Perché Vladimir Kagan è stato importante
Ha disegnato alcuni mobili fondamentali del Novecento, dalle linee definite spesso "sensuali": è morto il 7 aprile a 88 anni
Vladimir Kagan, uno dei più importanti designer di interni del Novecento, è morto il 7 aprile per un infarto a Palm Beach, in Florida: aveva 88 anni. Kagan era famoso soprattutto per le linee curve e sensuali dei suoi mobili, che pur restando eleganti mettevano al primo posto la comodità ed erano esageratamente imbottiti. Come spiega Margaret Russell, direttrice della prestigiosa rivista Architectural Digest, la cifra stilistica di Kagan era «una curva seducente»; Jacob Bernsterin scrive sul New York Times che i suoi mobili, dalle linee curve e i dettagli esagerati, invogliavano a essere toccati e «vissuti pienamente» da un punto di vista sensoriale.
Kagan nacque nel 1927 a Worms, in Germania, da una famiglia ebraica: suo padre era un ebanista e da ragazzo Kagan lavorò nel suo laboratorio. L’arrivo dei nazisti al potere li costrinse a scappare negli Stati Uniti nel 1938. Qui Kagan si interessò dapprima di scultura e poi di design e architettura, che studiò alla Columbia University. Aprì il suo primo negozio a New York nel 1949 e poi uno showroom sulla 125 East 57th Street; nel tempo seguirono altri negozi negli Stati Uniti e in Europa. Kagan divenne rapidamente un designer di successo e i suoi mobili vennero acquistati da celebrità di Hollywood come Marilyn Monroe, Lily Pons, Gary Cooper e, più recentemente, Brad Pitt, Demi Moore, Uma Thurman e Tom Cruise. Disegnò i mobili per la sala da cocktail della sede temporanea delle Nazioni Unite a New York e negli anni Sessanta rinnovò i mobili della Monsanto House of the Future a Disneyland, un’attrazione che immaginava la casa del futuro: Kagan introdusse, tra varie cose, il microonde e la porta finestra, poi molto diffusi nell’architettura contemporanea.
Tra i suoi mobili più famosi ci sono il divano Serpentine, un’unica linea sinuosa e senza braccioli, solitamente in velluto; il tavolo a tre gambe con piano di vetro trasparente, le numerose chaise longue, ispirate alle linee scandinave ma comode e imbottite, e molti modelli di sedie: quella che ricorda una lingua – la Hurricane chair, cioè la “sedia uragano” – perché le sue linee sembrano mosse in un’unica direzione dal vento, e il modello Fettuccini, con lo schienale fatto da strisce di pelle. Negli anni Settanta disegnò il celebre Omnibus sofa, un divano costituito da 20 elementi scomponibili. Kagan lo definiva una sorta di «paesaggio interiore»: «rappresenta il mio modo di pensare una casa, cioè che c’è più di un punto centrale. Qui c’è una finestra, qui un caminetto, lì una tv: vuoi poterti sedere e spostare liberamente, questa sorta di centro a flusso libero permette di sfruttare tutti i posti».
Kagan fu anche molto abile nel rinnovarsi e adattarsi alle mode. Dopo aver prodotto sedie che si reggevano su sostegni di bronzo, quando il bronzo andò fuori moda negli anni Cinquanta lo sostituì con l’alluminio, che alla fine degli anni Sessanta venne rimpiazzato da plastica e plexiglass. Alcuni lo criticano per la carriera lunghissima (oltre 60 anni), dicendo che non è stato tanto un innovatore quanto abile nell’adattarsi alle tendenze.
Negli anni Ottanta Kagan divenne sempre meno popolare, ma negli ultimi vent’anni è tornato molto di moda. Ha contribuito alla sua riscoperta lo stilista Tom Ford, direttore creativo di Gucci dal 1994 al 2004. Ford è un fan di Kagan – «era meravigliosamente sensuale, trasmetteva quel tipo di energia anche negli ultimi anni» – e introdusse il suo Omnibus sofa in tutti i negozi di Gucci. Ha anche scritto la prefazione di Vladimir Kagan: A Lifetime of Avant Garde Design che racconta la storia e le opere più importanti di Kagan, e che è uscito di recente in una versione aggiornata, con prefazione del celebre architetto Zaha Hadid, morta il 31 marzo scorso. Kagan teneva un blog e molti corsi universitari, ed era sempre presente ai più importanti eventi e inaugurazioni di architettura e design. Era sposato con la disegnatrice di gioielli Erica Wilson, con cui ha avuto tre figli.