Il primo video delle studentesse rapite in Nigeria
Il sequestro di cui si parlò molto nel 2014, ve lo ricordate? Lo ha ottenuto e pubblicato CNN, sarebbe stato girato a dicembre
Nella notte tra il 14 e il 15 aprile del 2014, 276 studentesse tra i 15 e i 18 anni furono rapite dall’organizzazione terrorista di ispirazione islamica Boko Haram in un dormitorio della scuola di Chibok, nel nord-est dello stato di Borno, nella Nigeria nord-orientale. A due anni dal sequestro non si hanno ancora loro notizie precise, ma ora CNN ha ottenuto e pubblicato un video inviato dai rapitori ai negoziatori del governo nigeriano in cui si vedono quindici studentesse rapite ancora vive. Il video, precisa CNN, è stato visto dai negoziatori e da alcuni funzionari del governo ed è stato mostrato per la prima volta qualche giorno fa ad alcune delle famiglie delle ragazze rapite, che le hanno riconosciute. CNN, nel suo articolo, ha anche ricavato dal video le foto di ciascuna delle quindici ragazze, indicandone il nome.
Si pensa che il video sia stato girato lo scorso dicembre. Le studentesse hanno i capelli coperti, indossano lunghe vesti e sono in fila contro un muro: «Mostrano segni evidenti di maltrattamento», scrive CNN. Il video dura circa due minuti, mostra il gruppo e poi il viso di ciascuna ragazza. Si sente una voce maschile chiedere alle studentesse di dire il loro nome e il luogo dove sono state prese. Verso la fine una delle ragazze, Naomi Zakaria, fa un appello a chi sta guardando, sollecitando le autorità nigeriane a far riunire le ragazze alle loro famiglie. Dice che è il 25 dicembre e che sta parlando «a nome di tutte le ragazze di Chibok». Dice anche «stiamo tutte bene», enfatizzando la parola «tutte» come a dire, precisa CNN, «che le 15 ragazze che si vedono nel video sono state scelte in rappresentanza del gruppo nel suo insieme».
Dopo l’attacco al dormitorio della notte del 14 aprile 2014 da parte di un gruppo di uomini armati, delle studentesse (la maggior parte delle quali erano cristiane) non si era avuta alcuna notizia fino al 5 maggio, quando Boko Haram aveva rivendicato il rapimento e aveva detto che le ragazze sarebbero state vendute. Il 12 maggio era stato poi pubblicato un video dove il capo dell’organizzazione, Abubakar Shekau, aveva parlato per circa 17 minuti, aveva annunciato che le donne erano state “convertite all’Islam” e aveva detto che sarebbero state liberate in cambio del rilascio di tutti i militanti arrestati dalle autorità nigeriane. Il Sunday Telegraph scrive che i rapitori avrebbero chiesto un riscatto per il rilascio delle studentesse ancora nelle loro mani (su 276 sequestrate, una cinquantina erano riuscite a scappare dopo il rapimento), ma questa notizia non ha conferme ufficiali.
Il caso, dopo un iniziale disinteresse, era stato raccontato e seguito dai governi e dalla stampa nel mondo diventando una questione internazionale, con manifestazioni di protesta, con campagne per la liberazione delle donne (l’hashtag più usato era #BringBackOurGirls) e con l’invio di un gruppo di militari e di esperti da parte di Stati Uniti e Regno Unito per assistere la polizia locale nella ricerca (tutto questo dopo la diffusione della possibile notizia che le ragazze fossero state vendute come “spose”). A quella fase però ne seguì un’altra di silenzio e calo dell’interesse dei media e dell’opinione pubblica internazionale.
Il governo nigeriano dice di avere una copia del video e di essere in trattative per ottenere la liberazione delle ragazze, ma dice anche di non essere in grado di confermare l’autenticità delle registrazioni. Lai Mohammed, ministro dell’Informazione della Nigeria, ha detto che c’erano alcuni dubbi riguardo l’aspetto delle ragazze che, dopo due anni, non sembrano essere cresciute come ci si potrebbe invece aspettare.