori che si allenano e giocano insieme per un paio di mesi in una stagione, cosa che logicamente non permette uno sviluppo più accurato dei sistemi di gioco – come invece accade per le squadre di club, che si allenano e giocano da fine estate a primavera.
La gran meta dello scozzese Stuart Hogg nel Sei Nazioni di quest’anno contro l’Irlanda: Hogg è stato poi eletto miglior giocatore del torneo
Le partite di club trasmesse dai canali italiani, in chiaro o in pay-per-view, sono quelle della Benetton Treviso e delle Zebre Rugby in Guinness Pro 12, alcune del Super Rugby (il campionato dell’emisfero sud di cui Sky trasmette una partita a settimana, solitamente nel weekend e di mattina) e alcuni incontri del campionato italiano. La Guinness Pro 12 è il campionato sovranazionale disputato da squadre irlandesi, gallesi, scozzesi e italiane. Anche qua però vale lo stesso discorso della nazionale: Benetton e Zebre, in particolar modo negli ultimi anni, sono le due squadre più deboli della competizione e le loro partite sono spesso dal risultato scontato. Le partite in cui giocano le altre squadre, non trasmesse in Italia, sono decisamente più combattute e divertenti, cosa che si può notare anche dalla classifica del torneo: in un campionato di dodici squadre, fra la prima, i Leinster con 63 punti, e la sesta, il Munster, ci sono appena dieci punti.
Uno dei giocatori più in forma di questa stagione di Pro 12 è Craig Gilroy, estremo dell’Ulster e della nazionale irlandese che un mese fa contro gli Scarlets ha realizzato una delle mete più belle di questa stagione (e l’anno scorso ne aveva segnata una simile, sempre contro gli Scarlets).
Gilroy è un estremo, cioè il giocatore che rimane in posizione arretrata, le cui caratteristiche fisiche devono permettergli di muoversi velocemente e con agilità per superare gli avversari.
I campionati di rugby che generalmente vengono considerati i migliori d’Europa sono quello francese e quello inglese, in cui giocano alcuni dei migliori rugbisti del continente e anche dell’emisfero sud: come Dan Carter, neozelandese, eletto miglior giocatore del mondo l’anno scorso, che da questa stagione gioca con il Racing Metro 92; Ma’a Nonu, compagno di squadra di Carter nella nazionale neozelandese e giocatore del Tolone; e il sudafricano Bryan Habana, che detiene il record di mete segnate nella Coppa del Mondo. In Francia, con lo Stade Francais, gioca anche Sergio Parisse, il più forte rugbista italiano in attività (e probabilmente di sempre) e capitano della nazionale.
Una meta di Dan Carter nella partita fra le due squadre più importanti di Parigi, il Racing Metro 92 e lo Stade Français.
Ultimamente la città di Leicester, in Inghilterra, è più famosa per la squadra di calcio, anche se il club di rugby cittadino è uno dei più forti e importanti d’Europa.
Le migliori squadre europee, oltre ai propri campionati, giocano anche la Champions Cup, l’equivalente della Champions League per il rugby. L’edizione di quest’anno è arrivata alle semifinali, per cui si sono qualificate tre squadre inglesi (London Wasps, Saracens e Leicester) e una francese, il Racing Metro 92. Da anni l’unica squadra italiana che partecipa alla competizione è la Benetton, che però non ha mai superato la fase a gironi.
La partita della fase a gironi tra London Wasps e Tolone è stata una delle più belle di questa edizione della Champions Cup, con azioni poco interrotte e frequenti cambi di gioco.
Europa e Oceania sono i due continenti in cui il rugby è più popolare e in cui le squadre di club sono più ricche. Il rugby europeo è considerato più tattico mentre quello dell’emisfero sud più veloce, fisico e spettacolare. In questo senso il campionato più divertente da guardare è il Super Rugby, torneo giocato da franchigie composte dai giocatori dei club neozelandesi, australiani e sudafricani. Il format del campionato è stato cambiato quest’anno ed è stato allargato a 18 squadre: da questa stagione partecipano anche una squadra giapponese e una argentina. La SANZAR, la confederazione che raggruppa le federazioni di quattro dei cinque paesi partecipanti, ha modificato la struttura del campionato approfittando del buon seguito che da molti anni il rugby sta avendo in Argentina e Giappone e per cercare di allargare la base commerciale della competizione.
In questa stagione i Chiefs di Hamilton, città della Nuova Zelanda, si stanno dimostrando la squadra più forte del campionato: una superiorità che si può notare facilmente dalle miglior azioni dei suoi giocatori, come Sonny Bill Williams, uno dei membri più forti della nazionale neozelandese, e Brodie Retallick, eletto miglior rugbista al mondo nel 2014.
Il livello delle squadre che partecipano al Super Rugby è generalmente molto elevato: anche le partite delle squadre nelle basse posizioni della classifica sono quasi sempre molto divertenti da vedere.
Nel rugby italiano i piedi vengono usati poco e male: nei campionati più competitivi invece se ne fa un grande uso, a beneficio della spettacolarità delle partite.