In Polonia si parla ancora di aborto
La Chiesa locale chiede nuove restrizioni a una legge già tra le più rigide d'Europa, il nuovo governo conservatore sembra favorevole, ci sono molte proteste
Dallo scorso ottobre il partito di maggioranza in Polonia è Diritto e Giustizia (Pis), un partito molto di destra di cui fa parte anche Beata Szydło, la prima ministra. Diritto e Giustizia ha vinto le elezioni anche grazie al sostegno della Chiesa cattolica (il 90 per cento dei cittadini polacchi si definisce cattolico) e promettendo, tra le altre cose, importanti riforme di politica interna a favore della cosiddetta “famiglia tradizionale”. Dopo gli interventi del governo per aumentare il proprio controllo sul Tribunale Costituzionale (la più alta corte del paese), sulle agenzie anti-corruzione, sui servizi segreti e sui media, il governo ora sta cercando di far passare una legge che sostanzialmente renderebbe impossibile interrompere legalmente una gravidanza.
Da settimane ci sono in Polonia manifestazioni di protesta a cui partecipano migliaia di persone che sventolano una gruccia (simbolo dell’aborto clandestino). Lo scorso 3 aprile, quando in tutte le chiese del paese i sacerdoti hanno letto un comunicato della Conferenza episcopale polacca in cui si chiedeva alle autorità politiche di difendere la vita fin dal concepimento, alcuni gruppi di donne hanno abbandonato la messa; la pagina Facebook della prima ministra è stata riempita da migliaia di messaggi di cittadine che la accusavano di voler «controllare i nostri uteri, le nostre ovaie e le nostre gravidanze» e che descrivevano nei dettagli il loro ciclo mestruale.
Infine tre ex first ladies polacche, Danuta Wałęsa, Jolanta Kwaśniewska e Anna Komorowski, hanno preso pubblicamente posizione contro la proposta scrivendo una lettera: «Vediamo con grande preoccupazione l’idea di abbandonare il compromesso relativo alla legge anti-aborto del 1993 (…) Ogni aborto è una tragedia, ma non vogliamo aggravare la tragedia delle donne obbligandole a dare alla luce i figli di uno stupro o obbligandole a rischiare la vita e la salute o la vita e la salute dei loro figli», hanno scritto le mogli degli ex presidenti Lech Walesa, Aleksander Kwaśniewska e Bronislaw Komorowski. I deputati all’opposizione hanno anche chiesto a Agata Duda, moglie dell’attuale presidente, di esprimersi sulla questione, ma l’ufficio del capo dello Stato ha fatto sapere che non ci sarà alcun commento.
La Polonia ha già oggi una legge sull’interruzione di gravidanza tra le più restrittive d’Europa. È stata approvata nel 1993 e consente l’aborto fino alla venticinquesima settimana solo in tre casi: pericolo di vita per la madre, gravissima malformazione del feto e stupro. Secondo i dati, in Polonia vengono eseguiti meno di 1.000 aborti legali l’anno, mentre secondo le organizzazioni femministe sono tra le 100 mila e le 150 mila le donne polacche che ogni anno sono costrette a ricorrere all’aborto clandestino o ad andare all’estero per poter aver accesso a questo loro diritto (in genere in Slovacchia, Germania o Ucraina).
Diverse organizzazioni cattoliche conservatrici stanno cercando di raccogliere 100 mila firme per poter proporre al governo una proposta di legge di iniziativa popolare che consentirebbe l’aborto solo nel caso in cui sia necessario per salvare la vita della madre, e che aumenterebbe da due a cinque anni di carcere la pena per chi procura aborti illegalmente. La prima ministra ha detto: «Ogni deputato voterà in linea con la propria coscienza. Al momento non posso parlare del disegno di legge, perché questo disegno di legge ancora non esiste. La mia opinione è che sì, sono favorevole a questa iniziativa». Il portavoce del governo ha poi spiegato in aula, sempre sulla stessa questione, che «dobbiamo e vogliamo restaurare il primato dei valori cristiani di difesa della vita e distanziarci dal comodo mainstream dell’Europa secolarizzata. È la promessa fatta agli elettori, il ritorno alle tradizioni».
Barbara Nowacka, femminista e leader della coalizione di opposizione Sinistra Unita (ZL), ha criticato il governo di Szydło e ha detto che «nelle ultime settimane la Polonia ha fatto molti passi indietro. Problemi come quello della parità di genere sembrano essere improvvisamente cancellati». Ha poi parlato di una contro-petizione per consentire l’aborto su richiesta fino alla dodicesima settimana: «Si tratta di una mossa tattica. Sappiamo che non riusciremo a farla approvare, ma speriamo di avere la possibilità di un confronto parlamentare tra la nostra richiesta e quella che chiede il divieto dell’interruzione volontaria». Un sondaggio pubblicato il mese scorso sul quotidiano Gazeta Wyborcza diceva che il 69 per cento dei polacchi considerava l’aborto immorale e inaccettabile. Allo stesso tempo, però, era molto alto il sostegno per l’interruzione di una gravidanza quando la vita della donna è in pericolo (87 per cento), mentre solo il 14 per cento degli intervistati era a favore di un divieto totale.
Il video mostra un gruppo di donne polacche alzarsi e lasciare la chiesa quando un sacerdote ha cominciato a leggere la lettera a favore delle nuove restrizioni all’aborto.